Cancelleria degli Ordini Dinastici della Real Casa di Epiro

La Cancelleria degli Ordini Dinastici della Real Casa d'Epiro, con il presente vuole rendere edotti tutti coloro che volessero presentare domanda di ammissione nell'Ordine Costantiniano di Epiro di contattare gentilmente il seguente indirizzo di posta elettronica : ordinessgeddiepiro@libero.it

Sperando di avere fatto opera gradita, la Cancelleria degli Ordini Dinastici della Real Casa d'Epiro, coglie l'occasione per porgere cavallereschi saluti.



martedì 29 dicembre 2009

Messaggio a S.E. il Presidente del Consiglio


La Casa d'Epiro ha inviato al Presidente del Consiglio un telegramma di auguri per le festività, telegramma cui il Presidente ha già risposto con una cordialissima telefonata.

Messaggio a Sua Altezza Serenissima

Messaggio a Sua Altezza Serenissima del Metropolita Arcivescovo Kyrill
Esarca della S.Chiesa Ortodossa d'Epiro negli USA ed in Canada


Please accepted my Warmest Greetings and Blessings to Your Higness and Family on this Most Holy Christmas. Your are remembered in my prayers and the Holy Liturgy.

Apolytikion for The Nativity of Our Lord and Savior, Jesus Christ in tone 4
Thy Nativity, O Christ our God, hath shined the light of knowledge upon the world; for thereby they that worshipped the stars were instructed by a star to worship Thee, the Sun of Righteousness, and to know Thee, the Dayspring from on high. O Lord, glory be to Thee.
Description of the Feast

The incomprehensible and inexplicable Nativity of Christ came to pass when Herod the Great was reigning in Judea; the latter was an Ascalonite on his fathers's side and an Idumean on his mother's. He was in every way foreign to the royal line of David; rather, he had received his authority from the Roman emperors, and had ruled tyrannically over the Jewish people for some thirty-three years. The tribe of Judah, which had reigned of old, was deprived of its rights and stripped of all rule and authority. Such was the condition of the Jews when the awaited Messiah was born, and truly thus was fulfilled the prophecy which the Patriarch Jacob had spoken 1,807 years before: "A ruler shall not fail from Judah, nor a prince from his loins, until there come the things stored up for him; and he is the expectation of the nations" (Gen.49:10).


Thus, our Saviour was born in Bethlehem, a city of Judea, whither Joseph had come from Nazareth of Galilee, taking Mary his betrothed, who was great with child, that, according to the decree issued in those days by the Emperor Augustus, they might be registered in the census of those subject to Rome. Therefore, when the time came for the Virgin to give birth, and since because of the great multitude there was no place in the inn, the Virgin's circumstace constrained them to enter a cave which was near Bethlehem. Having as shelter a stable of irrational beasts, she gave birth there, and swaddled the Infant and laid Him in the manger (Luke 2:1-7). From this, the tradition has come down to us that when Christ was born He lay between two animals, an ox and an ass, that the words of the Prophets might be fulfilled: "Between two living creatures shalt Thou be known" (Abbacum 3:2), and "The ox knoweth his owner and the ass his master's crib" (Esaias 1: 3).

But while the earth gave the new-born Saviour such a humble reception, Heaven on high celebrated majestically His world-saving coming. A wondrous star, shining with uncommon brightness and following a strange course, led Magi from the East to Bethlehem to worship the new-born King. Certain shepherds who were in the area of Bethlehem, who kept watch while tending their sheep, were suddenly surrounded by an extraordinary light, and they saw before them an Angel who proclaimed to them the good tidings of the Lord's joyous Nativity. And straightway, together with this Angel, they beheld and heard a whole host of the Heavenly Powers praising God and saying: "Glory to God in the highest, and on earth peace, good will towards men" (Luke 2:8-14).

Collegio Araldico Antoniano di Lisbona


Il Gran Principe d'Epiro è iscritto al prestigioso Collegio Araldico di Lisbona
COLÉGIO HERÁLDICO ANTONIANO DE LISBOA



El Colegio Heráldico Antoniano de Lisboa y su Registro Heráldico Genealógico y Nobiliario de los Reinos Ibéricos, que se rige según el Derecho Premial de estos Reinos, es una Institución dependiente del Real Capítulo de Caballeros de Santo Antonio de Lisboa de Arronches, según el artículo cuarto de sus vigentes Estatutos y el Apéndice V de sus Reglamentos y Constituciones, cuya legalidad en el Reino de España se ampara en la Resolución del Secretario General de Administración Pública e Interior de la Junta de Extremadura, de 31 de enero de 2008 y la inscripción del mismo con el número 3929 de la Sección 1ª, siendo sus Fundamentos de Derecho el artículo 22 de la vigente Constitución Española, la Ley Orgánica 1/2002, de 22 de Marzo, el artículo 9.2 del Estatuto de Autonomía de Extremadura, aprobado por Ley Orgánica 1/1983, de 25 de febrero, el Real Decreto 62/1995, de 24 de enero, el Real Decreto 1497/2003, de 28 de noviembre y la Ley 30/1992 de Régimen Jurídico de las Administraciones públicas y del Procedimiento Administrativo Común de 26 de noviembre de 1992, modificada por la Ley 4/1999, de 14 de enero.
Igualmente está declarado Entidad de Carácter Social por el Ministerio de Economía y Hacienda, por Acuerdo 10600.08.00018, de 4 de septiembre de 2008, del Delegado de la Agencia Estatal de Administración Tributaria.

http://www.colegioheraldico.es.tl

Osservatorio La Rocca


Osservatorio
La Rocca


Foglio informativo senza periodicita' temporale del

Circolo Politico Culturale La Rocca - Milano

In questo numero:

Editoriale

Per un nuovo inizio
Giancarlo Sigona

Società e Cultura
PdL, un grande contenitore di libertà
Il Capitano

Una sera di pioggia a Berlino
Eugenio Pasquinucci

E-Waste, la lunga strada dei rifiuti elettronici
Faramir

Le radici d’Europa : La Regola
Ivan Suma

La soppressione delle circoscrizioni
Luca Bianchi

Conoscenza e solidarietà
Benedetto Tusa

Rave Party : I festini del delirio
Benedetto Tusa

Iniziative del Circolo
Banchetti in piazza per il Crocifisso nei luoghi pubblici
Redazione

Recensioni
Nulla di più grande….– Invito alla lettura
Don Ernesto Zucchini

Vincere! – recensione film
La Tata



www.circololarocca.it
e-mail: circololarocca.it@gmail.com
tel: 347.08.74.414


sabato 26 dicembre 2009

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE

Prima lettura

1Sam 1,20-22.24-28
Samuele per tutti i giorni della sua vita è richiesto per il Signore.

Dal primo libro di Samuèle

Al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle, «perché – diceva – al Signore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre».
Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.

Parola di Dio


Salmo responsoriale
Sal 83

Beato chi abita nella tua casa, Signore.

Quanto sono amabili le tue dimore,
Signore degli eserciti!
L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.

Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore.

Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe.
Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.


Seconda lettura

1Gv 3,1-2.21-24
Siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

Parola di Dio


Canto al Vangelo (At 16,14)
Alleluia, alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
e accoglieremo le parole del Figlio tuo.
Alleluia.


Vangelo

Lc 2,41-52
Gesù è ritrovato dai genitori nel tempio in mezzo ai maestri.

+ Dal Vangelo secondo Luca

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Parola del Signore


Festa di Santo Stefano - Vangelo del giorno

Vangelo

Mt 10,17-22
Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».

Parola del Signore


Festa di Santo Stefano - Primo Martire

Primo martire cristiano, e proprio per questo viene celebrato subito dopo la nascita di Gesù. Fu arrestato nel periodo dopo la Pentecoste, e morì lapidato. In lui si realizza in modo esemplare la figura del martire come imitatore di Cristo; egli contempla la gloria del Risorto, ne proclama la divinità, gli affida il suo spirito, perdona ai suoi uccisori. Saulo testimone della sua lapidazione ne raccoglierà l'eredità spirituale diventando Apostolo delle genti. (Mess. Rom.)

