Cancelleria degli Ordini Dinastici della Real Casa di Epiro

La Cancelleria degli Ordini Dinastici della Real Casa d'Epiro, con il presente vuole rendere edotti tutti coloro che volessero presentare domanda di ammissione nell'Ordine Costantiniano di Epiro di contattare gentilmente il seguente indirizzo di posta elettronica : ordinessgeddiepiro@libero.it

Sperando di avere fatto opera gradita, la Cancelleria degli Ordini Dinastici della Real Casa d'Epiro, coglie l'occasione per porgere cavallereschi saluti.



sabato 30 gennaio 2010

Messaggio dell'Onorevole Michele Rallo

Riceviamo e pubblichiamo il seguente messaggio


Stemma della famiglia dell'On. Michele Rallo



ALLA SEGRETERIA DI
SUA ALTEZZA SERENISSIMA
DON DAVIDE POZZI SACCHI DI SANTA SOFIA


TRAPANI, 29 GENNAIO 2010

APPRENDO DELLA CANDIDATURA DI S.A.S. DON DAVIDE POZZI DI SANTA SOFIA, GRAN PRINCIPE D’EPIRO, ALLA GUIDA DELLO STORICO PRINCIPATO DI SEBORGA.
ME NE RALLEGRO VIVAMENTE, PERCHÉ LA SUA ELEZIONE POTREBBE RAPPRESENTARE QUEL SALTO DI QUALITÀ CHE PERMETTEREBBE AL PICCOLO PRINCIPATO LIGURE DI ACQUISIRE AUTOREVOLEZZA INTERNAZIONALE, LEGANDO LA SUA CAUSA A QUELLA DELL’EPIRO, CHE – COM’È NOTO – PUÒ CONTARE SU PRESTIGIOSI SOSTENITORI IN TUTTA EUROPA ED ANCHE OLTREOCEANO.
ESPRIMO, QUINDI, LE MIE FELICITAZIONI E FORMULO I MIGLIORI AUGURI.

ON. MICHELE RALLO

La Casa Imperiale turca invita il Gran Principe d'Epiro ad una propria manifestazione


Il Gran Principe d'Epiro è stato invitato all' Ottoman Dynasty Ball che si terrà il 22 Maggio prossimo all'Holiday Inn Hotel di Bursa, Turchia. L' evento in sè è eccezionale perchè mai la Casa Imperiale turca ha invitato ex "nemici" alle proprie manifestazioni. Gli epiroti, per secoli massacrati dai turchi e privati dei loro diritti, hanno nutrito per secoli, come tutti i popoli balcanici, una profonda avversione per il mondo turco. Il Serenissimo Principe ha pertanto inviato al Capo della Casa Imperiale un proprio telegramma in cui ha comunicato di non poter partecipare a tale manifestazione perchè la sua partecipazione offenderebbe la memoria dei greci, degli epiroti, dei valacchi, caduti sul campo dell'onore per rivendicare nei secoli passati la propria libertà; da un lato ha espresso alla Casa Imperiale il proprio apprezzamento per tale gesto distensivo, dall' altro ha comunicato che una vera pacificazione fra la Turchia ed i popoli balcanici vi potrà essere solo quando il mondo turco riconoscerà gli orrendi crimini compiuti contro i cristiani nei lunghi secoli della dominazione ottomana.

Opera Pia di Terrasanta


Il Gran Principe d' Epiro appartiene fin dal Gennaio scorso all' Opera Pia di Terra Santa, collegata alla Custodia di Terra Santa affidata dalla Santa Sede all' Ordine francescano. In ogni nazione esiste una Commisaria della Custodia di Terra Santa e, poichè il Serenissimo Principe gode di grande simpatia in Argentina ed in tutto il Sudamerica, gli è stato chiesto di aggregarsi alla Commissaria argentina. Egli ha accettato la proposta con grande piacere.

STORIA CONTEMPORANEA DELL'EUROPA ORIENTALE

sito diretto da Michele Rallo

Il sito è interamente dedicato alla storia contemporanea dell'Europa Orientale, dal Congresso di Vienna alla caduta dei regimi comunisti.

Lo dirige Michele Rallo, storico dell'Europa Orientale e della politica estera italiana in rapporto all'Europa Orientale. Autore di numerosi libri consacrati all'argomento, Rallo è stato peraltro deputato al Parlamento nazionale per due legislature e membro della Commissione Esteri della Camera dei Deputati. E' affiancato dal giornalista Alberto Rosselli, turcologo e cultore di storia militare, nonché direttore della rivista "Storia Verità".

Il sito si articola in Sezioni e Sottosezioni: le prime tre Sezioni sono dedicate ai tre Imperi dell'Europa orientale (l'austrungarico, l'ottomano ed il russo) ed ai rispettivi Stati successori. Seguono altre quattro Sezioni di carattere più specifico: la politica estera italiana e l'Europa Orientale, appunti di storia militare dell'Europa Orientale (a cura di Alberto Rosselli), sovrani e case reali dell'Europa Orientale, il fascismo e l'Europa Orientale.

Le sette Sezioni iniziali comprendono numerosi testi (per lo più selezionati dagli scritti editi ed inediti di Rallo e Rosselli) ed una ricchissima documentazione iconografica. Questa è costituita non soltanto da fotografie di grande interesse, ma anche da materiale di altro genere: inedite cartine geografiche, ricostruzioni di simboli ed emblemi, riproduzione di manifesti, stampe d'epoca, eccetera.

Altre due Sezioni, infine, sono dedicate alla pubblicazione di schede bibliografiche illustrate, alcune delle quali consacrate alla ricchissima (e dimenticata) produzione libraria italiana relativa ai paesi dell'Europa Orientale negli anni '20-40.

Il sito www.europaorientale.net aspira a divenire il sito più completo fra quelli dedicati alla storia contemporanea dell'Europa Orientale.

giovedì 28 gennaio 2010

L'INNO AKATHISTOS


È uno tra i più famosi inni che la Chiesa Ortodossa dedica alla Theotokos (Genitrice di Dio).
Akathistos si chiama per antonomasia quest'inno liturgico del secolo V, che fu e resta il modello di molte composizioni innografiche e litaniche, antiche e recenti."Akathistos" non è il titolo originario, ma una rubrica:"a-kathistos" in greco significa "non-seduti", perché la Chiesa ingiunge di cantarlo o recitarlo "stando in piedi", come si ascolta il Vangelo, in segno di riverente ossequio alla Madre di Dio.

La struttura metrica e sillabica dell'Akathistos si ispira alla celeste Gerusalemme descritta dal cap. 21 dell'Apocalisse, da cui desume immagini e numeri: Maria è cantata come identificazione della Chiesa, quale "Sposa" senza sposo terreno, Sposa vergine dell'Agnello, in tutto il suo splendore e la sua perfezione.

L'inno consta di 24 stanze (in greco: oikoi), quante sono le lettere dell'alfabeto greco con le quali progressivamente ogni stanza comincia. Ma fu sapientemente progettato in due parti distinte, su due piani congiunti e sovrapposti - quello della storia e quello della fede -, e con due prospettive intrecciate e complementari - una cristologica, l'altra ecclesiale -, nelle quali è calato e s'illumina il mistero della Madre di Dio. Le due parti dell'inno a loro volta sono impercettibilmente suddivise ciascuna in due sezioni di 6 stanze: tale suddivisione è presente in modo manifesto nell'attuale celebrazione liturgica. L'inno tuttavia procede in maniera binaria, in modo che ogni stanza dispari trova il suo complemento - metrico e concettuale - in quella pari che segue. Le stanze dispari si ampliano con 12 salutazioni mariane, raccolte attorno a un loro fulcro narrativo o dommatico, e terminano con l'efimnio o ritornello di chiusa: "Gioisci, sposa senza nozze!". Le stanze pari invece, dopol'enunciazione del tema quasi sempre a sfondo cristologico, terminano con l'acclamazione a Cristo: "Alleluia!". Così l'inno si presenta cristologico insieme e mariano, subordinando la Madre al Figlio, la missione materna di Maria all'opera universale di salvezza dell'unico Salvatore.

La prima parte dell'Akathistos (stanze 1-12) segue il ciclo del Natale, ispirato ai Vangeli dell'Infanzia (Lc 1-2; Mt 1-2).
Essa propone e canta il mistero dell'incarnazione (stanze 1-4), l'effusione della grazia su Elisabetta e Giovanni (stanza 5),la rivelazione a Giuseppe (stanza 6), l'adorazione dei pastori(stanza 7), l'arrivo e l'adorazione dei magi (stanze 8-10), la fuga in Egitto (stanza 11), l'incontro con Simeone (stanza 12): eventi che superano il dato storico e diventano lettura simbolica della grazia che si effonde, della creatura che l'accoglie, dei pastori che annunciano il Vangelo, dei lontani che giungono alla fede, del popolo di Dio che uscendo dal fonte battesimale percorre il suo luminoso cammino verso la Terra promessa e giunge alla conoscenza profonda del Cristo.

La seconda parte (stanze 13-24) propone e canta ciò che la Chiesa al tempo di Efeso e di Calcedonia professava di Maria, nel mistero del Figlio Salvatore e della Chiesa dei salvati. Maria è la Nuova Eva, vergine di corpo e di spirito, che col Frutto del suo grembo riconduce i mortali al paradiso perduto (stanza 13); è la Madre di Dio, che diventando sede e trono dell'Infinito, apre le porte del cielo e vi introduce gli uomini (stanza 15); è la Vergine partoriente, che richiama la mente umana a chinarsi davanti al mistero di un parto divino e ad illuminarsi di fede (stanza 17); è la Sempre-vergine, inizio della verginità della Chiesa consacrata a Cristo, sua perenne custode e amorosa tutela (stanza 19); è la Madre dei Sacramenti pasquali, che purificano e divinizzano l'uomo e lo nutrono del Cibo celeste (stanza 21); è l'Arca Santa e il Tempio vivente di Dio, che precede e protegge il peregrinare della Chiesa e dei fedeli verso l'ultima Pasqua (stanza 23); è l'Avvocata di misericordia nell'ultimo giorno (stanza 24).

L'Akathistos è una composizione davvero ispirata. Conserva un valore immenso:
— a motivo del suo respiro storico-salvifico, che abbraccia tutto il progetto di Dio coinvolgendo la creazione e le creature, dalle origini all'ultimo termine, in vista della loro pienezza in Cristo;
— a motivo delle fonti, le più pure: la Parola di Dio dell'Antico e del Nuovo Testamento, sempre presente in modo esplicito o implicito; la dottrina definita dai Concili di Nicea (325), di Efeso (431) e di Calcedonia (451), dai quali direttamente dipende; le esposizioni dottrinali dei più grandi Padri orientali del IV e del V secolo, dai quali desume concetti e lapidarie asserzioni;
— a motivo di una sapiente metodologia mistagogica, con la quale — assumendo le immagini più eloquenti dalla creazione e dalle Scritture — eleva passo passo la mente e la porta alle soglie del mistero contemplato e celebrato: quel mistero del Verbo incarnato e salvatore che — come afferma il Vaticano II — fa di Maria il luogo d'incontro e di riverbero dei massimi dati della fede (cf Lumen Gentium 65).

