Cancelleria degli Ordini Dinastici della Real Casa di Epiro

La Cancelleria degli Ordini Dinastici della Real Casa d'Epiro, con il presente vuole rendere edotti tutti coloro che volessero presentare domanda di ammissione nell'Ordine Costantiniano di Epiro di contattare gentilmente il seguente indirizzo di posta elettronica : ordinessgeddiepiro@libero.it

Sperando di avere fatto opera gradita, la Cancelleria degli Ordini Dinastici della Real Casa d'Epiro, coglie l'occasione per porgere cavallereschi saluti.



domenica 28 febbraio 2010

Giovanni Musachi, Despota d'Epiro


Giovanni Musachi, despota d' Epiro, fu autore nel 1510 del testo di carattere storico -genealogico "Breve memoria de li discendenti de nostra casa Musachi" in cui illustrò il ruolo di primo piano tenuto da tale Casato nella Storia albanese-epirota. L'opera fu pubblicata a Parigi in Charles Hopf's Chroniques gréco-romaines, Paris 1873, p. 270-340. Innanzitutto è interessante vedere da dove derivi il cognome Musachi. In età classica la Molossia era una regione dell'Epiro, successivamente tale nome geografico antico si trasformò ed oggi corrisponde alla regione che in albanese moderno si chiama Myzeqe, terra di cui la famiglia ebbe la despotia. La cronaca o memoria di Giovanni Musachi costituisce il più antico testo scritto da un nobile albanese-epirota. Egli fu costretto ad abbandonare la sua terra e a raggiungere l'Italia quando cessò la resistenza albanese alla conquista ottomana e l'Albania fu occupata dai Turchi. Egli scrive dicendo di avere la speranza che i suoi discendenti possano tornare in Patria e per tramandare ad essi la loro illustre storia; i Musachi erano originari di Costantinopoli ed erano legati da legami di parentela con le più illustri famiglie nobili del tempo, come i Dukagjini e i Castriota.

sabato 27 febbraio 2010

Confraternita di San Jacopo di Compostella


Invitiamo i lettori del nostro blog a visistare il sito della Confraternita di San Jacopo di Compostella della Lombardia; riveste la carica di Priore Sua Eccellenza la Contessa Elena Manzoni di Chiosca. La Confraternita ha sede presso l' antica Chiesa di San Cristoforo sul Naviglio Grande di Milano. In detta chiesa viene celebrata periodicamente la Santa Messa Tradizionale in latino, detta anche Santa Messa di San Pio V o anche S. Messa tridentina. Ricordiamo ai lettori che il Santo Padre Benedetto XVI, felicemente regnante, alcuni anni fa, poichè il Concilio Vaticano II non ha mai abolito nè vietato detto rito che risale agli albori della Santa Chiesa, ha disposto con il motu proprio Summorum Pontificum cura che i fedeli che lo desiderano possano richiedere ai propri sacerdoti di celebrare secondo il messale antico come rivisto sotto il pontificato di S.S. Giovanni XXIII nel 1963.

http://www.confraternitadisanjacopo.it/

Sabato della I settimana di Quaresima - Vangelo del Giorno

Vangelo

Mt 5,43-48
Siate perfetti come il Padre vostro celeste.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Parola del Signore


venerdì 26 febbraio 2010

PIACEVOLE SERATA AL CIRCOLO CULTURALE “ IL CARROCCIO” DI PIACENZA IN COMPAGNIA DI CARLO MUSAJO SOMMA di GALESANO


Atmosfera e pubblico delle grandi occasioni, al Circolo culturale e ricreativo “Il Carroccio” , per la serata culturale che il poliedrico Carlo Musajo Somma di Galesano, dal titolo “Tra Nobiltà, Aviazione e Giornalismo”, ha voluto dedicare ai suoi numerosissimi amici, nella prestigiosa rassegna “Stasera racconto anch’io”.

La serata ottimamente organizzata, iniziata con la proiezione di emozionanti fotografie di famiglia, è proseguita con l’eclettico moderatore Alessandro Ballerini, che ha intercalato le fasi narrative dell’oratore con l’esecuzione – accompagnato dalla inseparabile chitarra – di brani scelti del suo miglior repertorio, ci ha fatto conoscere più intimamente, ed apprezzare, l’intensa vita del nostro protagonista.

Interessante è stato conoscere, con migliori dettagli, l’animo dell’amico Carlo Musajo Somma di Galesano, attraverso la narrazione delle sue nobili origini (discendente dei Despoti d’Epiro e dei Principi Musachi della Musachia), della sua infanzia, e via via di tutti i momenti più importanti della sua vità, del suo matrimonio con la scrittrice e poetessa Maria Grazia Fioravanti e della presenza preziosa del figlio dott. Ivo, dei suoi impegni giornalistici come collaboratore del nostro bel quotidiano “Libertà” e della costituzione del Sodalizio “Amici della Tavola” del quale è presidente, avendo accanto la sue gentile consorte come vice-presidente.