La celebrazione liturgica di s. Stefano è stata da sempre fissata al 26 dicembre, subito dopo il Natale, perché nei giorni seguenti alla manifestazione del Figlio di Dio, furono posti i “comites Christi”, cioè i più vicini nel suo percorso terreno e primi a renderne testimonianza con il martirio.
Così al 26 dicembre c’è s. Stefano primo martire della cristianità, segue al 27 s. Giovanni Evangelista, il prediletto da Gesù, autore del Vangelo dell’amore, poi il 28 i ss. Innocenti, bambini uccisi da Erode con la speranza di eliminare anche il Bambino di Betlemme; secoli addietro anche la celebrazione di s. Pietro e s. Paolo apostoli, capitava nella settimana dopo il Natale, venendo poi trasferita al 29 giugno.
Del grande e veneratissimo martire s. Stefano, si ignora la provenienza, si suppone che fosse greco, in quel tempo Gerusalemme era un crocevia di tante popolazioni, con lingue, costumi e religioni diverse; il nome Stefano in greco ha il significato di “coronato”.
Si è pensato anche che fosse un ebreo educato nella cultura ellenistica; certamente fu uno dei primi giudei a diventare cristiani e che prese a seguire gli Apostoli e visto la sua cultura, saggezza e fede genuina, divenne anche il primo dei diaconi di Gerusalemme.
Gli Atti degli Apostoli, ai capitoli 6 e 7 narrano gli ultimi suoi giorni; qualche tempo dopo la Pentecoste, il numero dei discepoli andò sempre più aumentando e sorsero anche dei dissidi fra gli ebrei di lingua greca e quelli di lingua ebraica, perché secondo i primi, nell’assistenza quotidiana, le loro vedove venivano trascurate.
Allora i dodici Apostoli, riunirono i discepoli dicendo loro che non era giusto che essi disperdessero il loro tempo nel “servizio delle mense”, trascurando così la predicazione della Parola di Dio e la preghiera, pertanto questo compito doveva essere affidato ad un gruppo di sette di loro, così gli Apostoli potevano dedicarsi di più alla preghiera e al ministero.
La proposta fu accettata e vennero eletti, Stefano uomo pieno di fede e Spirito Santo, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmenas, Nicola di Antiochia; a tutti, gli Apostoli imposero le mani; la Chiesa ha visto in questo atto l’istituzione del ministero diaconale.
Nell’espletamento di questo compito, Stefano pieno di grazie e di fortezza, compiva grandi prodigi tra il popolo, non limitandosi al lavoro amministrativo ma attivo anche nella predicazione, soprattutto fra gli ebrei della diaspora, che passavano per la città santa di Gerusalemme e che egli convertiva alla fede in Gesù crocifisso e risorto.
Nel 33 o 34 ca., gli ebrei ellenistici vedendo il gran numero di convertiti, sobillarono il popolo e accusarono Stefano di “pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio”.
Gli anziani e gli scribi lo catturarono trascinandolo davanti al Sinedrio e con falsi testimoni fu accusato: “Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno, distruggerà questo luogo e cambierà le usanze che Mosè ci ha tramandato”.
E alla domanda del Sommo Sacerdote “Le cose stanno proprio così?”, il diacono Stefano pronunziò un lungo discorso, il più lungo degli ‘Atti degli Apostoli’, in cui ripercorse la Sacra Scrittura dove si testimoniava che il Signore aveva preparato per mezzo dei patriarchi e profeti, l’avvento del Giusto, ma gli Ebrei avevano risposto sempre con durezza di cuore.
Rivolto direttamente ai sacerdoti del Sinedrio concluse: “O gente testarda e pagana nel cuore e negli orecchi, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la Legge per mano degli angeli e non l’avete osservata”.
Mentre l’odio e il rancore dei presenti aumentava contro di lui, Stefano ispirato dallo Spirito, alzò gli occhi al cielo e disse: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo, che sta alla destra di Dio”.
Fu il colmo, elevando grida altissime e turandosi gli orecchi, i presenti si scagliarono su di lui e a strattoni lo trascinarono fuori dalle mura della città e presero a lapidarlo con pietre, i loro mantelli furono deposti ai piedi di un giovane di nome Saulo (il futuro Apostolo delle Genti, s. Paolo), che assisteva all’esecuzione.
In realtà non fu un’esecuzione, in quanto il Sinedrio non aveva la facoltà di emettere condanne a morte, ma non fu in grado nemmeno di emettere una sentenza in quanto Stefano fu trascinato fuori dal furore del popolo, quindi si trattò di un linciaggio incontrollato.
Mentre il giovane diacono protomartire crollava insanguinato sotto i colpi degli sfrenati aguzzini, pregava e diceva: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”, “Signore non imputare loro questo peccato”.
Gli Atti degli Apostoli dicono che persone pie lo seppellirono, non lasciandolo in preda alle bestie selvagge, com’era consuetudine allora; mentre nella città di Gerusalemme si scatenò una violenta persecuzione contro i cristiani, comandata da Saulo.
Tra la nascente Chiesa e la sinagoga ebraica, il distacco si fece sempre più evidente fino alla definitiva separazione; la Sinagoga si chiudeva in se stessa per difendere e portare avanti i propri valori tradizionali; la Chiesa, sempre più inserita nel mondo greco-romano, si espandeva iniziando la straordinaria opera di inculturazione del Vangelo.
Dopo la morte di Stefano, la storia delle sue reliquie entrò nella leggenda; il 3 dicembre 415 un sacerdote di nome Luciano di Kefar-Gamba, ebbe in sogno l’apparizione di un venerabile vecchio in abiti liturgici, con una lunga barba bianca e con in mano una bacchetta d’oro con la quale lo toccò chiamandolo tre volte per nome.
Gli svelò che lui e i suoi compagni erano dispiaciuti perché sepolti senza onore, che volevano essere sistemati in un luogo più decoroso e dato un culto alle loro reliquie e certamente Dio avrebbe salvato il mondo destinato alla distruzione per i troppi peccati commessi dagli uomini.
Il prete Luciano domandò chi fosse e il vecchio rispose di essere il dotto Gamaliele che istruì s. Paolo, i compagni erano il protomartire s. Stefano che lui aveva seppellito nel suo giardino, san Nicodemo suo discepolo, seppellito accanto a s. Stefano e s. Abiba suo figlio seppellito vicino a Nicodemo; anche lui si trovava seppellito nel giardino vicino ai tre santi, come da suo desiderio testamentario.
Infine indicò il luogo della sepoltura collettiva; con l’accordo del vescovo di Gerusalemme, si iniziò lo scavo con il ritrovamento delle reliquie. La notizia destò stupore nel mondo cristiano, ormai in piena affermazione, dopo la libertà di culto sancita dall’imperatore Costantino un secolo prima.
Da qui iniziò la diffusione delle reliquie di s. Stefano per il mondo conosciuto di allora, una piccola parte fu lasciata al prete Luciano, che a sua volta le regalò a vari amici, il resto fu traslato il 26 dicembre 415 nella chiesa di Sion a Gerusalemme.
Molti miracoli avvennero con il solo toccarle, addirittura con la polvere della sua tomba; poi la maggior parte delle reliquie furono razziate dai crociati nel XIII secolo, cosicché ne arrivarono effettivamente parecchie in Europa, sebbene non si sia riusciti a identificarle dai tanti falsi proliferati nel tempo, a Venezia, Costantinopoli, Napoli, Besançon, Ancona, Ravenna, ma soprattutto a Roma, dove si pensi, nel XVIII secolo si veneravano il cranio nella Basilica di S. Paolo fuori le Mura, un braccio a S. Ivo alla Sapienza, un secondo braccio a S. Luigi dei Francesi, un terzo braccio a Santa Cecilia; inoltre quasi un corpo intero nella basilica di S. Loernzo fuori le Mura.
La proliferazione delle reliquie, testimonia il grande culto tributato in tutta la cristianità al protomartire santo Stefano, già veneratissimo prima ancora del ritrovamento delle reliquie nel 415.
Chiese, basiliche e cappelle in suo onore sorsero dappertutto, solo a Roma se ne contavano una trentina, delle quali la più celebre è quella di S. Stefano Rotondo al Celio, costruita nel V secolo da papa Simplicio.
Ancora oggi in Italia vi sono ben 14 Comuni che portano il suo nome; nell’arte è stato sempre raffigurato indossando la ‘dalmatica’ la veste liturgica dei diaconi; suo attributo sono le pietre della lapidazione, per questo è invocato contro il mal di pietra, cioè i calcoli ed è il patrono dei tagliapietre e muratori.

Fonte: www.santiebeati.it


giovedì 24 dicembre 2009

Feria propria del 24 Dicembre

Questa sera, questa notte, una folla di uomini e di donne festeggeranno il Natale, senza pensare alla parola di Zaccaria: “Benedetto il Signore Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo ”.
E noi? Siamo consapevoli della nostra condizione di peccatori e, quindi, del nostro bisogno di un redentore?
Il canto di benedizione di Zaccaria traccia il programma della Nuova Alleanza: celebrare il nostro culto davanti a Dio, poter adorare, poter avvicinarsi a Dio, offrirsi a lui completamente, camminare sulla via della pace e della luce.
In questa vigilia della Natività del Messia nostro Salvatore nell’umiltà e nella povertà, sappiamo essere umili di cuore e poveri, così da saperlo riconoscere e accogliere nel nostro cuore.
Una stella è giunta a noi: sapremo essere ospiti degni di accoglierla, come essa ci accoglie?


Vangelo

Lc 1,67-79
Ci visiterà un sole che sorge dall’alto.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo:
«Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo,
e ha suscitato per noi un Salvatore potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva detto
per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo:
salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati.
Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio,
ci visiterà un sole che sorge dall’alto,
per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre
e nell’ombra di morte,
e dirigere i nostri passi
sulla via della pace».

Parola del Signore

Auguri del Gran Priorato di Italia



Gentilissime Dame, Pregiati Cavalieri ed Amici tutti.