Circa l'Autore, quasi tutta la tradizione manoscritta trasmette anonimo l'inno Akathistos. La versione latina redatta dal Vescovo Cristoforo di Venezia intorno all'anno 800, che tanto influsso esercitò sulla pietà del medioevo occidentale, porta il nome di Germano di Costantinopoli ( 733). Oggi però la critica scientifica propende ad attribuirne la composizione ad uno dei Padri di Calcedonia: in tal modo, questo testo venerando sarebbe il frutto maturo della tradizione più antica della Chiesa ancora indivisa delle origini, degno di essere assunto e cantato da tutte le Chiese e comunità ecclesiali.


INNO


PARTE NARRATIVA


1. Il più eccelso degli Angeli fu mandato dal Cielo
per dir "Ave" alla Madre di Dio.
Al suo incorporeo saluto
vedendoti in Lei fatto uomo,
Signore,
in estasi stette,
acclamando la Madre così:

Ave, per Te la gioia risplende;
Ave, per Te il dolore s'estingue.
Ave, salvezza di Adamo caduto;
Ave, riscatto del pianto di Eva.
Ave, Tu vetta sublime a umano intelletto;
Ave, Tu abisso profondo agli occhi degli Angeli.
Ave, in Te fu elevato il trono del Re;
Ave, Tu porti Colui che il tutto sostiene.
Ave, o stella che il Sole precorri;
Ave, o grembo del Dio che s'incarna.
Ave, per Te si rinnova il creato;
Ave, per Te il Creatore è bambino.
Ave, Sposa non sposata!

2. Ben sapeva Maria
d'esser Vergine sacra e così a Gabriele diceva:
«Il tuo singolare messaggio
all'anima mia incomprensibile appare:
da grembo di vergine
un parto predici, esclamando:
Alleluia!»

3. Desiderava la Vergine
di capire il mistero
e al nunzio divino chiedeva:
«Potrà il verginale mio seno
mai dare alla luce un bambino?
Dimmelo!»
E Quegli riverente
acclamandola disse così:

Ave, Tu guida al superno consiglio;
Ave, Tu prova d'arcano mistero.
Ave, Tu il primo prodigio di Cristo;
Ave, compendio di sue verità.
Ave, o scala celeste
che scese l'Eterno;
Ave, o ponte che porti gli uomini al cielo.
Ave, dai cori degli Angeli cantato portento;
Ave, dall'orde dei dèmoni esecrato flagello.
Ave, la Luce ineffabile hai dato;
Ave, Tu il «modo» a nessuno hai svelato.
Ave, la scienza dei dotti trascendi;
Ave, al cuor dei credenti risplendi.
Ave, Sposa non sposata!

4. La Virtù dell'Altissimo
adombrò e rese Madre
la Vergine ignara di nozze:
quel seno, fecondo dall'alto,
divenne qual campo ubertoso per tutti,
che vogliono coglier salvezza
cantando così:
Alleluia!

5. Con in grembo il Signore
premurosa Maria
ascese e parlò a Elisabetta.
Il piccolo in seno alla madre
sentì il verginale saluto,
esultò,
e balzando di gioia
cantava alla Madre di Dio:

Ave, o tralcio di santo Germoglio;
Ave, o ramo di Frutto illibato.
Ave, coltivi il divino Cultore;
Ave, dai vita all'Autor della vita.
Ave, Tu campo che frutti ricchissime grazie;
Ave, Tu mensa che porti pienezza di doni.
Ave, un pascolo ameno Tu fai germogliare;
Ave, un pronto rifugio prepari ai fedeli.
Ave, di suppliche incenso gradito;
Ave, perdono soave del mondo.
Ave, clemenza di Dio verso l'uomo;
Ave, fiducia dell'uomo con Dio.
Ave, Sposa non sposata!

6. Con il cuore in tumulto
fra pensieri contrari
il savio Giuseppe ondeggiava:
tutt'ora mirandoti intatta
sospetta segreti sponsali, o illibata!
Quando Madre ti seppe
da Spirito Santo, esclamò:
Alleluia!

7. I pastori sentirono
i concerti degli Angeli
al Cristo disceso tra noi.
Correndo a vedere il Pastore,
lo mirano come agnellino innocente
nutrirsi alla Vergine in seno,
cui innalzano il canto:

Ave, o Madre all'Agnello Pastore,
Ave, o recinto di gregge fedele.
Ave, difendi da fiere maligne,
Ave, Tu apri le porte del cielo.
Ave, per Te con la terra esultano i cieli,
Ave, per Te con i cieli tripudia la terra.
Ave, Tu sei degli Apostoli la voce perenne,
Ave, dei Martiri sei l'indomito ardire.
Ave, sostegno possente di fede,
Ave, vessillo splendente di grazia.
Ave, per Te fu spogliato l'inferno,
Ave, per Te ci vestimmo di gloria.
Ave, Vergine e Sposa!

8. Osservando la stella
che guidava all'Eterno,
ne seguirono i Magi il fulgore.
Fu loro sicura lucerna
andando a cercare il Possente,
il Signore.
Al Dio irraggiungibile giunti,
l'acclaman beati:
Alleluia!

9. Contemplarono i Magi
sulle braccia materne
l'Artefice sommo dell'uomo.
Sapendo ch'Egli era il Signore
pur sotto l'aspetto di servo,
premurosi gli porsero i doni,
dicendo alla Madre beata:

Ave, o Madre dell'Astro perenne,
Ave, o aurora di mistico giorno.
Ave, fucine d'errori Tu spegni,
Ave, splendendo conduci al Dio vero.
Ave, l'odioso tiranno sbalzasti dal trono,
Ave, Tu il Cristo ci doni clemente Signore.
Ave, sei Tu che riscatti dai riti crudeli,
Ave, sei Tu che ci salvi dall'opre di fuoco.
Ave, Tu il culto distruggi del fuoco,
Ave, Tu estingui la fiamma dei vizi.
Ave, Tu guida di scienza ai credenti,
Ave, Tu gioia di tutte le genti.
Ave, Vergine e Sposa!

10. Banditori di Dio
diventarono i Magi
sulla via del ritorno.
Compirono il tuo vaticinio
e Te predicavano, o Cristo,
a tutti, noncuranti d'Erode,
lo stolto, incapace a cantare:
Alleluia!

11. Irradiando all'Egitto
lo splendore del vero,
dell'errore scacciasti la tenebra:
ché gli idoli allora, o Signore,
fiaccati da forza divina caddero;
e gli uomini, salvi,
acclamavan la Madre di Dio:

Ave, riscossa del genere umano,
Ave, disfatta del regno d'inferno.
Ave, Tu inganno ed errore calpesti,
Ave, degl'idoli sveli la frode.
Ave, Tu mare che inghiotti il gran Faraone,
Ave, Tu roccia che effondi le Acque di Vita.
Ave, colonna di fuoco che guidi nel buio,
Ave, riparo del mondo più ampio che nube.
Ave, datrice di manna celeste,
Ave, ministra di sante delizie.
Ave, Tu mistica terra promessa,
Ave, sorgente di latte e di miele.
Ave, Vergine e Sposa!

12. Stava già per lasciare
questo mondo fallace
Simeone, ispirato vegliardo.
Qual pargolo a lui fosti dato,
ma in Te riconobbe il Signore perfetto,
e ammirando stupito
l'eterna sapienza esclamò:
Alleluia!



PARTE TEMATICA


13. Di natura le leggi
innovò il Creatore,
apparendo tra noi, suoi figlioli:
fiorito da grembo di Vergine,
lo serba qual era da sempre, inviolato:
e noi che ammiriamo il prodigio
cantiamo alla Santa:

Ave, o fiore di vita illibata,
Ave, corona di casto contegno.
Ave, Tu mostri la sorte futura,
Ave, Tu sveli la vita degli Angeli.
Ave, magnifica pianta che nutri i fedeli,
Ave, bell'albero ombroso che tutti ripari.
Ave, Tu in grembo portasti la Guida agli erranti,
Ave, Tu desti alla luce Chi affranca gli schiavi.
Ave, Tu supplica al Giudice giusto,
Ave, perdono per tutti i traviati.
Ave, Tu veste ai nudati di grazia,
Ave, Amore che vinci ogni brama.
Ave, Vergine e Sposa!

14. Tale parto ammirando,
ci stacchiamo dal mondo
e al cielo volgiamo la mente.
Apparve per questo fra noi,
in umili umane sembianze l'Altissimo,
per condurre alla vetta
coloro che lieti lo acclamano:
Alleluia!

15. Era tutto qui in terra,
e di sé tutti i cieli
riempiva il Dio Verbo infinito:
non già uno scambio di luoghi,
ma un dolce abbassarsi di Dio verso l'uomo
fu nascer da Vergine,
Madre che tutti acclamiamo:

Ave, Tu sede di Dio, l'Infinito,
Ave, Tu porta di sacro mistero.
Ave, dottrina insicura per gli empi,
Ave, dei pii certissimo vanto.
Ave, o trono più santo del trono cherubico,
Ave, o seggio più bello del seggio serafico.
Ave, o tu che congiungi opposte grandezze,
Ave, Tu che sei in una e Vergine e Madre.
Ave, per Te fu rimessa la colpa,
Ave, per Te il paradiso fu aperto.
Ave, o chiave del regno di Cristo,
Ave, speranza di eterni tesori.
Ave, Vergine e Sposa!

16. Si stupirono gli Angeli
per l'evento sublime
della tua Incarnazione divina:
ché il Dio inaccessibile a tutti
vedevano fatto accessibile, uomo,
dimorare fra noi
e da ognuno sentirsi acclamare:
Alleluia!

17. Gli oratori brillanti
come pesci son muti
per Te, Genitrice di Dio:
del tutto incapaci di dire
il modo in cui Vergine e Madre Tu sei.
Ma noi che ammiriamo il mistero
cantiamo con fede:

Ave, sacrario d'eterna Sapienza,
Ave, tesoro di sua Provvidenza.
Ave, Tu i dotti riveli ignoranti,
Ave, Tu ai retori imponi il silenzio.
Ave, per Te sono stolti sottili dottori,
Ave, per Te vengon meno autori di miti.
Ave, di tutti i sofisti disgreghi le trame,
Ave, Tu dei Pescatori riempi le reti.
Ave, ci innalzi da fonda ignoranza,
Ave, per tutti sei faro di scienza.
Ave, Tu barca di chi ama salvarsi,
Ave, Tu porto a chi salpa alla Vita.
Ave, Vergine e Sposa!