Personalmente mi sento in dovere, a nome di tutti i presenti alla serata, di ringraziare il comm. (gr.uff.) Carlo Maria Musajo Somma di Galesano, per averci aperto l’animo suo ai ricordi più intimi della propria vita, facendoci partecipi di particolari intimi e segreti, che si raccontano solo agli amici di provata fratellanza e particolarmente cari.

Conoscevo ed apprezzavo da tempo l’amico Carlo Musajo Somma di Galesano, per le sue doti umane, artistiche e professionali, ma dopo questa bella serata di sue intime confidenze, ci sentiamo ancora più vicini a lui ed alla sua nobile famiglia, con rinnovato fraterno affetto.

Fra gli altri notati il prof. Daniele Vallisa direttore del Day hospital del reparto Onco-Ematologia dell’Ospedale “Guglielmo da Saliceto”, la prof. Anna Braghieri, già sindaco di Piacenza e presidente dell’ “Opera Pia Alberoni”, la presidente Mara Conti Tei di Apl (Associazione piacentina per la cura e lo studio delle leucemie), la presidente prof. Enrica Monti con la vicepresidente prof.. Luisa Catozzi del Circolo culturale “L’Alternativa” di S. Giorgio, il presidente della “Dante Alighieri” dott. Roberto Laurenzano. Impossibilitati a presenziare hanno inviato all’oratore espressioni augurali, il prefetto dott. Luigi Viana e il direttore di “Libertà” dott. Gaetano Rizzuto, e il presidente della Banca di Piacenza avv. Corrado Sforza Fogliani.

Giorgio Pipitone

Sodalizio Amici della Tavola


Il Sodalizio Amici della tavola ci invia la lista dei soci benemeriti, fra i quali figura la Principessa Madre d’Epiro S.A.S. la Principessa di Nicopoli, Duchessa d’Epiro e Contessa di Lisio Donna Giuseppina Sacchi di Lisio. Vi invitiamo a visitare il sito dell’Associazione

http://www.sodalizioamicitavola.it/


SOCI BENEMERITI DEL SODALIZIO AMICI DELLA TAVOLA

- Dottor Vito Pezzati & Cantina Valtidone -

Presidente della Cantina Valtidone e con Lui la stessa Cantina Valtidone – Via Moretta 58 - 29011 Borgonovo V.T. (Pc) – Tel. 0523-862168 – Fax 0523-864582 - Il Dottor Vito Pezzati e con Lui la Cantina Valtidone, sono Soci Fondatori e Benemeriti del Sodalizio dalla Fondazione: 4 dicembre 1997 al Park Hotel ****– Ristorante “La Veranda” in occasione della Fondazione del Sodalizio.

- N.H. il Gr.Uff. Dr. Avv. Corrado Sforza Fogliani –

Presidente della Banca di Piacenza e con lui la stessa Banca e la N.D. Prof. Maria Antonietta De Micheli Sforza Fogliani – Banca di Piacenza via Mazzini 20 Tel. 0523 – 542111- 0523 - 542357. Park Hotel – Ristorante “La Veranda” - Piacenza 4 dicembre 1997.

- - Signori Gian Paolo e Maestra Gabriella Cella Baldrighi -

Nuova Caser – Viale Patrioti 65 – Tel. 0523-579055 Fax 0523-618385 ( I Signori Gian Paolo e Gabriella Sono Soci Benemeriti dalla Fondazione – Piacenza - Park Hotel, 4 Dicembre 1997.

- - Dottor Mauro Balordi –

Direttore della Banca Popolare Commercio e Industria e con Lui la Stessa Banca – Via Verdi 48 – 29100 Piacenza - Tel. 0523-307011 Fax 0523 - 388201.

- - Signori Carla e Franco Rossi Porcù -

Gioielleria Rossi Piacenza – Via S.Antonino 12/c – 29100 Piacenza – I Signori Carla e Franco sono Soci Benemeriti dal Galà degli Auguri di Natale al Park Hotel **** di Piacenza, 3 Dicembre 1998.

- Ragionier Gianni Buzzetti –

Direttore della Rolo Banca – Rolo Banca Filiale di Piacenza – Via Cavour 1 – 29100 Piacenza - Tel. 0523-390811- Fax 0523-327817 - Grazzano Visconti (Piacenza), 16 – 06 - 1999.

- - Commendator Armando Camesasca –

Hotel Ristorante “Il Corazziere” ( **** 4 stelle ) – Via Cesare Battisti 17 – 22046 Merone (Como) – Tel. 031- 650141 – Fax 031 – 617217 – Il Comm. Armando Camesasca è Gran Maestro Onorario dell’Ordine Italiano “Padellina d’Oro” ed è Delegato-Responsabile del Sodalizio Amici della Tavola per Como, Lecco e Brianza – La Pergamena di Socio Benemerito gli è stata consegnata in data 16 Dicembre 1999.

- - Ragionier Giancarlo Cravedi –

Direttore della Banca Centropadana Credito Cooperativo – Via Manfredi 92/B - 29100 Piacenza - Tel. 0523-716676–Fax 0523-716668. La Pergamena gli è stata consegnata in data 7 Dicembre 2000, al Park Hotel (4 stelle) Ristorante “La Veranda” di Piacenza, al Galà degli Auguri di Natale.