Tra poche ore rivivremo la nascita del Bambino Gesù. Dio si è fatto uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a Noi.


Dalla culla di Betlemme il Divin Bambino stende le sue mani verso ogni uomo donando a ciascuno la sua pace.


Lui ci chiede di portare la sua pace nel mondo. Accogliendo Lui, accoglieremo la sua pace.


Apriamo i nostri cuori alla sua venuta, non solo in questo giorno ma in tutti i giorni dell'anno.


Nel silenzio diciamo: "Gesù vieni ad abitare nel mio cuore".


Dall'Ordine Costantiniano di San Giorgio e di San Demetrio di Epiro


giungano i migliori Auguri per un Sereno Natale del Signore


ed un Felice Nuovo Anno

mercoledì 23 dicembre 2009

Auguri Festività 2009-2010

Riceviamo e pubblichiamo gli Auguri del Marchese Daniel Vella di Casalvecchio; nativo dell’isola di Malta, insignito di un prestigioso titolo nobiliare concessogli da S.A.R. Don Cesare d’Altavilla diversi anni fa, imparentato con l’attuale presidente della repubblica di Malta, è proprietario di un Museo privato a New York.
The Museum


Mission
An international Museum dedicated to the preservation of nobility through chivalric culture, arts and history. Created to promote historical commemorations, unveilings, religious and diplomatic events, to generate philanthropy and ecumenical expansion, through the various Orders of Knighthood, with associations in Rome, Malta, Portugal, Africa and the Holy Lands. Focusing on peace and Christian values.




To The Royal Family of, His Royal Highness Prince David Pozzi Sacchi di Santa Sofia.
On this the 25 Th. of December, the year of our Lord 2009



Your Royal Highness,

On behalf of my immediate family, I wish to express my gratitude for all the help that you so kindly offered through the passing years.
Therefore time has now arrived once again to remember our sincere friendship.

May we wish your family a blessed Christmas and a healthy and prosperous New Year


Respectfully


Daniel Joseph Vella
Marchese di Casalvecchio

Auguri della Real Casa di Epiro




S.A.R. e S. il Gran Principe d’Epiro Don Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia

e le LL.AA. RR. e SS. la Principessa Consorte Patrizia

e la Principessa Madre Giuseppina

Augurano Buone Feste



I nostri più calorosi auguri e saluti per un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo

Our warmest wishes and best regards for a Merry Christmas and a Happy New Year

Τις θερμότερες ευχές μας και τις καλύτερες ευχές για Καλά Χριστούγεννα και Ευτυχισμένο το Νέο Έτος

Unsere herzlichsten Grüßen und Wünschen für ein frohes Weihnachtsfest und ein glückliches Neues Jahr

Nos vœux les plus chaleureux et ce qui est le mieux pour un Joyeux Noël et une Bonne Année

بأحر التمنيات وأطيب التحيات لعيد ميلاد مجيد وسنة جديدة سعيدة

Nuestros mejores deseos y los mejores deseos para una feliz Navidad y un Feliz Año Nuevo

私たちのご多幸をお祈りし、最高のクリスマスと新年のについて

Наши самые теплые пожелания и наилучшими пожеланиями за Рождеством и Новым годом

Auguri Festività 2009-2010

IL DOTTOR CARLO SARNO, CAVALIERE DELL' ORDINE DEL SANTO SEPOLCRO, CI INVIA I SUOI AUGURI DI SANTO NATALE.

VI INVITIAMO A VISITARE IL SUO SITO.
http://www.carlosarno.it/

Auguri Festività 2009-2010

Riceviamo gli Auguri di Natale dagli amici di Alleanza Monarchica, auguri che giriamo a tutti i nostri lettori con l' invito a visitare il loro sito.





Alleanza Monarchica Stella e Corona


Augura a Voi ed ai Vostri cari un sereno Santo Natale.Ci auspichiamo che il 2010 sia l'anno di riscossa dei valori e ideali che caratterizzano il nostro impegno politico culturale e sociale.A Voi ed ai Vostri cari auguriamo un felice Anno Nuovo, ricco di gioia e serenità.
Alleanza Monarchica - Stella e Corona
http://www.alleanza-monarchica.com/

Feria propria del 23 Dicembre

Emmanuele, nostro re e legislatore, speranza e salvatore dei popoli, vieni a salvarci, Signore nostro Dio! In questi ultimi giorni che precedono la Natività, bisognerebbe farsi “ascolto”, tapparsi le orecchie per non essere contaminati dai preparativi pagani del Natale e ritagliarsi del tempo per rendersi disponibili alla Parola di Dio: prima di apparire, essa ci parla perché possiamo prepararci alla sua venuta. Colui che noi aspettiamo non è più un messaggero e nemmeno un precursore: sarà Dio stesso, il Dio dell’Alleanza. Egli sta per giungere e noi, allora, lo vedremo, lo toccheremo, lo ascolteremo e ce ne nutriremo. Bisogna accogliere il Messia come il dono dell’amore infinito di Dio. Il “Giorno del Signore”, annunciato da Malachia, è sempre grande e noi abbiamo bisogno di essere purificati. Giorno annunciato un tempo come da temere, deve essere invece desiderato, se noi sappiamo essere uomini e donne di desiderio.

Vangelo
Lc 1,57-66
Nascita di Giovanni Battista.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Parola del Signore

martedì 22 dicembre 2009

Feria propria del 22 Dicembre

Re di tutti i popoli, oggetto della loro speranza, pietra angolare che da due popoli ne fai uno solo, vieni a salvare l’uomo che tu hai plasmato dalla terra! La vita di Maria è esplosa nel canto del Magnificat. Lasciamoci guidare da Maria verso Gesù: l’irruzione dell’Eterno nel nostro mondo. Maria ci comunica il segreto della sua gioia. Maria ha approfondito nel silenzio e nella preghiera tutte le profezie e il canto di Anna. Se noi stiamo in ascolto, Maria ci affiderà, in una segreta comunicazione di cuori, il frutto della sua meditazione. La nostra gioia allora esulterà. I due Magnificat che la Chiesa ci fa ascoltare oggi sono un invito rivolto a ciascuno di noi perché ne pronunciamo un terzo: il nostro. Un cantico personalizzato nella meditazione della Scrittura e nell’esperienza quotidiana facendo tesoro dell’insegnamento di Maria.

Vangelo
Lc 1,46-55
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Maria disse:«L’anima mia magnifica il Signoree il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,perché ha guardato l’umiltà della sua serva.D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotentee Santo è il suo nome;di generazione in generazione la sua misericordiaper quelli che lo temono.Ha spiegato la potenza del suo braccio,ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;ha rovesciato i potenti dai troni,ha innalzato gli umili;ha ricolmato di beni gli affamati,ha rimandato i ricchi a mani vuote.Ha soccorso Israele, suo servo,ricordandosi della sua misericordia,come aveva detto ai nostri padri,per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Parola del Signore

lunedì 21 dicembre 2009

Feria propria del 21 Dicembre

O sole che sorgi, splendore della gloria divina, sole di giustizia, vieni ed illuminaci! “Una voce! Il mio diletto! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline ” (Ct 2,8). Fra qualche giorno arriverà. Saprò riconoscerlo e accoglierlo? Sacre parole del Cantico dei cantici, che ci sono date perché possiamo farle nostre. Dal momento in cui Maria ha dato alla luce il Bambino, la donna-umanità, la Chiesa, veglia e prepara la venuta del Messia. Non serve a nulla celebrare una volta all’anno la natività del Salvatore se egli non nasce ogni giorno nel nostro cuore. Concedici, Signore, un cuore così grande da contenere la tua venuta.

Vangelo
Lc 1,39-45
A cosa devo che la madre del mio Signore venga a me?

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Parola del Signore

domenica 20 dicembre 2009

Auguri ricevuti per il Santo Natale


La Fraternità del Beato Gerardo invia gli auguri di Natale alla Casa d'Epiro


Principessa Donna Giuseppina Sacchi, Contessa di Lisio
Principe Davide e Principessa Patrizia Pozzi Sacchi di Santa Sofia

Dear Contessa Sacchi di Lisio,

This is to wish you God's richest blessings for the rest of Advent, for the Christmas Season and for the New Year 2010.
At the same time we want to express our gratitude to all people who have supported us in 2009 through their prayers or donations or active involvement in our work.
Please have a look at our Annual Report 2009 and Newsletter 2009/2010 at http://bbg.org.za/newsletters/29/ which will inform you in detail about the many great developments in our service.

We would like to make a small Christmas gift you and have therefore put a copy of our Calendar for 2010 ready for you to collect at http://bbg.org.za/pr/calendar/2010/2010calendar-small.pdf

Kindly keep supporting our work. This time I have a special challenge to you at: http://bbg.org.za/finance/beard.htm

Please continue your friendship also in 2009 as we promise you, dear Contessa Sacchi di Lisio, our daily prayers for all our supporters.

May God bless you abundantly!