18. Per salvare il creato,
il Signore del mondo,
volentieri discese quaggiù.
Qual Dio era nostro Pastore,
ma volle apparire tra noi come Agnello:
con l'umano attraeva gli umani,
qual Dio l'acclamiamo:
Alleluia!

19. Tu difesa di vergini,
Madre Vergine sei,
e di quanti ricorrono a Te:
che tale ti fece il Signore
di tutta la terra e del cielo, o illibata,
abitando il tuo grembo
e invitando noi tutti a cantare:

Ave, colonna di sacra purezza,
Ave, Tu porta d'eterna salvezza.
Ave, inizio di nuova progenie,
Ave, datrice di beni divini.
Ave, Tu vita hai ridato ai nati nell'onta,
Ave, hai reso saggezza ai privi di senno.
Ave, o Tu che annientasti il gran seduttore,
Ave, o Tu che dei casti ci doni l'autore.
Ave, Tu grembo di nozze divine,
Ave, che unisci i fedeli al Signore.
Ave, di vergini alma nutrice,
Ave, che l'anime porti allo Sposo.
Ave, Vergine e Sposa!


20. Cede invero ogni canto
che presuma eguagliare
le tue innumerevoli grazie.
Se pure ti offrissimo inni
per quanti granelli di sabbia, Signore,
mai pari saremmo ai tuoi doni
che desti a chi canta:
Alleluia!

21. Come fiaccola ardente
per che giace nell'ombre
contempliamo la Vergine santa,
che accese la luce divina
e guida alla scienza di Dio tutti,
splendendo alle menti
e da ognuno è lodata col canto:

Ave, o raggio di Sole divino,
Ave, o fascio di Luce perenne.
Ave, rischiari qual lampo le menti,
Ave, qual tuono i nemici spaventi.
Ave, per noi sei la fonte dei sacri Misteri,
Ave, Tu sei la sorgente dell'Acque abbondanti.
Ave, in Te raffiguri l'antica piscina,
Ave, le macchie detergi dei nostri peccati.
Ave, o fonte che l'anime mondi,
Ave, o coppa che versi letizia.
Ave, o fragranza del crisma di Cristo,
Ave, Tu vita del sacro banchetto.
Ave, Vergine e Sposa!

22. Condonare volendo
ogni debito antico,
fra noi, il Redentore dell'uomo
discese e abitò di persona:
fra noi che avevamo perduto la grazia.
Distrusse lo scritto del debito,
e tutti l'acclamano:
Alleluia!

23. Inneggiando al tuo parto
l'universo ti canta
qual tempio vivente, o Regina!
Ponendo in tuo grembo dimora
Chi tutto in sua mano contiene, il Signore,
tutta santa ti fece e gloriosa
e ci insegna a lodarti:

Ave, o «tenda» del Verbo di Dio,
Ave, più grande del «Santo dei Santi».
Ave, Tu «Arca» da Spirito aurata,
Ave, «tesoro» inesausto di vita.
Ave, diadema prezioso dei santi sovrani,
Ave, dei pii sacerdoti Tu nobile vanto.
Ave, Tu sei per la Chiesa qual torre possente,
Ave, Tu sei per l'Impero qual forte muraglia.
Ave, per Te innalziamo trofei,
Ave, per Te cadon vinti i nemici.
Ave, Tu farmaco delle mie membra,
Ave, salvezza dell'anima mia.
Ave, Vergine e Sposa!

24. Grande ed inclita Madre,
Genitrice del sommo fra i Santi,
Santissimo Verbo,
or degnati accogliere il canto!
Preservaci da ogni sventura, tutti!
Dal castigo che incombe
Tu libera noi che gridiamo:
Alleluia!

Festa di San Tommaso d'Aquino

La parola di Gesù "Voi siete la luce del mondo" si può applicare a molte vocazioni cristiane ma è particolarmente adatta a un santo come Tommaso d'Aquino i cui scritti illuminano ancora oggi il pensiero cristiano e tutto il pensiero umano
La prima lettura ci fa intravedere qual è la condizione per poter essere la luce del mondo; non si tratta semplicemente di usare la propria intelligenza per ricercare il segreto delle cose ma prima di tutto di mettere la propria intelligenza in relazione con Dio. "Alla tua luce vedremo la luce" dice un salmo: per vedere la luce presente nella creazione di Dio bisogna essere in rapporto con lui. Ecco perché non esiste vera sapienza senza preghiera. "Pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito della sapienza" (Sap 7,7>.
Tommaso d'Aquino è stato un santo contemplativo: il suo ideale era trasmettere agli altri le cose che egli stesso aveva contemplato, cioè capite nella preghiera, capite nel rapporto con Dio. L'intelligenza da sola può certamente fare molte cose, costruire sistemi di idee, ma sono sistemi che non corrispondono alla sapienza, hanno un effetto devastatore. Qualcuno ha detto che il mondo moderno è completamente disorientato perché gli sono state date idee cristiane impazzite. L'aspirazione alla verità, alla libertà, alla fraternità sono idee cristiane sono aspirazioni evangeliche ma se si cerca di soddisfarle prescindendo dal legame vivo con Dio il risultato è quello di mettere negli uomini una specie di febbre che impedisce di trovare il giusto equilibrio e spinge a tutti gli eccessi: ecco le rivoluzioni violente, i turbamenti continui...
Invece san Tommaso d'Aquino è sempre rimasto profondamente unito a Dio, ha pregato per ottenere quell'intelligenza vera, dinamica, equilibrata che proviene dal creatore; per questo ha potuto accogliere anche idee pagane. Non ha avuto paura di studiare Aristotele e di cercare nelle sue opere luce per capire meglio il mondo creato da Dio. Lungi dall'essere propagatore di idee cristiane impazzite egli è anzi riuscito a rendere sapienti le idee pagane; è stato aperto in modo straordinario a tutta la creazione di Dio a tutte le idee umane proprio perché viveva intensamente il suo personale rapporto con Dio. "Mi conceda Dio di parlare secondo conoscenza e di pensare in modo degno dei doni ricevuti" dice il Libro della Sapienza (7, 15): il rapporto con Dio non ririipicciolisce il cuore, non rattrappisce l'intelligenza, anzi dà il gusto di penetrare in tutti gli splendori della creazione.
Nella Chiesa ci sono molte vocazioni. Alcuni sono chiamati ad insistere fino al paradosso sul rifiuto della sapienza umana; san Paolo per esempio ha dei passi addirittura violenti contro la filosofia: la sua vocazione era di insistere sul messaggio cristiano fino a farlo sembrare incompatibile con la filosofia umana. Altri come Tommaso d'Aquino hanno la vocazione di far vedere che tra loro è possibile una profonda conciliazione che avviene quando si è rinunciato all'autonomia umana per darsi tutto a Dio: si è completamente all'unisono con il creatore ed egli ci mette profondamente in accordo con la creazione.
Domandiamo al Signore che apra il nostro spirito ad accogliere in pieno la sua luce in modo da poter attirare quelli che ne sono in ricerca; che siamo davvero anime viventi del rapporto con Dio e proprio per questo capaci di orientare verso tutte le ricchezze dell'universo.

Prima lettura

2Sam 7,18-19.24-29
Chi sono io, Signore Dio, e che cos’è la mia casa?

Dal secondo libro di Samuèle

Dopo che Natan gli ebbe parlato, il re Davide andò a presentarsi davanti al Signore e disse: «Chi sono io, Signore Dio, e che cos’è la mia casa, perché tu mi abbia condotto fin qui? E questo è parso ancora poca cosa ai tuoi occhi, Signore Dio: tu hai parlato anche della casa del tuo servo per un lontano avvenire: e questa è legge per l’uomo, Signore Dio! Hai stabilito il tuo popolo Israele come popolo tuo per sempre, e tu, Signore, sei diventato Dio per loro.
Ora, Signore Dio, la parola che hai pronunciato sul tuo servo e sulla sua casa confermala per sempre e fa’ come hai detto. Il tuo nome sia magnificato per sempre così: “Il Signore degli eserciti è il Dio d’Israele!”. La casa del tuo servo Davide sia dunque stabile davanti a te! Poiché tu, Signore degli eserciti, Dio d’Israele, hai rivelato questo al tuo servo e gli hai detto: “Io ti edificherò una casa!”. Perciò il tuo servo ha trovato l’ardire di rivolgerti questa preghiera.
Ora, Signore Dio, tu sei Dio, le tue parole sono verità. Hai fatto al tuo servo queste belle promesse. Dégnati dunque di benedire ora la casa del tuo servo, perché sia sempre dinanzi a te! Poiché tu, Signore Dio, hai parlato e per la tua benedizione la casa del tuo servo è benedetta per sempre!».

Parola di Dio

Salmo responsoriale

Sal 131

Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre.

Ricòrdati, Signore, di Davide,
di tutte le sue fatiche,
quando giurò al Signore,
al Potente di Giacobbe fece voto.

«Non entrerò nella tenda in cui abito,
non mi stenderò sul letto del mio riposo,
non concederò sonno ai miei occhi
né riposo alle mie palpebre,
finché non avrò trovato un luogo per il Signore,
una dimora per il Potente di Giacobbe».

Il Signore ha giurato a Davide,
promessa da cui non torna indietro:
«Il frutto delle tue viscere
io metterò sul tuo trono!

Se i tuoi figli osserveranno la mia alleanza
e i precetti che insegnerò loro,
anche i loro figli per sempre
siederanno sul tuo trono».

Sì, il Signore ha scelto Sion,
l’ha voluta per sua residenza:
«Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre:
qui risiederò, perché l’ho voluto».


Canto al Vangelo (Sal 118,105)
Alleluia, alleluia.
Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
Alleluia.


Vangelo


Mc 4,21-25
La lampada viene per essere messa sul candelabro. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

Parola del Signore



sabato 23 gennaio 2010

Intervista a S.A.S. il Principe Don Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia


Di seguito riportiamo una intervista rilasciata nell'anno 2007 da S.A.S. il Principe Don Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia.

Principe Pozzi, quali sono i suoi contatti con l’Epiro?

La situazione dell’Epiro del Nord è difficile; nonostante in Albania, grazie a Dio, sia caduto da tempo il comunismo, il regime albanese è ancora autoritario e non garantisce i diritti delle minoranze, per cui ogni contatto deve avvenire in segreto onde evitare ritorsioni a chi vive là.