Yours sincerely

Father Gerard T Lagleder O.S.B.
President

Brotherhood of Blessed Gerard P O Box 440 Mandeni 4490 South Africa
Phone +27 (0)32 4562743 Fax +27 (0)32 4567962 info@bbg.org.za www.bbg.org.za

Fraternità del Beato Gerardo


The relief organisation of the Order of Malta in South Africa.
A "Private Association of Christ's Faithful" in the Roman Catholic Church.
A "public benefit organisation operated not for profit" (PBO 18/11/13/2769)




S.A.S. la Principessa madre Donna Giuseppina, Principessa di Nicopoli, Duchessa d'Epiro, Contessa di Lisio, appartiene da diversi anni alla Fraternità del Beato Gerardo, organizzazione umanitaria che è collegata allo S.M.O.M. Sovrano ordine di Malta e che opera in Sudafrica. Le attività umanitarie che la fraternità svolge sono molteplici e visibili consultando il sito http://www.bbg.org.za/index.htm. La Principessa, allorquando entrò in tale istituzione preferì, per non essere oggetto di curiosità da parte degli aderenti che sono presenti in Sudafrica, Italia, Portogallo, Germania e Polonia usare il titolo nobiliare di famiglia di Contessa di Lisio.

Il Delegato della Casa d’Epiro in Siberia




The Envoy Extraordinary of Royal House of Epirus in Siberia

S.E. il Conte Vladimir Pavlovich BAGAYEV di Tepeleni

His Excellency Vladimir Pavlovich BAGAYEV,Count of Tepeleni




S.E. il Conte Vladimir Pavlovich BAGAYEV di Tepeleni è nato il 23 Marzo 1953 in Russia; di religione ortodossa, è sposato con tre figli. Appartiene a diverse associazioni araldiche ed è insignito di numerosi cavalierati.

His Excellency was born on 23 March 1953 in Russia; he is Orthodox and he is member of many heraldic societies: the Russian Heraldry Society, the Russian College of Heraldry; Honoured Member of the Russian Heraldry Society; Persevant and Honoured Member of the Russian College of Heraldry. His Excellency the Count is visitor of the Russian Assembly of Nobility too. The Count Vladimir Pavlovich BAGAYEV is Knight Grand Cross the Supreme Military Order of the Temple of Jerusalem (Portugal); Knight Grand Cross Sovereign Order of St. Stanislas (England), Knight Grand Cross of Grace Hereditary Priorate of Brandenburg the Sovereign Military Order St. John Jerusalem, knights of Malta; chevalier of the Order St. Gregory Great (Vatican); Knight Grand Cross the Order of the Knights of Round Table. He received The Cross of Justice of the Order of St. Stanislas, the medal commemorative 880 Years SMOTJ; the badge “10 Years the Russian Heraldry Society”, the medal " For merits " Popular- Scientific magazine Gerboved"; the medal " For works " Popular- Scientific magazine Gerboved", the Medal of the Order of Gold Bee; badge- Sign " Honourable energetic" the Ministries Fuel and energetic of the Russian Federation, Medal of a electric union. He is a Engineer electrical, he is married with Nadejda Mihaylovna BAGAYEVA (nee STOLYAROVSKY), b. 1955, RUSSIAN.


His children are:


1.Vitalius (Vitaliy) Vladimirovich BAGAYEV, b. 1975 -(Knight SMOTJ); wive: Ellen Vladimirovna BAGAYEVA (nee Parhomenko); Children: Irene Vitalievna BAGAYEVA, b. 2003.

2. Edward Vladimirovich BAGAYEV, b. 1977 - (Knight Commander SMOTJ); wive: Nadejda Ivanovna BAGAYEVA (nee Belsky);Children: Constantine Edwardovich BAGAYEV, b. 1998.

lunedì 14 dicembre 2009

Lunedì della III settimana di Avvento - Vangelo del giorno

Vangelo
Mt 21,23-27
Il battesimo di Giovanni da dove veniva?

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?». Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta».Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Parola del Signore

domenica 13 dicembre 2009

12 dicembre 2009 - Lutto nel Principato di Seborga

Stroncato da infarto Walter Ferrari Ministro degli Esteri del Principato di Seborga

E' morto, stamani, stroncato da un infarto il ristoratore Walter Ferrari, 61 anni, titolare del ristorante 'Il Principato' e ministro degli Esteri del Principato di Seborga e papabile successore del principe Giorgio I, mancato il 25 novembre scorso, dopo una lunga malattia.
A nulla sono serviti i disperati soccorsi dell'equipaggio di Alfa 3 del 118 e dei militi della croce Azzurra, che hanno provato a rianimare l'uomo, che si e' sentito male a casa, tramite massaggio cardiaco e defibrillatore. Il suo cuore ha cessato di battere, dopo un'ora di tentativi.
Ferrari, ex democristiano, che era stato sindaco di Seborga, per una quindicina d'anni, tra il 1975 e il 1990, era tra i piu' quotati per subentrare a Giorgio I.
'Se n'e' andato un seborghino, che e' stato anche sindaco "e' il commento dell'attuale primo cittadino, Marco Fogliarini " un mio coetaneo ed un personaggio che alla sua maniera si era occupato della vita di Seborga, sia come amministratore, che come promotore del Principato'.

Mensile "Il Borghese"

S.A.R. e S. il Gran Principe d' Epiro è stato invitato alla presentazione ufficiale della nuova edizione mensile della storica rivista Il Borghese, che si terrà lunedì prossimo, 14 dicembre, alle ore 17.30, presso la Sala Stampa del Consiglio della Regione LOMBARDIA, in Via Fabio Filzi 22 a Milano. Interverranno il Direttore ROBERTO TIMELLI, l'editore-promotore FRANCO POLVER, l'eurodeputato leghista MARIO BORGHEZIO, rappresentanti del mondo della cultura e della imprenditoria, associazioni professionali e di categoria, esponenti del Governo ed amministratori locali, dirigenti del Popolo della Libertà e della Lega Nord. Fra i membri del comitato promotore figura il Barone Roberto Jonghi Lavarini, personaggio di spicco della vita politica milanese. Pubblichiamo di seguito il testo dell'invito.

Milano, lunedì 14 Dicembre 2009


PER L'EUROPA

COMITATO MILANO CAPITALE

PROMUOVE IL "BORGHESE DEL NORD"



Il Comitato Milano Capitale, ha l'obiettivo di valorizzare le numerose eccellenze della Grande Milano, con la rivendicazione, forte e motivata, di una leadership che è europea, come europea è sempre stata la visione imprenditoriale, finanziaria e commerciale della città.

Il Comitato Milano si propone di:

- Contribuire affinché la città ambrosiana continui ad essere il maggior centro propulsore italiano ed uno dei maggiori d'Europa di attività terziarie, industriali, tecnico-scientifiche, di forme varie e differenziate di comunicazione e crogiuolo straordinario di correnti di pensiero, momenti artistici di vario genere, crocevia originale d'incontro di genti e di culture. Tutto ciò in linea con la funzione che ha sempre svolto nel tempo, sin dalle sua origine e con la sua tradizione civile, amministrativa e innovativa, essendo oggi se non Capitale politica dell'Italia, sicuramente Capitale del commercio, del terziario, del volontariato, della innovazione tecnologica, di eccellenze nel campo socio sanitario, nelle attività turistiche, culturali e formative;

- promuovere conferenze, dibattiti, manifestazioni artistiche, pubblicazioni periodiche e monografiche, iniziative di carattere multimediale e interscambi culturali;

- promuovere attività di formazione in particolare per i giovani neo-diplomati e neo-laureati;

- promuovere in Italia, in Europa e nel resto del mondo, la conoscenza e la valorizzazione del ruolo attuale e futuro di MILANO CAPITALE;

- sostenere, fin dalla fase progettuale e con particolare riguardo a quelle caratterizzate da innovazione tecnologica ogni iniziativa intesa a valorizzare e rafforzare il ruolo di MILANO CAPITALE

La prima realizzazione del Comitato, è editoriale. Da Dicembre sarà disponibile in edicola e in abbonamento "il Borghese del Nord", che affiancherà la storica testata de "il Borghese" .

Questa nuova rivista, con cadenza mensile, tratta, guardandoli da Nord i problemi economici e sociali di tutta quella galassia di operatori produttivi quelli che si chiamavano borghesi, piccoli e medi imprenditori, artigiani, quadri, professionisti e in genere, le cosiddette partite Iva.


Comitato Milano Capitale

Il presidente

Franco Polver

sabato 12 dicembre 2009

Sabato della II settimana di Avvento - Vangelo del giorno

Vangelo

Mt 17,10-13
Elìa è già venuto, e non l’hanno riconosciuto.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

Parola del Signore

venerdì 11 dicembre 2009

Venerdì della II settimana di Avvento - Vangelo del giorno

Vangelo
Mt 11,16-19
Non ascoltano né Giovanni né il Figlio dell’uomo.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

Parola del Signore

giovedì 10 dicembre 2009

Giovedì della II settimana di Avvento - Vangelo del giorno.

Vangelo
Mt 11,11-15
Non ci fu uomo più grande di Giovanni Battista.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse alle folle: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».
Parola del Signore

lunedì 7 dicembre 2009

IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

``Abramo concepì Isacco per la fede nella promessa di Dio “e divenne padre di molti popoli” (cf. Rm 4,18-22). Ugualmente Maria concepì Gesù per mezzo della fede. La concezione verginale di Gesù fu opera dello Spirito Santo, ma per mezzo della fede di Maria. È sempre Dio che opera, ma attraverso la collaborazione dell’uomo. Credere, infatti, è rispondere con fiducia alla parola di Dio, accogliere i suoi piani come se fossero propri e sottomettersi in obbedienza alla sua volontà per collaborarvi. La fede vuole sempre: 1) la fiducia in Dio e 2) la professione di ciò che si crede, poiché “con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza” (Rm 10,10). Una volta riconosciuta vera la parola di Dio, Maria credette alla concezione verginale di Gesù e credette pure alla volontà di Dio di salvare gli uomini peccatori, la volle e aderì a quel piano lasciandosi coinvolgere: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). Dalla sua fede quindi nacque Gesù e pure la Chiesa. Perciò, insieme ad Elisabetta che esclamò: “Beata colei che ha creduto all’adempimento delle parole del Signore” (Lc 1,45), ogni generazione oggi la proclama beata (cf. Lc 1,48). La Chiesa ha il compito di continuare nel mondo la missione materna di Maria, quella di comunicare il Salvatore al mondo. Il cristiano di oggi deve fare proprio il piano di Dio “il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1Tm 2,4), proclamando la propria salvezza e lasciandosi attivamente coinvolgere nel portare la salvezza al prossimo, poiché “in questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli (Gv 15,8).

Prima lettura
Gen 3,9-15.20
Porrò inimicizia tra la tua stirpe e la stirpe della donna.

Dal libro della Gènesi

[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.

Parola di Dio

Salmo responsoriale Sal 97

Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Seconda lettura

Ef 1,3-6.11-12
In Cristo Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui siamo stati fatti anche eredi,
predestinati – secondo il progetto di colui
che tutto opera secondo la sua volontà –
a essere lode della sua gloria,
noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Lc 1,28)
Alleluia, alleluia.
Rallègrati, piena di grazia,
il Signore è con te,
benedetta tu fra le donne.
Alleluia.

Vangelo

Lc 1,26-38
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Parola del Signore



Festa di Sant'Ambrogio

La memoria di Sant'Ambrogio è obbligatoria per tutta la Chiesa, secondo il nuovo Calendario, ed è particolarmente solenne a Milano, che in questo giorno onora il suo grande Vescovo e amatissimo Patrono.
Ambrogio non era nato a Milano, ma a Treviri, nella Gallia, verso il 339. Era figlio di un funzionario romano in servizio al di là delle Alpi, e dopo la morte del padre la famiglia rientrò a Roma. Ambrogio studiò diritto e retorica, e intraprese la carriera giuridica.
Si trovava a Milano, quando il Vescovo morì, e da buon funzionario imperiale, cercò che fossero evitati quei disordini spesso provocati dalle tumultuose elezioni ecclesiastiche. Parlò con senno e fermezza nelle adunanze dei fedeli, perché tutto fosse fatto secondo coscienza e nel rispetto della libertà. Fu in seguito a questi suoi giudiziosi discorsi che dall'assemblea si alzò un grido: " Ambrogio Vescovo! ".
Ambrogio, che si trovava in quell'assemblea come funzionario imperiale, non era neppure battezzato, essendo soltanto catecumeno. Sorpreso e anche spaventato, proclamò dunque la sua indegnità; si professò peccatore, tentò perfino di fuggire. Tutto fu inutile.
Ricevette così il Battesimo, e, subito dopo, la consacrazione episcopale. " Tolto dai tribunali e dall'amministrazione pubblica - dirà il nuovo Vescovo - per passare all'episcopato, ho dovuto cominciare a insegnare quello che non avevo mai imparato ". Si diede perciò alla lettura dei Libri sacri, poi studiò i Padri della Chiesa e i Dottori, tra i quali sarebbe stato incluso anche lui, insieme con un giovane retore che, dopo dieci anni, egli stesso avrebbe battezzato: Agostino da Tagaste. L'opera di Ambrogio fu così vasta, profonda e importante, che difficilmente può essere riassunta. Basti dire che fu considerato quasi un secondo Papa, in un'epoca nella quale certo non mancarono alla Chiesa grandi figure di Vescovi.
Ma Sant'Ambrogio appariva più alto di tutti per la sua opera apostolica, benché fosse piccolo e delicato nel fisico quant'era grande nello spirito.
Egli, che veniva dalla carriera dei dignitari imperiali, sostenne dinanzi all'Imperatore, non solo i diritti della Chiesa, ma l'autorità dei suoi pastori. " Sono i Vescovi che devono giudicare i laici, e non il contrario " diceva, e tra i laici metteva, per primo, l'imperatore.
Un'altra massima dell'ex funzionario imperiale era questa: " L'Imperatore è nella Chiesa, non al disopra della Chiesa ". E le contingenze portarono Sant'Ambrogio ad applicare tale massima nei riguardi del grande e intollerante Imperatore Teodosio.
Quando Teodosio, in seguito all'uccisione del comandante del presidio di Tessalonica, fece trucidare - almeno così si disse - 7000 abitanti innocenti, il Vescovo non solo gli rimproverò il massacro, ma gl'impose una pubblica penitenza. Teodosio cercò di resistere. Infine cedé. Nuovo David, fece penitenza dall'ottobre al Natale.
L'iconografia ambrosiana si è compiaciuta di rappresentare Sant'Ambrogio che scaccia dalla soglia della cattedrale l'Imperatore pubblico peccatore: in realtà l'azione del Vescovo si svolse tramite lettere e intermediari, ma il gesto resta ugualmente significativo, per indicare che né corona né scettro esonerano l'uomo dalla legge morale, uguale per tutti, e di cui sono giudici autorevoli soltanto i ministri di Dio e i pastori di anime.
Fonte:www.santiebeati.it

Lunedì della II settimana di Avvento - Vangelo del Giorno

Vangelo

Lc 5,17-26
Oggi abbiamo visto cose prodigiose.

+ Dal Vangelo secondo Luca

Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.
Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza.
Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?».
Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio.
Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».

Parola del Signore


sabato 5 dicembre 2009

Sabato della I settimana di Avvento - Vangelo del giorno

Vangelo

Mt 9,35-10,1.6-8
Vedendo le folle, ne sentì compassione.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.
Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
E li inviò ordinando loro: «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

Parola del Signore


Delegato della Real Casa d'Epiro per il Regno Unito


Sua Grazia Lady Fiona Beare
Duchessa di Brownrigg
Delegato della Real Casa d'Epiro per il Regno Unito


La Real Casa d'Epiro è da diversi anni rappresentata nel Regno Unito; fino a Gennaio 2009 il delegato era S.E. Lord Roland Beare, purtoppo scomparso prematuramente per un arresto cardiaco; gli è subentrata nella carica di Delegato la vedova Lady Fiona Beare, che, oltre a rappresentare la Real Casa d'Epiro, è Priore per il Regno Unito dell' ordine di Sant' Andrea di Gerusalemme ed è dama di Gran Croce dell' ordine del Commonwealth.

Il Regno d'Epiro (1914-1916)