Fino a primavera avevo un emissario a Himara, cittadino albanese di etnia greca, di professione giornalista free-lance, ma da alcuni mesi i rapporti si sono interrotti, non so se questo sia dovuto ad un giro di vite contro la minoranza greca o se, data la professione di giornalista, egli possa aver dato noia a qualcuno e per questo gli sia capitato qualcosa. Anche in Grecia, però, parlare del diritto all’autodeterminazione dell’ Epiro del Nord non è ben visto, in quanto i nazionalisti greci sognano l’enosis di quella terra alla repubblica ellenica, ci sono dei cugini che vivono a Larissa, Epiro del Sud, territorio greco e mi riferiscono che l’argomento, in Grecia, è tabù.

E quali i contatti con gli esuli?

I rapporti sono stretti.
Negli U.S.A. sono curati dall’Eparchia ortodossa del Nebraska, ma anche da mio cugino il Metropolita ortodosso dell’Illinois Kyrill, che si occupa anche del Canada.

L’assistenza religiosa è garantita dalle Chiese ortodosse sorelle fra cui la Chiesa ortodossa ucraina con Metropolita l’Arcivescovo Haralambos. In America del Sud i contatti con gli esuli, che sono ormai di terza – quarta generazione, sono curati dalla Chiesa ortodossa albanese d’Albania ed Epiro della diaspora e dalla Chiesa ortodossa bielorussa che, fra l’altro, ebbe fra i suoi fondatori il Vescovo albanese Fan Noli, personaggio albanese di spicco prima della Seconda Guerra Mondiale in Albania e, dopo la Seconda Guerra Mondiale, nelle Americhe ove si era rifugiato per sfuggire alle persecuzioni comuniste. Poiché in Grecia, ove vivono degli epiroti, non si può liberamente parlare del problema, si sta studiando con Lord Trowman, cittadino britannico, ma con molte amicizie in Grecia, di aprire là un priorato del mio ordine dinastico dell’Aquila d’Epiro che, partendo da presupposti cavallereschi, potrebbe fungere da trait d’union fra gli esuli in terra greca.

Esiste un’Associazione di esuli in Italia?

No perché i discendenti di epiroti ed albanesi presenti in Italia arrivarono secoli fa ai tempi dell’invasione turca e non sono direttamente connessi al problema dell’ “autonomia” del periodo 1914-1916. Vi sono tuttavia rapporti di cordialità con le loro associazioni culturali, ad esempio con l’Associazione culturale “Arbitalia”.

Cosa farebbe per il Suo Regno se avesse la possibilità di ritornare sul Trono?

Innanzitutto porterei l’Epiro in Europa, introdurrei il bilinguismo greco- albanese, visto che entrambe le lingue sono parlate in quel territorio. Vorrei poi vedere ripristinata l’Autocefalia della Chiesa ortodossa d’Epiro, concessa dal Patriarca di Costantinopoli Germanos V negli anni dieci del Novecento e poi cancellata già negli anni 20 quando la Chiesa d’Epiro venne subordinata al vescovo ortodosso di Tirana. Altro problema: mi piacerebbe veder aprire in Epiro una Eparchia greco-cattolica, infatti colà esistevano greco -cattolici fin dal ‘600, ma in seguito tale Chiesa si è estinta e, caduto il comunismo, Roma ha ripristinato una gerarchia latina, ma non greca.

Come è la vita del pretendente al Trono dell’Epiro?

La mia è una vita normale, lontana dai riflettori e dalla mondanità. Quando mi sono sposato un giornale locale che dedicò alcune pagine all’evento scrisse che avevo”… più l’aria di un mite professore che di un tessitore di trame balcaniche”.

Quali sono le sue passioni, i suoi interessi e i suoi ideali?

Mi piace la storia e mi dedico al giardinaggio, alla numismatica ed all’araldica. Ho rapporti di amicizia e cordialità con diverse Case Sovrane e con vari ordini cavallereschi. Non mi piace l’Italia di oggi, priva di ideali, credo nei valori della tradizione: Dio, Patria e famiglia.

Quale professione svolge?

Sono insegnante di lettere nella scuola superiore di stato. A volte mi accorgo che la gente, quando scopre che lavoro, si meraviglia; esiste infatti, fra la gente, una visione favolistica del nobile che si pensa non lavori e viva di rendita. A chi si meraviglia faccio sempre notare che Emanuele Filiberto fa il bancario, come il figlio di Zahir Scià, l’ex Re d’ Afghanistan, il Duca d’Aosta è imprenditore agricolo e suo figlio Aimone dirigente della filiale Pirelli di Mosca.

Intervista di Matteo Cornelius Sullivan

Saludos al Principe por la candidatura al Principado de Seborga


venerdì 22 gennaio 2010

La candidatura del Gran Principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia ha riscosso interesse all'estero


Seborga - Nel programma di governo anche l'apertura di uffici turistici del Principato a Milano, Brescia, Piacenza, Roma, Monaco di Baviera, Parigi, Mosca, Berna,Berlino ed in altre città per favorire i flussi turistici verso il Principato.

La notizia della candidatura del Gran Principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia ha riscosso grande interesse all'estero. Al candidato sono giunte le felicitazioni di Sua Santità il Patriarca di Costantinopoli, di Sua Santità il Patriarca di Mosca, del Katholicòs d'Armenia, della Casa Imperiale Romanov, della Casa Imperiale d'Etiopia, del Collegio Araldico Russo, della Chiesa Anglicana, del Patriacato latino di Gerusalemme; in caso di sua elezione pare che il Principato del Lietchestein e il Principato di Andorra possano valutare l'apertura di loro delegazioni diplomatiche a Seborga. Il Governatore del Kentucky ed il Governatore dell' Alabama, il Principe è infatti Colonnello onorario dei rispettivi stati, oltre a felicitarsi, se eletto potrebbero valutare l' apertura di uffici commerciali.


Programma di governo del Gran Principe per Seborga


1) Richiesta alla Corte di Giustizia europea di pronunciarsi sull' indipendenza del Principato


2) Richiesta alla Santa Sede di riconoscere gli antichi privilegi "nullius dioecesis" del Principato


3)Apertura di uffici turistici del Principato a Milano, Brescia, Piacenza, Roma, Monaco di Baviera, Parigi, Mosca, Berna,Berlino ed in altre città per favorire i flussi turistici verso il Principato stesso.


4) Richiesta alla Unione Europea di stanziare fondi per lo sviluppo del territorio.


5) Apertura nel Principato di Consolati stranieri.


6) Sviluppo dei rapporti col principato di Monaco e con la repubblica di San Marino.


7) Organizzazione di manifestazioni cavalleresche, storiche e culturali.


8) Accanto al tradizionale conio di luigini, stampa di francobolli celebrativi la cui vendita permetta introiti per le casse del principato, come fa lo S.M.O.M. e San Marino.


9) Ricerca di accordi con forze politiche italiane che sostengano le ragioni dell' indipendenza.


10) Adesione al Parlamento Mondiale della Sicurezza e della pace con un seggio permanente.


11) Adesione all' UNPO organizzazione internazionale di movimenti indipendentisti che rivendicano la propria indipendenza pacificamente.


12) Richiesta di adesione alla Unione Europea: sarebbe un modo per sottolineare la propria indipendenza.



di Ma. Gu.
21/01/2010

giovedì 21 gennaio 2010

Notizie flash

La candidatura del Gran Principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia al trono di Seborga ha destato grande interesse nel mondo dell’ informazione ed è stata riportata con enfasi da diversi quotidiani, fra cui il prestigioso Secolo XIX, Riviera 24 ed Il Sole 24 ore; tali articoli sono consultabili via INTERNET. Dopo la diffusione della notizia anche all’estero, grazie alle delegazioni dei nostri ordini dinastici, il Gran Principe ha ricevuto le felicitazioni di Sua Santità il Patriarca di Mosca, che ha legami di amicizia con la Casa del Principe, della Chiesa Anglicana del Brasile, del Collegio Araldico Russo, della Casa Imperiale d’Etiopia, che si è già detta disponibile ad aprire una propria rappresentanza diplomatica a Seborga nel caso il Principe sia eletto ed in tal senso si sono espressi il Principato di Andorra ed il Principato del Lietchestein. E’ comunque assai probabile che alla fine i Seborghini eleggeranno uno di loro, magari scegliendo al di fuori della rosa dei candidati, ciò nonostante l’Avvocato Miani precisa di aver posto la candidatura del Gran Principe per dare alla competizione uno slancio “verso l’alto” e per pubblicizzare Seborga e la sua causa usando un nome ben conosciuto nel mondo della nobiltà internazionale.

martedì 19 gennaio 2010

Il Gran Principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia candidato a nuovo Principe di Seborga


Stemma del Principato sull´antico palazzo dei monaci
Dopo la scomparsa, a novembre scorso, di Sua Altezza Serenissima il Principe Giorgio I di Seborga e successivamente del successore designato, i seborghini hanno deciso di procedere alle elezione di un nuovo Principe, il Principato è infatti ereditario e non elettivo. Fra i candidati il Gran Principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia il cui nome è stato proposto dall' Avvocato Adolfo Miani, studioso di storia e collaboratore di vari ordini cavallereschi. L'Avv. Miani, già amico del compianto Principe Giorgio I ha pensato che per un rilancio del Principato sia necessario un Principe giovane, con esperienza politica ed amministrativa, il Principe di Santa Sofia è stato, infatti, in passato, sindaco di un paese italiano; egli è inoltre in contatto con diverse Case Reali europee e non solo, ha contatti col mondo politico italiano e potrebbe, in caso di elezione, rilanciare turismo ed economia di Seborga grazie a joint-ventures e finanziamenti europei. Potrebbe inoltre fare di Seborga un centro di incontro di vari ordini cavallereschi e questo porterebbe turismo e, ovvio, denaro al borgo ed ai commercianti locali. I consiglieri del Principe, che da anni si occupa della minoranza greca d'Albania, potrebbero inoltre sfruttare tale esperienza per fare di Seborga la "Monaco" italiana. In origine Seborga era un borgo appartenente ai conti di Ventimiglia. Nel 959 venne ceduto ai monaci benedettini di Lerino, che nel 1660 vi istituirono una zecca (per battere moneta) che cessò l'attività trent'anni dopo, nel 1686. I monaci poi nel 1729 cedettero definitivamente il borgo a Casa Savoia. Con la Liguria Seborga entrò quindi a far parte del Regno di Sardegna prima, del Regno d'Italia e della Repubblica Italiana poi; la legittimità di tali cessioni è però giuridicamente dubbia e taluni giuristi le ritengono prive di validità. Parte della comunità di Seborga rivendica pertanto l'indipendenza dalla Repubblica Italiana in virtù dell’ antico status di principato di cui la località anticamente godeva. Secondo gli abitanti, vari documenti storici testimonierebbero il diritto all'indipendenza del borgo. La località - di cui si sono ripetutamente occupati negli anni novanta numerosi media - viene considerata da alcuni storici britannici la "prima Monarchia costituzionale al mondo".