17 febbraio 1914: la proclamazione d’indipendenza dell’Epiro del Nord

Il Regno d’Epiro governò sul campo negli anni 1914-16. Filiazione del Governo Provvisorio del Nord Epiro (sorto all’indomani dell’evacuazione greca dei territori che il protocollo di Firenze aveva assegnato al nascente Principato d’Albania) il Regno d’Epiro venne proclamato nel marzo 1914, e la sua corona fu attribuita al nobile Gheòrghios Kristaki Zogràfos; questi era un esponente di quella corrente politica che ad Atene faceva capo al re Konstantìnos I e che si opponeva all’atteggiamento rinunciatario del governo di Elefthèrios Venizèlos. Non è escluso, anzi, che la designazione di Zogràfos fosse stata pilotata proprio da Re Costantino, al fine di bilanciare l’azione del governo Venizèlos.
Attenzione: la denominazione era non Regno del Nord Epiro, ma Regno d’Epiro. Ciò non costituiva certo una manifestazione d’ostilità nei confronti della madrepatria ellenica, bensì la chiara rivendicazione di una precisa specificità nell’àmbito della Megàli Idèa, la “grande idea” panellenista. Ed era, nel contempo, una netta presa di distanza nei confronti del governo venizèlista di Atene, propenso ad abbandonare il territorio nordepirota al suo destino pur di ottenere – secondo i desiderata britannici – il ritiro dell’Italia dal Dodecanneso.
Dunque, la formazione del Regno d’Epiro era accolta dall’ostilità del governo greco. Al contrario, e significativamente, poteva contare sul sostegno incondizionato della Chiesa Ortodossa. Non soltanto, infatti, erano stati i tre Metropliti epiroti a presiedere l’assemblea che aveva proclamato il Regno, ma era in un secondo tempo lo stesso Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli a riconoscere formalmente la nuova entità statale, ed a solennizzarla con l’attribuzione dell’autocefalìa alla Chiesa Ortodossa Epirota sotto l’alto protettorato di Re Zogràfos.(1) E’ appena il caso di notare che, nel mondo balcanico, il riconoscimento della Chiesa Ortodossa aveva infinitamente più valore che non quello di questo o quel governo, e che, quindi, la proclamazione dell’autocefalìa epirota rappresentava una sanzione definitiva della legittimità del Regno d’Epiro. La concessione dell’autocefalìa, inoltre, può essere oggi considerata come la prova dell’effettiva costituzione del Regno, da molti messa in dubbio: mai, infatti, le autorità religiose ortodosse avrebbero concesso tale attribuzione ad un semplice governatorato autonomo.
Quanto al governo di Atene, continuerà a guardare con grande diffidenza al Regno d’Epiro; e non soltanto e non tanto per la questione nordepirota in sè, quanto piuttosto per la manifesta volontà del piccolo Regno di estendere la propria autorità e la propria rappresentatività a tutto l’Epiro, regione che da parte greca si voleva semplicemente includere nel territorio nazionale, senza il riconoscimento di alcuna particolarità, di alcuna specificità e, soprattutto, di alcuna autonomia.
A nostro parere, era proprio il timore di una secessione epirota a convincere anche Re Costantino dell’opportunità di circoscrivere l’episodio, e ad indurlo – probabilmente – a chiedere al fido Zogràfos di farsi da parte e di dimenticare la sua investitura reale. Gheòrghios Kristaki Zogràfos rientrava perciò disciplinatamente nell’ombra, accettava di andare a ricoprire il ruolo di Ministro degli Esteri nel governo costantinista di Dimìtrios Gùnaris (aprile 1915), e di un Regno d’Epiro non si parlava più, almeno ufficialmente.
Il Regno, comunque, seguiva le sorti del Governo Provvisorio del Nord Epiro, e tramontava con l’occupazione militare del territorio nordepirota da parte albanese (novembre 1916).
Da allora e fino agli anni ’90 del XX secolo, la rappresentanza dello Stato nordepirota è stata assicurata dalla Chiesa ortodossa e dai movimenti di resistenza al regime comunista albanese, che hanno promosso l’attività di governi in esilio.
Dopo una lunga vacatio, infine, il teorico trono dell’Epiro è stato assegnato – proprio dai movimenti di resistenza – al principe Alèxandros (nipote della regina Geraldina d’Albania), il quale nel 2001 ha abdicato in favore di un nobile italiano, il principe Davide Pozzi di Santa Sofia.

Santa Messa di ordinazione sacerdotale


La Principessa madre Donna Giuseppina è stata invitata a partecipare alla Santa Messa di ordinazione sacerdotale dei Legionari di Cristo; la sacra cerimonia sarà presieduta da Sua Eccellenza Reverendisima Monsignor Brian Farrel, L.C., Segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell' Unità dei Cristiani e si terrà il 12 Dicembre prossimo in Roma nella Basilica Pontificia di San Paolo fuori le mura alle ore 10.00.

venerdì 4 dicembre 2009

Venerdì della I settimana di Avvento - Vangelo del Giorno -

Vangelo
Mt 9,27-31
Gesù guarisce due ciechi che credono in lui.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.
Parola del Signore

giovedì 3 dicembre 2009

San Francesco Saverio


Xavier, Spagna, 1506 - Isola di Sancian, Cina, 3 dicembre 1552


Questo pioniere delle missioni dei tempi moderni, patrono dell'Oriente dal 1748, dell'Opera della Propagazione della Fede dal 1904, di tutte le missioni con S. Teresa di Gesù Bambino dal 1927, nacque da nobili genitori il 7-4-1506 nel castello di Xavier, nella Navarra (Spagna). Francesco non sarebbe diventato un giurista e un amministratore come suo padre, né un guerriero come i suoi fratelli maggiori, ma un ecclesiastico come un qualunque cadetto del tempo. Per questo nel 1525 si recò ad addottorarsi all'università di Parigi sognando pingui benefici nella diocesi di Pamplona. Il suo incontro con Ignazio di Loyola fu provvidenziale perché lo trasformò da campione di salto e di corsa in araldo del Vangelo, da professore di filosofia in Santo. Assegnato nel collegio di Santa Barbara alla medesima stanza del Saverio, il fondatore della Compagnia di Gesù aveva visto a fondo nell'anima di lui, gli si era affezionato e più volte gli aveva detto: "Che giova all'uomo guadagnare anche tutto il mondo, se poi perde l 'anima? (Mc. 8, 36). Più tardi Ignazio confiderà che Francesco fu "il più duro pezzo di pasta che avesse mai avuto da impastare" e il Saverio, nel fare quaranta giorni di ritiro sotto la direzione d'Ignazio prima d'iniziare lo studio della teologia, pregherà: "Ti ringrazio, o Signore, per la provvidenza di avermi dato un compagno come questo Ignazio, dapprima così poco simpatico".Il 15-8-1534 anche lui, insieme al Loyola, nella chiesetta di Santa Maria di Montmartre fece voto di castità e di povertà e di pellegrinare in Palestina o, in caso d'impossibilità, di andare a Roma per mettersi a disposizione del papa. Anche lui, all'inizio del 1537, si trovò con gli altri primi sei compagni all'appuntamento fissato a Venezia, ma la guerra scoppiata tra la Turchia e la Repubblica Veneta impedi loro di mandare ad effetto il voto fatto. Ignazio e i suoi discepoli si dedicarono allora all'assistenza dei malati nell'ospedale degl'Incurabili fondato da S. Gaetano da Thiene e, dopo essere stati ordinati sacerdoti, alla predicazione per le piazze in uno strano miscuglio di lingue neo-latine. A Bologna specialmente il Saverio si acquistò fama di predicatore e di consolatore dei malati e dei carcerati, ma in sei mesi si rovinò la salute dandosi ad austerissime penitenze. S. Ignazio lo chiamò a Roma come suo segretario. Nella primavera del 1539 egli prese parte alla fondazione della Compagnia di Gesù e, l'anno dopo, fu mandato al posto di Nicolò Bobadilla, colpito da sciatica, alle Indie Orientali in qualità di legato papale per tutte le terre situate ad oriente del capo di Buona Speranza, in seguito alle insistenti preghiere rivolte da Giovanni III, re del Portogallo, a Ignazio per avere sei missionari. Durante il penoso viaggio a vela, protrattosi per tredici mesi, il Saverio si sovraspese per l'assistenza spirituale ai 300 passeggeri facenti parte non certo della "buona società", nonostante che per due mesi avesse sofferto il mal di mare. Una notte, all'ospedale di Mozambico, avendolo il medico trovato tremante di febbre, gli ordinò di andare a letto. Poiché un marinaio stava morendo impenitente, gli rispose: "Non posso andarci. Un fratello ha tanto bisogno di me". Stabilitosi nel collegio di San Paolo a Goa, cominciò il suo apostolato (1542) tra la colonia portoghese che con la sua vita immorale scandalizzava persino i,pagani. Poi estese il suo ministero ai malati, ai prigionieri e agli schiavi con tanta premura da meritare il titolo di "Santo Padre" e "Grande Padre". Con un campanello raccoglieva per le strade i fanciulli e ad essi insegnava il catechismo e cantici spirituali. Dopo cinque mesi il governatore delle Indie lo mandò al sud del paese dove i portoghesi avevano costruito le loro fortezze, avviato i loro commerci e battezzato gl'indigeni e i prigionieri di guerra senza sufficiente preparazione. Molti di essi erano ricaduti nell'idolatria, come i pescatori di perle della costa del Paravi i quali, otto anni prima, avevano chiesto il battesimo per essere difesi dai maomettani. Francesco, che non possedeva il dono delle lingue, con l'aiuto d'interpreti tradusse subito nei loro idiomi le principali preghiere e verità della fede. Poi, per due anni, passò di villaggio in villaggio, a piedi o su disagevoli imbarcazioni di cabotaggio, esposto a mille pericoli, fondando chiese e scuole, facendosi a tutti maestro, medico, giudice nelle liti, difensore contro le esazioni dei portoghesi, salutato ovunque quale Santo e taumaturgo. "Talmente grande è la moltitudine dei convertiti - scriveva egli - che sovente le braccia mi dolgono tanto hanno battezzato e non ho più voce e forza di ripetere il Credo e i comandamenti nella loro lingua". In un mese arrivò a battezzare 10.000 pescatori della casta dei Macua, nel Travancore. Mentre era intento ad amministrare il sacramento, ricevette la triste notizia che 600 cristiani di Manaar avevano preferito lasciarsi uccidere anziché tornare al paganesimo. Ne provò un momento di sconforto: "Sono così stanco di vivere - scrisse - che la migliore cosa per me sarebbe morire per la nostra Santa fede". Lo rattristava il vedere commettere tanti peccati e non poterci fare nulla. Benché continuamente a disposizione del prossimo, il Santo fu sempre trattato male da ufficiali e mercanti portoghesi, decisi a non permettere che la sua caccia alle anime intralciasse loro la ricerca di piaceri e di ricchezze. Noncurante degli uomini, negli anni successivi (1545-1547) egli aprì nuovi campi all'apostolato. Predicò per quattro mesi nell'importante centro commerciale di Malacca; visitò l'arcipelago delle Molucche; nell'isola di Amboina, presso la Nuova Guinea, riuscì ad avvicinare la popolazione impaurita di un villaggio stando seduto e cantando tutti gl'inni che sapeva; si spinse fino all'isola di Ternate, estrema fortezza dei portoghesi, e più oltre ancora, fino alle isole del Moro, al nord delle Molucche, abitate da cacciatori di teste. Colà agli ospiti indesiderati si servivano pietanze avvelenate. Quando il Saverio decise di visitarle, gli suggerirono di portare con sé degli antidoti, ma egli preferì riporre in Dio tutta la sua fiducia. "Queste isole - scriverà il 20-1-1548 - sono fatte e disposte a meraviglia perché vi ci si perda la vista in pochi anni per l'abbondanza delle lacrime di consolazione... Io circolavo abitualmente nelle isole circondate da nemici e popolate da amici poco sicuri, attraverso terre sprovviste di qualsiasi rimedio per le malattie e prive di qualsiasi soccorso per conservare la vita". Ciononostante egli pregava: "Non allontanarmi, o Signore, da queste tribolazioni se non hai da mandarmi dove io possa soffrire ancora di più per amore tuo". Dopo tre mesi di fatiche, tornò a Ternate. Il sultano regnante fece buona accoglienza al missionario, ma alla fede cristiana preferì le sue cento mogli e le numerose concubine. Raggiunta Malacca nel dicembre 1547, la Provvidenza fece incontrare al Saverio un fuggiasco giapponese, Anjiro, desideroso di farsi cristiano per liberarsi dal rimorso cagionatogli da un delitto commesso in patria. Il Santo rimase talmente sedotto dalle notizie da lui avute sul Giappone e i suoi abitanti che concepì un estremo desiderio di andarli ad evangelizzare. Dopo aver provveduto per il governo del Collegio di San Paolo a Goa e l'invio di missionari nelle località visitate, parti per il Giappone in compagnia di Anjiro, suo collaboratore. Sbarcò a Kagoshima, nell'isola di Kiu-Sciu, il 15-8-1548. Il principe Shimazu Takahisa lo accolse gentilmente, e mentre egli studiava la lingua del paese, Anjíro convertiva al cattolicesimo oltre un centinaio di parenti e amici. "I Giapponesi - scrisse il Saverio in Europa - sono il migliore dei popoli". Quando il principe, sobillato dai bonzi, vietò ogni ulteriore battesimo, il coraggioso missionario decise di presentarsi addirittura all'imperatore e alle università della capitale, Miyako (Kyoto), ma a causa della guerra civile endemica le università non vollero aprirgli le porte e l'imperatore in fuga non volle riceverlo (1551), perché sprovvisto di doni e poveramente vestito. Si presentò allora in splendidi abiti e con preziosi doni al principe di Yamaguchí che gli concesse piena libertà di predicazione. In breve tempo egli riuscì a creare una fiorente cristianità che formò 1e delizie della sua anima" e ad estenderla nel vicino regno di Bungo. Quando nell'inverno del 1551, richiamato da urgenti affari, il Saverio ritornò in India, in Giappone c'erano oltre 1.000 cristiani. Le fatiche avevano imbiancato i suoi capelli. Quante volte, sempre immerso nella preghiera, aveva dovuto camminare a piedi nudi e sanguinanti o passare a guado fiumi gelati! Quante volte, affamato e intirizzito, era stato cacciato dalle locande a sassate! Sovente cadde esausto sul ciglio delle strade. Per poter proseguire il suo viaggio talora dovette occuparsi come stalliere presso viaggiatori più fortunati.Per i Giapponesi, i Cinesi erano i maestri indiscussi di ogni scibile. Essendosi sempre sentito opporre dai bonzi che se la religione cristiana fosse stata vera, i cinesi l'avrebbero già conosciuta, decise di andarli a convertire. Poiché la prigione o la morte erano la sorte che toccava a tutti gli stranieri che cercavano di entrare in quel paese, il Saverio organizzò un'ambasciata alla corte dell'imperatore della Cina, di cui egli avrebbe fatto parte. A Malacca però l'ammiraglio portoghese in carica, irritato perché non era stato scelto lui come ambasciatore, mandò a monte il progettato viaggio denunciando pubblicamente il Santo come falsificatore di bolle papali e imperiali. Senza lasciarsi abbattere dal grave colpo, l'illuminato apostolo il 17-4-1552 approdò all'isola di Sanciano con un servo cinese convertito, Antonio di Santa Fe. Colà trovò antichi amici che gli offersero ospitalità e un contrabbandiere che per 200 ducati si dichiarò disposto a sbarcarli segretamente alle porte di Canton. Ad un amico il Santo scrisse: "Pregate molto per noi, perché corriamo grande pericolo di essere imprigionati. Tuttavia, già ci consoliamo anticipatamente al pensiero che è meglio essere prigionieri per puro amor di Dio, che essere liberi per avere voluto fuggire il tormento e la pena della croce". Il giorno stabilito il contrabbandiere mancò alla parola data. Nel rigido inverno, il Saverio si ammalò di polmonite, e privo com'era di ogni cura morì in una capanna il 3-12-1552 dopo avere più volte ripetuto: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me! 0 Vergine, Madre di Dio, ricordati di me!". Il suo corpo fu seppellito dal servo nella parte settentrionale dell'isola, in una cassa ripiena di calce. Due anni dopo fu trasportato, integro e intatto, prima a Malacca e poi a Goa, dove si venera nella chiesa del Buon Gesù.Paolo V beatificò il Saverio il 21-10-1619 e Gregorio XV lo canonizzò il 12-3-1622. Si calcola che il Santo missionario abbia conferito il battesimo a circa 30.000 pagani. Il suo continuo peregrinare per lontanissime regioni diede ad alcuni l'impressione che fosse di temperamento volubile. Come legato del papa, pioniere, superiore e provinciale dei Gesuiti, era spiegabile che egli, ardentissimo della gloria di Dio e della salvezza delle anime, sospirasse di prendere visione del suo sterminato territorio per inviarvi gli operai occorrenti. S. Ignazio avrebbe preferito che, invece di pagare di persona, fosse rimasto ad amministrare le missioni dell'India, e avesse inviato a dissodare il terreno altri confratelli. La lettera che gli scrisse per richiamarlo, almeno provvisoriamente, in Europa, giunse quando egli era già morto.

Giovedì della I settimana di Avvento - Vangelo del Giorno- Festa di San Francesco Saverio

Ripensiamo al ministero apostolico di san Francesco Saverio, per ammirare il dinamismo che lo animò sempre. San Francesco Saverio fu mandato nelle Indie, come dire, allora nel 1542 all'estremità del mondo, dove si arrivava con viaggi lunghissimi e pieni di pericoli. Subito si diede all'evangelizzazione, ma non in un solo posto, bensì in numerose città e villaggi, viaggiando continuamente, senza temere né intemperie nè pericoli di ogni genere. E non si accontentò delle Indie, che pure erano un campo immenso di apostolato, che sarebbe bastato per parecchie vite d'uomo. Egli era spinto dall'urgenza di estendere il regno di Dio, di preparare dovunque la venuta del Signore e così, dopo appena due anni, giunge a Ceyfon e poi ancora più lontano, alle isole Molucche. Torna in India per confermare i risultati della sua evangelizzazione, per organizzare, per dare nuovo impulso all'opera dei suoi compagni, ma non vi rimane a lungo. Vuoi andare ancora più lontano, in Giappone, perché gli hanno detto che è un regno molto importante, ed egli spera che la conversione del Giappone possa influire su tutto l'Estremo Oriente. E in Giappone riprende i suoi viaggi estenuanti, estate e inverno, sotto la neve, con fatiche estreme. Torna dal Giappone, ma il suo desiderio lo spinge verso la Cina. Ed è proprio mentre tenta di penetrare in questo immenso impero che muore nell'isola di Sanchian nel 1552. In una decina di anni ha percorso migliaia e migliaia di chilometri, malgrado le difficoltà del tempo, si è rivolto a numerosi popoli, in tutte le lingue, con mezzi di fortuna. Tutto questo rivela un dinamismo straordinario, che egli attingeva nella preghiera e nella unione con il Signore, nella unione al mistero di Dio che vuole comunicarsi. Anche Gesù, per venire in mezzo a noi, ha superato una distanza infinita: ha lasciato il Padre, come dice il Vangelo giovanneo, per venire nel mondo. E nel suo breve ministero di tre anni ha continuato questo viaggio: si spostava continuamente, non aspettava che la gente andasse da lui, ma percorreva città e villaggi per annunciare la buona novella del regno. E ora? Ora, se si vuole che Gesù venga, bisogna agire nello stesso modo: non aspettare che gli altri vengano da noi, ma andare noi da loro. San Francesco Saverio ha dovuto fare viaggi enormi, è continuamente andato verso gli altri, sospinto dall'urgenza di preparare dovunque la venuta del Signore, e in questo modo ha preparato la venuta del Signore in se stesso. Dopo essersi estenuato, dopo aver speso tutte sue forze, la sua intelligenza, il suo cuore, egli riceveva il Signore a tal punto che lo supplicava di limitare un po' le grazie di cui lo inondava. suo viso era radioso, il suo cuore fremeva, si dilatava: egli aveva seguito in pieno l'ispirazione che il Signore gli aveva dato e per questo il mistero di Cristo si rinnovava nel suo intimo. Andare agli altri, senza aspettare che siano essi a venire: ecco la missione della Chiesa, la missione di ogni cristiano, ognuno nella sua situazione concreta. Se vogliamo che il Signore venga a noi, noi dobbiamo preparare la sua venuta negli altri, dobbiamo andare da loro, corrispondendo al dinamismo della misericordia divina. È questa la rivelazione del Nuovo Testamento, che completa quella dell'Antico: la rivelazione di una misericordia che si diffonde, sempre più lontano. Accogliamo la rivelazione di questo dinamismo dell'amore che viene da Dio: se vogliamo ricevere Cristo in noi dobbiamo essere pronti a portarlo agli altri, seguendo questo movimento che ci porta sempre fuori di noi stessi, verso gli altri con grande amore. E questo l'insegnamento che ci viene dalla vita di san Francesco Saverio, in modo impressionante. Per ricevere l'amore di Dio bisogna trasmetterlo, per riceverlo di più bisogna averlo dato agli altri molto fedelmente, molto generosamente. Domandiamo al Signore la grazia di corrispondere davvero al desiderio del suo cuore.