I cittadini di Seborga eleggono il "Principe", (dal 1963 fino al 25 novembre 2009, data della sua morte, ha "regnato" Giorgio I, al secolo Giorgio Carbone) che è coadiuvato da un consiglio di 15 "Ministri". Il "Principato" conia una "moneta", chiamata Luigino, senza alcun valore legale, ma utilizzata come "buono" spendibile in città; il valore dato al cosiddetto Luigino è fissato in 6 dollari USA. La polizia municipale, dotata di poteri identici a quelli di tutte le altre polizie locali italiane, viene detta guardia ed è dotata di pittoresche uniformi.
Seborga ha delle proprie "targhe automobilistiche" che, però, non possono essere utilizzate se non a latere di quelle italiane. Tali targhe sono applicate solo da chi lo desidera. Vengono anche distribuiti ai richiedenti "passaporti" e "patenti di guida" recanti l'effigie e i timbri del "principato"; alcuni di questi documenti hanno funzione di documento legale del principato mentre altri hanno unicamente funzione folcloristica e di promozione turistica.

sabato 16 gennaio 2010

Storia del Despotato d'Epiro

Il Despotato d'Epiro fu uno degli Stati a nascere dallo smembramento dell'Impero bizantino nel 1204 durante la quarta crociata. Esso reclamò il titolo di "erede" dello stesso Impero, come anche l'Impero di Nicea e l'Impero di Trebisonda.

La nascita di uno stato
La zona dell'Epiro, governata da Michele I, era la vecchia provincia di Nicopoli.

Dopo la caduta di Costantinopoli, nel 1204, i cittadini bizantini cercavano di radunarsi in alcune zone, per difendersi dai Latini. Michele I vide quindi spalancarsi una porta per il dominio nella zona. Prendendo con sé dei soldati a lui fedeli, difese dai Latini l'Epiro; vedendo ciò i cittadini bizantini, sia della Tessaglia che del Peloponneso, si posero sotto il suo protettorato. Michele I fu descritto dai cittadini bizantini come un secondo Noè, in quanto dava riparo ai bizantini dall'"alluvione" dei Latini.
Michele I aveva una famiglia di provenienza Imperiale, visto che Isacco II di Bisanzio e Alessio III di Bisanzio, erano suoi cugini.

Il governo
Michele I d'Epiro, malgrado avesse chiesto a Giovanni Camatero (il vecchio patriarca di Costantinopoli) di riconoscerlo imperatore bizantino, non ebbe questo privilegio. L'ex-patriarca gli preferì Teodoro I di Nicea; non avendo avuto il titolo di imperatore, Michele I si sottomise alla chiesa cattolica.
Enrico di Fiandra domandò a Michele I fedeltà all'impero latino, e la ottenne col matrimonio della figlia di Michele I con suo fratello, Eustachio, nel 1209. Michele I non prestò fede a questa alleanza, confidando nella protezione delle montagne, che avrebbero fermato tutti i Latini con cui avesse stretto e rotto alleanze. Nel frattempo i parenti di Bonifacio fecero rivendicazioni sull'Epiro, e Michele I nel 1210 strinse un'alleanza coi Veneziani per attaccare l'impero di Tessalonica in mano alla casata dei Bonifacio. Michele I si dimostrò disumano coi suoi prigionieri, arrivando a crocifiggere alcuni preti latini. In risposta, Papa Innocenzo III lo scomunicò. Enrico tornò in città in quell'anno e costrinse Michele I ad una nuova alleanza nominale.

La fine
Ma questi si dedicò piuttosto a catturare altre città strategiche che erano in mano latina, come Larissa, Durazzo e Ohrid, e ad assicurarsi il controllo della via Ignazia per Costantinopoli. Egli prese inoltre controllo dei porti sul golfo di Corinto. Nel 1214 catturò Corfù ai Veneziani, ma fu ucciso dal fratellastro Teodoro, che dopo gli subentrò al trono.

Conflitti con Nicea e la Bulgaria
Teodoro si preparò immediatamente per attaccare Tessalonica, e combatté i Bulgari. Enrico di Fiandra morì mentre stava per contrattaccare; nel 1217 Teodoro catturò il suo successore Pietro di Courtenay, e molto probabilmente lo fece uccidere. L'Impero latino, comunque, fu distratto dal crescente potere di Nicea e non poté impedire a Teodoro di prendere Tessalonica nel 1224. Nel 1225, in seguito alla presa di Adrianopoli da parte di Giovanni III di Bisanzio, Teodoro e strappo a sua volta la città a quest'ultimo; si alleò inoltre con i Bulgari e scacciò i Latini dalla Tracia. Nel 1227 Teodoro si incoronò Imperatore bizantino, nonostante non fosse riconosciuto dalla maggior parte dei Greci, specialmente dal Patriarca di Nicea. Nel 1230 ruppe l'alleanza con la Bulgaria, sperando di spodestare Ivan Asen II, che lo aveva trattenuto dall'attaccare Costantinopoli. Nella battaglia di Klokotnitsa (nei pressi di Haskovo, in Bulgaria), lo zar bulgaro sconfisse, catturò ed accecò Teodoro; suo nipote Michele II prese il potere in Epiro. Teodoro fu infine rilasciato e governò Tessalonica come vassallo insieme a suo fratello Manuele.

Sovranità niceana e bizantina
L'Epiro non si riprese mai completamente dalla sconfitta. Michele II perse Tessalonica a favore di Nicea nel 1246 e si alleò con i Latini contro questa. Nel 1248 Giovanni III costrinse Michele a riconoscerlo come Imperatore, e in cambio lo riconobbe Despota d'Epiro. La nipote di Giovanni Maria sposò il figlio di Michele Niceforo; inoltre, nello stesso anno, la figlia di Michele , Anna, sposò Guglielmo II di Villehardouin, principe d'Acaia, e Michele preferì onorare quest'alleanza piuttosto che quella con Giovanni. Egli fu sconfitto nel conflitto seguente e il vecchio despota Teodoro fu nuovamente catturato, morendo in prigionia.
Teodoro II Lascaris si alleò con Michele, e i loro bambini, fidanzati da Giovanni molti anni prima, finalmente si sposarono nel 1256; Teodoro ricevette in cambio Durazzo. Michele non accettò il trasferimento di questa città, e l'anno successivo si rivoltò, sconfiggendo un'armata niceana guidata da Giorgio Acropolita. Mentre Michele marciava su Tessalonica, fu attaccato da Manfredi di Sicilia, che catturò l'Albania e Corfù. Michele allora si alleò immediatamente con lui, dandogli in moglie la figlia Elena. Dopo la morte di Teodoro II, Michele, Manuele e Guglielmo II combatterono il nuovo Imperatore niceano Michele VIII Paleologo. L'alleanza era molto instabile, e nel 1259 Guglielmo fu catturato durante la disastrosa battaglia di Pelagonia. Michele VIII continuò a combattere per conquistare la capitale di Michele II, Arta, lasciando le sole città di Giannina e Vonitsa nelle mani di Michele II. Arta fu recuperata nel 1260, mentre Michele II era impegnato contro Costantinopoli.

Invasioni italiane
Dopo la restaurazione del potere imperiale a Costantinopoli da parte di Michele VIII nel 1261, egli tartassò ripetutamente l'Epiro, costringendo il figlio di Michele II, Niceforo, a sposare sua nipote Anna Cantacuzena nel 1265. Michele VIII considerava l'Epiro uno stato vassallo, mentre Michele II e Niceforo continuavano ad allearsi coi Principi d'Acaia e coi Duchi d'Atene. Nel 1267 Corfù e gran parte dell'Epiro furono catturati da Carlo I d'Angiò, e nel 1271 Michele II morì; Michele VIII non tentò però di annettere direttamente il despotato. Egli permise a Niceforo di succedere e di trattare con Carlo, che prese Durazzo nello stesso anno. Nel 1279 Niceforo si alleò con quest'ultimo contro Michele, accettando di diventare vassallo di Carlo. Subito dopo la sconfitta di Carlo Niceforo egli perse l'Albania a favore dei bizantini.
Sotto Andronico II, Niceforo rinnovò l'alleanza con Costantinopoli; tuttavia fu convinto ad allearsi con Carlo II di Napoli nel 1292, sconfitto in seguito dalla flotta di Andronico. Niceforo diede in sposa la propria figlia al figlio di Carlo, Filippo I di Taranto, e vendette a lui molti dei suoi territori. Dopo la morte di Niceforo l'influenza bizantina crebbe leggermente sotto Anna, cugina di Andronico II, che governò come reggente per il proprio figlio Tommaso. Nel 1306 essa si rivoltò contro Filippo in favore di Andronico; gli abitanti latini furono espulsi, ma fu costretta a restituire alcuni territori a Filippo. Nel 1312 questi smise di reclamare proprio l'Epiro ma pose piuttosto una rivendicazione sul defunto Impero latino.

Collasso del Despotato
Anna riuscì a far sposare Tommaso con una figlia di Andronico, ma egli fu assassinato nel 1318 da Nicola Orsini, che ne sposò la vedova e prese il controllo dello Stato. Egli fu riconosciuto da Andronico, ma fu detronizzato nel 1323 da suo fratello Giovanni. Questi fu avvelenato nel 1335 da sua moglie Anna, che tenne la reggenza per suo figlio Niceforo II Orsini. Nel 1337 Andronico III, arrivato nella zona per supportare gli Albanesi contro gli Ottomani, riconquistò tutto l'Epiro. Niceforo II si rifugiò in Italia, dove la vedova di Filippo di Taranto, Caterina di Valois, lo mise a capo di una rivolta in Epiro. La ribellione fallì, e gli fu fatta sposare Maria Cantacuzena, figlia di Giovanni VI Cantacuzeno.
L'Impero cadde presto in una guerra civile tra Giovanni V Paleologo e Giovanni VI, e l'Epiro cadde nelle mani dei Serbi. Niceforo II riuscì a riconquistarlo nel 1356, aggiungendo all'impero la Tessaglia. Niceforo morì sedando una rivolta albanese nel 1359, e il Despotato fu reintegrato nell'Impero. Fu nuovamente perso nei decenni seguenti a favore della famiglia Tocco di Cefalonia, che in seguito dovette lasciarlo agli Ottomani.

IN VOLO PER HAITI GLI AIUTI DELL'ORDINE DI MALTA

Colonia, 14 gennaio 2010
Otto esperti del Malteser International presteranno i primi soccorsi

E' partita alle 18.00 di oggi con un aereo da Düsseldorf, la squadra del Corpo di soccorso Internazionale dell'Ordine di Malta. Oltre a un medico e a un esperto logistico di Ordre de Malte France, nella squadra ci sono due medici entrambi originari di Haiti e due medici e un esperto di salute pubblica del Corpo di soccorso tedesco dell'Ordine. Capo missione è il coordinatore dei soccorsi d'emergenza del Malteser International, Georg Nothelle.