Vangelo
Mt 7,21.24-27
Chi fa la volontà del Padre mio, entrerà nel regno dei cieli.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Parola del Signore

Fonte: http://www.lachiesa.it/

mercoledì 2 dicembre 2009

Mercoledì della I settimana di Avvento - Vangelo del Giorno

Vangelo
Mt 15,29-37
Gesù guarisce molti malati e moltiplica i pani.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele.Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.
Parola del Signore

martedì 1 dicembre 2009

Martedì della I settimana di Avvento - Vangelo del Giorno

Vangelo
Lc 10,21-24
Gesù esultò nello Spirito Santo.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».
Parola del Signore

lunedì 30 novembre 2009

Commemorazione di Giorgio I di Seborga


Il 5 Dicembre prossimo, alle ore 11.00, si terrà a Seborga una Santa Messa solenne nella Chiesa di San Bernardo in suffragio di S.A.S. il Principe Giorgio I. Alla cerimonia di suffragio farà seguito una Commemorazione Ufficiale e successivamente alle ore 15.30 ci sarà una riunione del Governo del Principato. La Real Casa d' Epiro sarà rappresentata alla Santa Messa e alla Commemorazione Ufficiale da Sua Eccellenza il Conte Alessandro Mario Segnini Bocchia di San Lorenzo. Comunichiamo altresì che La Gazzetta di Seborga ha pubblicato le condoglianze inviate al Governo dal Gran Principe d'Epiro http://gazzettadiseborga.blogspot.com/

Sant' Andrea Apostolo


Tra gli apostoli è il primo che incontriamo nei Vangeli: il pescatore Andrea, nato a Bethsaida di Galilea, fratello di Simon Pietro. Il Vangelo di Giovanni (cap. 1) ce lo mostra con un amico mentre segue la predicazione del Battista; il quale, vedendo passare Gesù da lui battezzato il giorno prima, esclama: "Ecco l’agnello di Dio!". Parole che immediatamente spingono Andrea e il suo amico verso Gesù: lo raggiungono, gli parlano e Andrea corre poi a informare il fratello: "Abbiamo trovato il Messia!". Poco dopo, ecco pure Simone davanti a Gesù; il quale "fissando lo sguardo su di lui, disse: “Tu sei Simone, figlio di Giovanni: ti chiamerai Cefa”". Questa è la presentazione. Poi viene la chiamata. I due fratelli sono tornati al loro lavoro di pescatori sul “mare di Galilea”: ma lasciano tutto di colpo quando arriva Gesù e dice: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini" (Matteo 4,18-20).Troviamo poi Andrea nel gruppetto – con Pietro, Giacomo e Giovanni – che sul monte degli Ulivi, “in disparte”, interroga Gesù sui segni degli ultimi tempi: e la risposta è nota come il “discorso escatologico” del Signore, che insegna come ci si deve preparare alla venuta del Figlio dell’Uomo "con grande potenza e gloria" (Marco 13). Infine, il nome di Andrea compare nel primo capitolo degli Atti con quelli degli altri apostoli diretti a Gerusalemme dopo l’Ascensione.E poi la Scrittura non dice altro di lui, mentre ne parlano alcuni testi apocrifi, ossia non canonici. Uno di questi, del II secolo, pubblicato nel 1740 da L.A. Muratori, afferma che Andrea ha incoraggiato Giovanni a scrivere il suo Vangelo. E un testo copto contiene questa benedizione di Gesù ad Andrea: "Tu sarai una colonna di luce nel mio regno, in Gerusalemme, la mia città prediletta. Amen". Lo storico Eusebio di Cesarea (ca. 265-340) scrive che Andrea predica il Vangelo in Asia Minore e nella Russia meridionale. Poi, passato in Grecia, guida i cristiani di Patrasso. E qui subisce il martirio per crocifissione: appeso con funi a testa in giù, secondo una tradizione, a una croce in forma di X; quella detta poi “croce di Sant’Andrea”. Questo accade intorno all’anno 60, un 30 novembre.Nel 357 i suoi resti vengono portati a Costantinopoli; ma il capo, tranne un frammento, resta a Patrasso. Nel 1206, durante l’occupazione di Costantinopoli (quarta crociata) il legato pontificio cardinale Capuano, di Amalfi, trasferisce quelle reliquie in Italia. E nel 1208 gli amalfitani le accolgono solennemente nella cripta del loro Duomo. Quando nel 1460 i Turchi invadono la Grecia, il capo dell’Apostolo viene portato da Patrasso a Roma, dove sarà custodito in San Pietro per cinque secoli. Ossia fino a quando il papa Paolo VI, nel 1964, farà restituire la reliquia alla Chiesa di Patrasso.
Fonte: www.santiebeati.it

Luvedì 30 Novembre, festa di Sant'Andrea Apostolo. VANGELO DEL GIORNO

Vangelo
Mt 4,18-22
Essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Parola del Signore

sabato 28 novembre 2009

CONDOGLIANZE


S.A.S. il Gran Principe d'Epiro

Principe Don Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia

Barone della Sede lateranense

Abbiamo appreso solo oggi della morte del Principe Giorgio I che avevamo conosciuto alcuni anni fa, in visita presso il principato di Seborga. Il Principe si era mostrato cordiale ed affabile ed avevamo mantenuto con Lui, in questi anni, un rapporto di amicizia. Porgiamo sentite condoglianze.

Principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia

Principessa consorte Patrizia La Torre Pozzi Sacchi di Santa Sofia

Principessa madre Giuseppina Sacchi di Nicopoli

Morto Giorgio I di Seborga: rivendicava l'indipendenza del "Principato" ligure


È morto il 24 Novembre scorso, all'età di 73 anni, Giorgio I di Seborga, proclamato "Principe" del borgo ligure che si trova alle spalle di Bordighera, in provincia di Imperia, nel 1964. Per anni ha rivendicato l'indipendenza di Seborga dalla Repubblica Italiana in virtù di un antico status.

Le iniziative del Principe per l'indipendenza del borgo. Il principe è morto nella sua abitazione del paese ligure dopo due anni di malattia: era affetto da sclerosi laterale amiotrofica. Negli anni aveva promosso diverse iniziative legate all'indipendenza del Principato, a partire dalla realizzazione di un passaporto simbolico fino al conio di una propria moneta chiamata il Luigino di Seborga, priva di valore legale ma utilizzata come "buono" spendibile in città.

Secondo alcuni abitanti, documenti storici testimonierebbero il diritto all'indipendenza del borgo: il rivendicato statuto del paese - che si considera Stato sovrano sin dall'anno 954 d.C. e Principato dal 1079 - non è però riconosciuto da alcuno stato né organismo internazionale, anche se la località viene considerata da alcuni storici britannici la "prima monarchia costituzionale al mondo". Giorgio I era amico personale del Principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia che si era recato, in passato, alcune volte in visita a Seborga. In segno di stima, durante una visita, Giorgio I aveva voluto donare alla Principessa madre Donna Giuseppina il passaporto del principato ed una collezione di luigini. La Real Casa d'Epiro porge le proprie condoglianze agli abitanti di Seborga.