Per sostenere i sopravvissuti del devastante sisma che ha raso al suolo il Paese più povero del'emisfero occidentale servono medicinali, viveri e acqua nell'immediato ma anche in futuro, per aiutare i senzatetto e i feriti, si legge in un appello del Corpo di soccorso internazionale dell'Ordine di Malta.

Con l'aeroporto di Port-au-Prince dichiarato inagibile, l'aereo con la squadra di soccorso sarà costretto ad atterrare a Santo Domingo. Da lì il team si muoverà alla volta della capitale haitiana.
L'assistenza logistica alla missione è fornita in queste ore dall'ambasciatore dell'Ordine di Malta ad Haiti, Hans Rothe, che opera da Santo Domingo.

La missione del team sarà quella di fornire pronto soccorso e assistenza sanitaria di emergenza, di stabilire i bisogni nell'area di crisi e di trasmettere informazioni.

Dalle prime frammentarie notizie sembrerebbe che l'ospedale "Sacré Coeur", che l'Ordine di Malta sostiene a Milot - 130 kilometri a nord della capitale Port-au-Prince - avrebbe riportato pochi danni e starebbe operando a pieno ritmo in soccorso dei superstiti.

Tre medici esperti delle tre associazioni statunitensi dell'Ordine, un tecnico di potabilizzazione delle acque dell'associazione francese e altro staff medico dall'Unità di Rapido intervento del Malteser International sono in allerta pronti ad intervenire per aiutare i colleghi già sul campo.
Il Corpo di soccorso internazionale dell'Ordine di Malta invierà altro personale solo quando si conosceranno con esattezza le necessità della popolazione.

Nell'esprimere gratitudine per le donazioni di decine di migliaia di dollari che stanno già arrivando dalle associazioni dell'Ordine in Nord e Centro America ed in Europa, il Malteser International invita tutti a sostenere economicamente la popolazione colpita da una simile catastrofe. Servono medicine, viveri e acqua non solo nell'immediato, ma anche nei prossimi mesi, per sostenere i senzatetto e i feriti nel periodo post acuto.

Il Malteser International esprime un sentito ringraziamento a quanti vorranno contribuire economicamente al sostegno del popolo haitiano.

Conto Corrente 2020122
Pax-Bank Koln, von-Werth-Str. 25-27, D-50670 Colonia, Germania
Sort Code 370 60 193
IBAN DE93 3706 0193 0002 0201 22
BIC GENODED1PAX
Causale "Soccorso per il terremoto ad Haiti"

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TERREMOTO AD HAITI: MEDICI DEL MALTESER INTERNATIONAL AL LAVORO PER L’EMERGENZA
Port-au-Prince, 13 gennaio 2010
Malteser International in prima linea nei soccorsi dopo il devastante terremoto che martedì 12 ha colpito Haiti, provocando centinaia di migliaia di morti, feriti ed il crollo di moltissimi palazzi ed uffici nella capitale Port au Prince. Il Corpo di soccorso internazionale dell'Ordine di Malta ha inviato un'equipe sanitaria composta da medici ed esperti di interventi di emergenza da Francia e Germania per aiutare le squadre mediche di soccorso del Malteser già presenti nel paese. I nostri colleghi ad Haiti - spiega il segretario generale del Malteser International Ingo Radtke - sanno che le priorità in questo momento sono l'assistenza medica di base e la fornitura di acqua potabile.

A causa dell'erosione del suolo, la capitale manca di strutture solide. Le baraccopoli costruite sulle colline sono state completamente spazzate via dalle frane di fango racconta Eduard Aimé, uno dei testimoni contattati dal Corpo di soccorso ad Haiti, confermando il crollo del palazzo presidenziale, dei ministeri e della cattedrale.

L'Ordine di Malta è presente nel nord di Haiti il paese più povero di tutto il continente americano - con l'ospedale "Sacré Coeur", a Milot, che ha 73 posti letto ed un dipartimento di pediatria e di ginecologia. L'ospedale garantisce più di 4.000 ricoveri l'anno ed assiste circa 60.000 pazienti esterni. L'Ordine ha inoltre un programma di assistenza per gli orfani e campagne di vaccinazione, ambulatori mobili e assistenza sanitaria per 225.000 persone che vivono nelle aree montagnose.

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Malteser International
Corpo di Soccorso Internazionale dell'Ordine di Malta




Interviene in ogni parte del mondo con aiuti medici ed umanitari di emergenza, programmi di ricostruzione e di sviluppo a lungo termine, con l'obiettivo di ridurre la povertà e la vulnerabilità delle popolazioni. I valori cristiani ed i principi umanitari di imparzialità ed indipendenza costituiscono le fondamenta su cui si basano gli interventi. Attualmente il Malteser International sta sviluppando oltre 200 progetti in 30 paesi del mondo. Con sede a Colonia, in Germania, ha oltre cinquanta anni di esperienza nel campo degli aiuti umanitari.

lunedì 11 gennaio 2010

INVITO DELL'ASSOCIAZIONE REGINA ELENA.


L' ASSOCIAZIONE REGINA ELENA, DEDICATA A COLTIVARE LA MEMORIA DELLA VENERABILE REGINA ELENA DI SAVOIA, ROSA D' ORO DELLA CRISTIANITA', HA INVITATO A TORINO, A PALAZZO REALE, IL GRAN PRINCIPE D' EPIRO ALLA SANTA MESSA DELL' 8 GENNAIO.



Cari Amici,


il prossimo 8 gennaio ricorrono il genetliaco della la Regina Elena e l'80° anniversario del
matrimonio di Re Umberto II e della Regina Maria José. Il Principe di Piemonte aveva scelto quella
data in omaggio all'amata madre, così come il giorno del fidanzamento, 33° anniversario del matrimonio
degli Augusti Genitori. Date che furono seguite, dal 3 al 24 maggio 1931, da un'Ostensione
straordinaria della Sacra Sindone, che potremo nuovamente venerare dal prossimo 10 aprile.
Come sapete, l’Associazione Internazionale Regina Elena si è molto impegnata nel servizio
ai pellegrini durante le due ultime Ostensioni straordinarie del 1998 e del Gran Giubileo del 2000.
Per poter pregare per queste intenzioni, su richiesta del nostro Presidente Internazionale,
S.A.R. il Principe Sergio di Jugoslavia, ho chiesto alla Direzione Regionale per i Beni Culturali e
Paesaggistici del Piemonte di poter far celebrare una S. Messa di suffragio nella Cappella Regia e
nella Cappella del Beato Duca Amedeo IX.
Recentemente, il Soprintendente, Arch. Gianni Bozzo, e l'Arch. Daniela Biancolini, hanno
comunicato una risposta positiva, della quale li ringrazio vivamente.
Ho dunque il piacere di invitarVi a partecipare, o ad unirVi in preghiera, alla S. Messa che
sarà celebrata nel Palazzo Reale di Torino venerdì 8 gennaio 2010, alle ore 14,00.
Preciso che la cerimonia organizzata dall'associazione apolitica ed apartitica che ho l'onore
di presiedere da 10 anni ha carattere unicamente religioso. Sono esclusi manti da chiesa e bandiere.
Desidero ricordare che l'invito è personale. Visto il numero limitato dei posti potranno partecipare
soltanto le persone che avranno confermato la presenza entro le ore 16 del 7 gennaio, via
fax o via email.
Ricordo che la nostra assemblea generale statutaria si svolgerà sabato 9 gennaio a Modena,
alle ore 14. Seguirà un omaggio istituzionale, la consegna di riconoscimenti della Delegazione nazionale
della Protezione Civile ai nostri volontari ed un regalo a 300 bambini alla presenza delle autorità.
Rinnovo gli auguri per un sereno anno 2010 nell’unità d’intenti.

Il Presidente
Gen. Ennio Reggiani

Messaggio di anno nuovo della Real Casa di Braganza

Portugueses e Portuguesas!
Hoje, dia de Santa Maria, Mãe de Deus, a nossa Augustíssima e Eterna Rainha de Portugal, damos início a este novo ano repletos de incertezas e sem saber como vai ser o nosso dia de amanhã. Na verdade, pode dizer-se que a vida dos portugueses tem-se degradado de dia para dia: tanto na economia, como na segurança, saúde.
Durante as últimas semanas de 2009, assistimos a uma degradação das intervenções dos diversos actores políticos, apenas preocupados em estratégias de manutenção e expansão do poder (numa deplorável exibição e feira de vaidades, na qual faltaram estratégias e soluções efectivas que ajudassem Portugal a sair da crise e a salvarem-se milhares e milhares de portugueses da derrocada final).A situação é grave e esta hora deve ser, para todos vós, a de uma profunda reflexão!Vede: os políticos actuais, condicionados pelos calendários eleitorais demonstram-se incapazes de resolver os problemas " cada vez mais agravados " da sociedade portuguesa, e, não tenhamos dúvidas, eles próprios constituem parte do problema, já para não dizer que, na maioria dos casos, são eles mesmos a causa dos problemas e, consequentemente, da crise instalada. Basta ver a teimosia com que insistem em erros como, por exemplo, os de certas obras faraónicas cujos custos irão sacrificar inúmeras gerações e empobrecer cada vez mais o nosso País; ver os desperdícios financeiros, as negociatas tantas vezes denunciadas pelo Tribunal de Contas sem que haja quaisquer chamadas de responsabilidade; observar o facto de eles estarem (ou se acharem) acima das leis, quer seja a fumar onde não devem, ou a andar nas estradas a velocidades proibidas, sem cumprir as leis que eles próprios ditaram, por exemplo, sobre a condução da administração pública. etc. etc.Vede o que os políticos portugueses fizeram ao mundo rural que, no espaço de dez anos, entre os anos 80 e 90, perdeu 33% de agricultores e 46% de área cultivada. As próximas estatísticas revelarão, por certo, uma situação ainda mais dramática, porque quanto menos se cultivam os campos, tanto mais dependentes ficamos dos alimentos importados (com os riscos a isso inerentes) e do aumento desenfreado da nossa dívida externa.Numa frase: o que os políticos têm feito ao sector agrícola é um atentado contra a sobrevivência do próprio Estado!Vede o que está a acontecer na economia onde os tecidos industriais e empresariais portugueses têm sido dizimados, e até preteridos pelos políticos para favorecerem empresas estrangeiras, as quais, depois de terem sido beneficiadas com facilidades e com fundos financeiros, estão agora a reunir stocks (numa espécie de melhoras da morte) preparando-se para abandonar o nosso País deixando milhares e milhares de pessoas desempregadas.As pequenas e médias empresas, das quais tanto falaram durante as eleições, estão a desaparecer a um ritmo alucinante, porque os pequenos empresários que ainda estão em tempo de agir, estão a fechar portas de forma a travarem o verdadeiro assalto persecutório que tem sido feito nos últimos anos às suas finanças, ao seu trabalho e ao seu bem estar, ao seu património, e tudo por parte de um Estado que se diz democrático, mas que apenas confisca o esforço dos cidadãos que trabalham, sem grandes contrapartidas na justiça, na saúde, na educação, etc. Um estado cujos agentes políticos e administrativos esbanjam o dinheiro que custa o suor e a vida dos trabalhadores e empresários de forma exuberantemente escandalosa.As pessoas estão a dizer basta! Estão a fechar empresas para salvaguardarem algum património pessoal acumulado ao longo dos anos, aqueles que ainda o podem fazer, visto que muitos dos que se deixaram ir na conversa dos políticos foram trucidados tendo já as suas vidas destruídas e o património de anos de trabalho arruinado.O povo português está a voltar à enxada, à apanha da azeitona e ao cultivo da terra, tudo numa tentativa de melhorar alguns rendimentos e sobreviver à rapina dos políticos.O sector bancário está num verdadeiro caos, embora mantendo falsas aparências de solidez através de um esquema ardiloso de empréstimos que os bancos fazem uns aos outros com garantias de títulos num verdadeiro exercício de malabarismo contabilístico, mas onde, na realidade, falta a liquidez!Não me alongarei mais sobre as nuvens negras que pairam sobre Portugal, pois elas estão diante dos olhos de todos!Qual é, afinal, a solução para uma tão grave crise económica e social?Em primeiro lugar deveria ser feita uma profunda reflexão onde todos pudessem chegar à conclusão que a Era do Petróleo deve terminar o mais rápido possível e avançar-se, o quanto antes, para uma Era de Sustento Regenerativo, isto é, o nascer de uma nova sociedade que, aproveitando o impulso que a energia e os derivados do petróleo proporcionaram para a criação de novos materiais e tecnologias, possam agora usar esses conhecimentos para a produção de fontes de energia limpa e auto-sustentáveis. Juntos temos de avançar, sem mais delongas, para a autonomia energética do País, aproveitando os enormes potenciais eólicos, a energia solar e a energia das marés. Mas, acima de tudo, o oxi-hidrogénio!O Governo já teve conhecimento de inventores portugueses que desenvolveram equipamentos pequenos reactores que, colocados em qualquer tipo de viatura e usando o excesso de electricidade produzida pelo alternador, permitem gerar a partir da água uma mistura de oxigénio e hidrogénio que enriquece a mistura de combustível (Gasolina, Gasóleo e GPL) levando a poupanças que podem atingir os 40%, mas, mais importante do que isso tudo, eliminando inclusive a emissão de gases poluentes para a atmosfera). O sistema foi apresentado ao anterior Governo que se remeteu ao silêncio! É uma vergonha, uma verdadeira traição a todo o povo português que continua a perder milhões em divisas para a compra de petróleo, quando se poderia estar no caminho de ganhar milhões na venda de tecnologia e na poupança da saída de divisas.A ideia deste sustento regenerativo deverá estender-se aos diversos patamares da sociedade, pois ela não só implica a energia, mas implica também uma profunda alteração do sistema actual de ensino que está voltado para a super-especialização e, por isso, para o suicídio social e profissional.No mundo actual as pessoas devem deter múltiplos conhecimentos que lhes permitam adaptabilidade. As circunstâncias mudam, e, a cada instante, é preciso estar preparado para fazer a adaptação. Já não existem perspectivas de emprego a longo prazo como no tempo dos nossos pais que começavam a trabalhar numa empresa e se reformavam ao fim de 30 anos a fazer sempre o mesmo e no mesmo local. O trabalhador de hoje pode não garantir o seu emprego no amanhã, nem ter a possibilidade de encontrar um trabalho equivalente. Por isso, a nossa escola tem de dar bases que permitam a adaptabilidade em qualquer estágio da vida.O sustento regenerativo implica uma maior adaptabilidade às circunstâncias, mas também um bom aproveitamento dos recursos humanos, físicos e ambientais.Na agricultura, isso implica o estudo e o desenvolvimento de novas culturas que permitam aos agricultores obter elevados rendimentos com inteligência.Por exemplo, Portugal tem condições climatéricas para o cultivo de árvores de Teca, nos mesmos terrenos onde se dão os prejudiciais eucaliptos. Ora a Teca custa actualmente 1300 euros o m3, contra 25 euros m3 de Eucalipto. Por exemplo, a Acácia Espinhosa que se dá em qualquer lado e que por ser uma leguminosa, além do elevado rendimento em madeira que vale cerca de 300 euros m3, permite a recuperação e fixação de azoto nos solos e as suas vagens são excelente fonte de forragem para gado, e as flores pasto de abelhas para a produção de mel.Poderíamos falar nos cactos conhecidos como Figueiras da Índia, cuja produção de folhas que pode ser feita nos piores terrenos onde mais nada cresce, por um único hectare dá para suprimir a ração a 70% de 80 vacas durante um ano. Os frutos deste cacto, além de comestíveis, podem produzir um óleo usado na cosmética cujo valor atinge 1300 euros por litro.Podemos pensar em produzir inúmeras frutas tropicais, como bananas, ananases, maracujás, etc. no Alentejo e Algarve, obtendo frutas de melhor qualidade com uma maturação mais tardia do que as frutas vindas dos países tropicais e que apenas amadurecem com recurso a químicos durante as viagens, obtendo, dessa forma, mais valias para o País, quer na poupança de saída de divisas, quer na entrada via exportação de fruta até com certificação biológica para os nossos parceiros europeus.O investimento na agricultura e silvicultura tem também forte impacto na redução do dióxido de carbono presente na atmosfera. É, pois, um imperativo nacional a recuperação e gestão das áreas florestais como factor gerador de riqueza e como método anti-poluente.Temos de olhar os recursos do mar e acabar com os arrastões, usando apenas a pesca tradicional. Não podemos permitir que se deite ao mar peixe quando há pessoas a passar fome. Temos de olhar para as algas como fonte rica de nutrientes e complemento alimentar.Na economia, os políticos tem cometido erros sobre erros, desde os anos 80 as diferentes reformas fiscais cujo objectivo visavam o controlo absoluto da economia, com alterações que não param e que vamos ter mais más novidades já em Janeiro. No entanto, a economia funciona como um ser vivo que reage e se adapta para fugir ao controlo, principalmente ao controlo absoluto que visa a confiscação de todas as mais valias geradas pelos agentes económicos. Se não consegue fugir é porque a trela está curta e a estrangula e os resultados estão à vista de todos! Empresas a fechar, maior desemprego, falta de investimento Portugal apenas poderá sobreviver com políticos que saibam olhar para os recursos e potencialidades do seu País, e que saibam orientar o povo no sentido da auto-sustentabilidade, da poupança e aproveitamento de recursos, que saibam orientar o Povo na direcção das soluções que permitam a saída da crise. Em resumo, políticos competentes, honestos e com visão estratégica de médio e longo prazo.Esse é o meu, e creio ser o vosso, mais profundo e gratificante desejo!A aceitação da responsabilidade da chefia da Casa Real Portuguesa em 1987 por abdicação da Princesa Real D. Maria Pia de Bragança, filha do Rei D. Carlos I, obriga-me a uma disponibilidade permanente para acudir às solicitações do Povo Português.Estou certo de que o Governo, atento às necessidades dos portugueses, dará a devida atenção às nossas preocupações e criará as condições de liberdade de acção politica que me permitam enquanto Chefe da Casa Real Portuguesa estar mais perto de Portugal e dos portugueses, nesta hora de dificuldades.
A todos vós desejo um Feliz e Próspero Ano de 2010!
Dom Rosário, o Príncipe Real de Portugal e Duque de Bragança

giovedì 7 gennaio 2010

Alla Madre di Dio

Alberto LEONI
Alla Madre di Dio, l'invincibile stratega.
Gli assedi di Costantinopoli.

Le origini dell'inno mariano akathistos nella tradizione bizantina e gli assedi di Costantinopoli

(626 - 674 - 717)


Era la notte del 6 agosto 626: le sentinelle di guardia sugli spalti delle mura di Teodosio osservavano il grande accampamento di Avari e Slavi che cingevano d'assedio Costantinopoli, la Seconda Roma, la capitale dell'Impero Romano, l'estremo baluardo della cristianità orientale. La situazione era disperata: come poteva una scarsa guarnigione difendere tutto il perimetro delle fortificazioni, con l'unico supporto di una popolazione che si era dimostrata imbelle e inaffidabile in più di un'occasione. Ma, nel cuore della notte, un soldato vide, o credette di vedere, una donna con la spada nella mano sul più alto dei bastioni. Una cosa incredibile perché solo gli uomini erano considerati atti alle armi e poi, forse, anche altri soldati ebbero la stessa visione e la voce nacque e si diffuse per tutta la città: la Madre di Dio in persona vegliava in armi sulla sorte di Costantinopoli!
L'assedio di Bisanzio del 626 fu il momento culminante di una guerra iniziata ventuno anni prima quando, alla morte dell'imperatore Maurizio, lo shah Khusraw II attaccò l'impero bizantino nel momento della sua massima debolezza per abbattere definitivamente il proprio nemico secolare. Khusraw, inoltre, contava sui conflitti esistenti tra i cristiani d'Oriente, divisi in partiti eretici, di volta in volta sostenuti o perseguitati dall'imperatore. Contemporaneamente gli Avari e le tribù slave invadevano i Balcani fino alla Grecia. Eraclio, esarca di Cartagine, aveva preso il potere nel 605 e aveva tentato una controffensiva, venendo duramente sconfitto e non solo: la stessa Gerusalemme era stata conquistata nel 614 e le reliquie della Vera Croce di Cristo erano state portate a Ctesifonte, capitale dell'impero sassanide, come preda bellica. Fu allora che tale inaudito sacrilegio ricompattò tutti i cristiani d'Oriente, decisi a resistere fino all'estremo contro il nemico pagano in quella che sarebbe passata alla storia come la "Guerra della Vera Croce". Eraclio, in pochi anni, riuscì a rifondare l'impero, costituendo un esercito che sarebbe divenuto il migliore del suo tempo per i secoli a venire e, con esso, sconfisse un esercito persiano dopo l'altro, ma senza riuscire a conseguire una vittoria decisiva, data l'enorme inferiorità numerica. Nel 626, inoltre, emissari persiani convinsero il re degli Avari a infrangere la tregua e ad attaccare Costantinopoli ma Eraclio continuò la sua campagna in Oriente affidando la difesa al patrizio Bono e al patriarca

Sergio che furono le anime della resistenza.

Il primo assalto delle orde barbariche avvenne il 31 luglio e fu respinto con perdite orrende e identico esito ebbe anche il tentativo degli slavi di penetrare nel Corno d'Oro con piccole imbarcazioni di legno che furono triturate dalla flotta bizantina. Il 7 agosto, dopo l'apparizione della Theotokos, venne scatenato un altro assalto generale. Selvaggi corpo a corpo divamparono lungo tutta la lunghezza delle mura e la cavalleria appiedata avara riuscì a conquistare il palazzo delle Blachernae, posto in riva al Corno d'Oro: tale successo permise alle barche slave di entrare nello specchio d'acqua interno alla città ma gli slavi furono ancora una volta intercettati dalle navi bizantine e massacrati mentre i superstiti che riuscivano ad approdare venivano passati a fil di spada dagli Armeni che facevano buona guardia nel settore. Sulle mura, intanto, lo stesso patriarca Sergio era salito sugli spalti per incitare i combattenti, stringendo alta tra le mani un'icona della Vergine. I barbari persero ogni speranza e fuggirono quello stesso giorno abbandonando gli accampamenti. Fu una vittoria così strepitosa e riportata in modo così completo e insperato che il patriarca fece cantare, per la prima volta, un inno composto probabilmente da Romano il Melode un secolo prima, nel 525. L'incipit dell'inno akathistos (e cioè "da cantare in piedi", l'equivalente del Te Deum) venne probabilmente scritto dal patriarca Sergio: "Alla Stratega invincibile, i canti di vittoria come a quella che ci ha liberati dai travagli; i ringraziamenti dovuti / io, la città tua, levo a Te, o Madre di Dio. Perché possiedi la forza contro cui è vano combattere liberami dai pericoli d'ogni sorta affinché ti proclami: Salve, sposa illibata!" Le strofe pari si concludono con un'Alleuia mentre le dispari contengono appellativi alla Vergine che, ancora oggi, posseggono una forza poetica commovente: "Ave, tu che fai crescere Colui che ha cura degli uomini con cuore amico" (v. 91); "Ave, protettrice di greggi ragionevoli" (v. 122); "Ave, tu che hai reso congruenti i contrari al medesimo fine" (vv. 256-257) e poi ancora "iniziatrice di razionale pienezza", "raggio del sole dell'intelletto" "della Chiesa fortezza inconquistabile", "dell'Impero baluardo indistruttibile"
Alla fine, nel 632, Eraclio ebbe la meglio sui persiani e li costrinse alla pace, riportando a Gerusalemme la Vera Croce: un trionfo che è ancora oggi ricordato nella festa dell' Esaltazione della Santa Croce il 14 settembre, oltre che negli affreschi di Piero della Francesca ad Arezzo. Pochi anni dopo quella vittoria, i bizantini venivano sconfitti nella battaglia dello Yarmuk (636) da un nemico che si sarebbe rivelato il più pericoloso e insidioso di tutti: l'Islam, che riprendeva le eresie cristiane dei primi secoli e le fondeva in un apparato religioso ferreo e privo di quel rapporto d'amore tra creatura e Creatore che è proprio del Cristianesimo. Le flotte arabe cinsero d'assedio Bisanzio una prima volta nel 674 e furono distrutte dal micidiale fuoco greco, una mistura infernale la cui composizione è ancora oggi ignota e che, a contatto con l'acqua, sprigionava incendi inestinguibili. Nel 717 un'immensa flotta araba sbarcò un'armata di 80.000 uomini per conquistare Bisanzio ma l'abilità dei marinai greci, il fuoco greco e, soprattutto, la determinazione dell'imperatore Leone III Isaurico e dei cittadini annientò totalmente i contingenti islamici. Fu una vittoria di proporzioni epocali, ottenuto contro un avversario che appariva, sino ad allora, invincibile. Poche vittorie militari furono così decisive nella storia: "Costantinopoli era l'ultimo argine che si opponeva all'invasione. Il fatto che questo argine abbia retto significò la salvezza non solo dell'impero bizantino ma di tutta la civiltà europea" (Ostrogorsky, «Storia dell'impero bizantino», Einaudi, p. 110). Fu proprio alla fine di quel lungo assedio che venne cantato nuovamente l'inno akathistos trovando la sua forma definitiva per opera del patriarca Germano ma, ancora oggi, è necessario che l'Occidente ritrovi nella tradizione orientale la pura bellezza che, sola, "salverà il mondo".

Natale Ortodosso


Ai fedeli ortodossi auguriamo Buon Natale

Il Natale ortodosso, che celebra la nascita di Gesù figlio di Dio e della Vergine Maria, viene festeggiato anzi che il 25 di Dicembre il giorno 7 di Gennaio. Questo slittamento di data è dovuto al fatto che la chiesa ortodossa continua ad utilizzare il calendario giuliano e non quello gregoriano. Per meglio comprendere la cosa occorre tener presente che nel 1582 papa Gregorio XIII decise di modificare il vecchio calendario introdotto da Giulio Cesare (da cui giuliano), in virtù di tale fatto i giorni tra il 5 ed il 14 ottobre 1582 furono definitivamente cancellati e quindi il nostro 25 dicembre viene traslato al 7 gennaio. Il Natale, nei paesi ortodossi, è preceduto da un periodo di digiuno e preghiera che dura 40 giorni, ovviamente questo non è totale ma prevede di consumare pesce nei giorni di mercoledì e venerdì. Nel giorno invece della Vigilia di Natale il digiuno è più severo e prevede solo consumo di cibo “socivo” ossia grano lesso e frutta. Il digiuno si conclude alla comparsa in cielo della prima stella. Il digiuno della vigilia si conclude generalmente in chiesa al tramonto. La liturgia prevede una serie di preghiere e canti e la benedizione dei cibi : pane, grano, vino ed olio. Terminata la Liturgia i fedeli intonano l’inno di Natale ed al centro della chiesa viene portata l’icona di Natale ed una candela accesa che simboleggia la Stella Cometa. A quel punto il digiuno è terminato ed il sacerdote unge i fedeli con l’Olio Santo e questi consumano il pane benedetto. La chiesa e le case in questo periodo sono addobbate con simboli della tradizione cristiana raffigurati anche nelle catacombe come ghirlande, pesci e pecore. L’albero non fa parte della tradizione natalizia ortodossa come pure il presepio che è tipico della tradizione cattolica in quanto introdotto da San Francesco.

The fount of honour in Russia

A staunch monarchist all his life, Baron Yegorov clearly understood the fact that on its own professional knowledge of heraldry and skills in heraldic arts hardly ever be sufficient for the full-scale legitimate work of a heraldic body like the Collegium Heraldicum Russiae. So, it seemed to be absolutely necessary for them to seek and find the legitimate Fount of Honour (Fons Honorum in Latin), i.e. a supreme source of power and dignity from which the right of granting arms would emanate. Evidently enough, no ex-communist authorities could serve as such source, neither Gorbachev nor Yeltsin, both being former Members of the Soviet Union Communist Party Politburo. Baron Yegorov always believed that it was only the Crown that must be the verily Fons Honorum, having supreme control of coat-armour. This control in all civilized countr ies is one of the appanages of sovereignty, but from early period much of the actual control has been delegated to the Heralds and Herald Masters (Kings of Arms, in Great Britain, and les Rois d`Armes, in France). As there has been no monarchy in Russia since 1917, Baron Yegorov came to a conclusion that there was still a unique person who continued to possess all the prerogatives and privileges appertaining to the Russian Throne, and that man was His Imperial Highness The Grand Duke Vladimir Kirillovich, in his capacity then as Head of the Imperial House of Romanov. Since 1989, after the fall of the Iron Curtain, Baron Yegorov has established and maintained professional contacts with numerous monarchist and heraldic organisations, as well as with individual colleagues all over the world, whose friendly assistance has ever been indispensable in obtaining diverse materials, advice, and information so much needed just for updating extant heraldic practice in Russia. The most important of all contacts was, however, that with the Grand Duke Vladimir Kirillovich. From the very beginning of their acquaintanceship in early 1990, His Imperial Highness was much impressed with the outstanding competence of Baron Yegorov in matters heraldic and genealogical. For instance, he particularly appreciated and valued very highly a colossal piece of heraldic and genealogical research carried out by Baron Yegorov, the work being titled "The Heraldic Pedigree of Czaesarevich Alexis". Besides biographical data, the Pedigree comprised 60 full colour coats of arms of the ancestors of the last Emperor Nicholas II`s son, killed by the Communists in 1918 with the whole Imperial Family. This work was afterwards published in No. 4, 1993 issue of the Gerboved heraldic magazine. And it was also for this work that Baron Yegorov was granted the professorship and the degree of an Accademico Corrispondente Estero, Classe Discipline Storiche by the Accademia Archeologica Italiana in Rome, in 1995. The Grand Duke's initial commitment to the revival of Russian heraldry in early 1990 established the pattern for his future involvement. His Imperial Highness and Baron Yegorov used to devote a great deal of thought to every minute detail of the future Diplomata Armorum (Letters Patent) to be issued by the CHR. For instance, even the wording of them, or rather the Introductory Formula "To All And Singular By These Presents Be It Known That The Collegium Heraldicum Russiae Has Entered In The Matricula Armorum The Armo rial Bearings Of..." - was long and thoroughly elaborated together with, and then confirmed personally by His Imperial Highness The Grand Duke in 1991, the year when he appointed Baron Yegorov to be Saint Andrew Principal Herald Master, Head of the Collegium Heraldicum Russiae.

sabato 2 gennaio 2010

Delegazione della Casa d'Epiro in Argentina


La Casa d'Epiro è rappresentata in Argentina da S.E. il Marchese Don Ramiro Pablo Alvarez del Rio, nato il 4 Agosto 1977 e residente ad Alcira Gigena, provincia di Cordoba. Il Marchese ha conseguito il titolo di professore di filosofia e scienze sacre presso l'Istituto Gesù Buon Pastore della Diocesi Villa de la Concepción di Rio Cuarto. Dopo il conseguimento di tale diploma ha seguito diversi corsi di aggiornamento in storia, giornalismo, diritto e didattica. Ha indi conseguito la laurea triennale in diritto presso l'Università di Cordoba; recentemente è stato contattato da un partito politico argentino per essere candidato alle prossime elezioni amministrative. Dal suo cursus honorum in lingua spagnola, traiamo l'elenco di alcune benemerenze di cui è investito:

Comendador de la Orden San Gregorio Magno de clase civil con placa.

Barón de la Santa Romana Iglesia.

Carta Apostólica de Caballero de Honor de la Orden Santa María Teutónica con placas y medalla. Imposición de los ministerios eclesiales de Lectorado y Acolitado Diócesis Villa de la Concepción del Río Cuarto Provincia de Córdoba República Argentina.