- - Ragionier Stefano Orsi –

Stefano Orsi s.a.s. Gestione e Consulenza Immobiliare – Via IV Novembre 130 - 29100 Piacenza –Tel. 0523 – 711797 – Fax 752485 – La Pergamena di Socio Benemerito gli è stata consegnata il 7 Dicembre 2000 in occasione del Galà degli Auguri al Park Hotel – Ristorante “La Veranda”.

- Dottor Daniele Gilberti & Poderi di San Piatro -

Direttore Generale dei Poderi di San Piatro e con lui i Poderi di San Pietro – Vignaioli in San Colombano – Via G.Monti 37 – 29978 San Colombano al Lambro (Milano) - La Pergamena di Soci Benemeriti è stata consegnata al Galà degli Auguri di Natale presso il Park Hotel il 6.XII.2002.

- - Assessore all’Agricoltura Signor Gianfranco Tosi –

Assessore all’Agricoltura Ambiente e Parco del Comune di S.Colombano al Lambro (Mi) – Nastro Bordeaux ad Honorem – Ambasciatore del Sodalizio a San Colombano al Lambro – Viale Trieste 36/38 – 20078 S.Colombano al Lambro (Mi) – Tel. 0371 – 293222 – Cell. 329 – 3190572 -Ufficio, Via Monti 47 – Tel. 0371 2931 Fax 0371 897965 – Cell. 347 – 8865495.

- Signora Luisa Fiorani Caccialanza

Anche Delegata di Lodi e Lodigiano – Via Cascina Coreggio – 26867 Somaglia (Lodi) – Tel 0377 – 57255 – Cell. 338 – 5602062- La Pergamena è stata conferita al Ristorante “Avila” 8 febbraio 2007.

- Dott. Italo Bersani e Signora Maria Pia -

La pergamena di Benemeriti è datata 5 dicembre 2007 ed è stata consegnata al Grande Albergo Roma il 22 ottobre 2009. L’Indirizzo è: Galleria Piazza Cavalli 7 – 29100 Piacenza Tel.

- S.A.S. la Principessa di Nicopoli, Duchessa d’Epiro e Contessa di Lisio

Donna Giuseppina Sacchi di Lisio

E’ diventata Socia Benemerita nel Dicembre 2008 in occasione del Galà degli Auguri di Natale. Ha pagato nel 2009 50 biglietti a favore dei bambini dell’UNICEF. Pc.XII 2008.

- Dott. Luigino e Rita Taramino -

Hanno donato al Fondo Cassa del Sodalizio € 200,00 (duecento) che sono state utilizzate per la beneficenza del Sodalizio alla San Vincenzo dè Paoli la sera del 22.X.2009 al Grande Albergo Roma e consegnate al Presidente di San Paolo Sergio Mazza. Piacenza, 22 ottobre 2009

Venerdì della I settimana di Quaresima - Vangelo del giorno

Vangelo

Mt 5,20-26
Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

Parola del Signore


mercoledì 24 febbraio 2010

Mercoledì della I settimana di Quaresima - Vangelo del giorno

Vangelo

Lc 11,29-32
A questa generazione non sarà dato che il segno di Giona.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

Parola del Signore

COMITATO PER LA COMMEMORAZIONE DI PIPINO I RE D’ITALIA, NEL 1200° ANNIVERSARIO DELLA MORTE


COMUNICATO STAMPA

Milano, 22/02/2010

Si comunica che, su iniziativa di Matteo Cornelius Sullivan, è stato fondato il “Comitato per la commemorazione di Pipino I Re d’Italia nel 1200° anniversario della morte”. Detto Comitato si prefigge di ricordare la Persona di colui che fu il primo Re d’Italia, nel contesto del Sacro Romano Impero. Pipino I era figlio dell’Imperatore Carlo Magno e, con suo figlio Bernardo I secondo Re d’Italia, diede vita alla Dinastia dei Bernadingi, la cui successione al trono del Regno d’Italia, durò solo quelle due generazioni. Carlomanno Von Aachen, nato nel 777 e poi battezzato nel 781 col nome di Pipino, regnò dal giorno di Pasqua del 781 alla sua morte, il 24/06/810; Egli fu poi sepolto il giorno 08/07/810 nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano. Questo remoto personaggio della storia medioevale, col suo Regno in Italia iniziò, in chiave europea, una tradizione titolare che, dopo la sua Dinastia, sarà portata avanti da altri Carolingi e poi ripresa, a molti secoli di distanza e in circostanze e situazioni socio-politiche diverse, da Napoleone I e poi da Vittorio Emanuele II e dai suoi successori. Rammentiamo inoltre che nella Basilica di Sant’Ambrogio è tumulato anche Bernardo I, figlio di Pipino I, secondo Re d’Italia.

Per informazioni e adesioni: circolare.spigolosa@email.it

La successione al trono di Seborga: monarchici austriaci appoggiano il Principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia

Pubblichiamo qui una lettera di Isolde Danklmair apparsa sul quotidiano ligure Riviera 24.it




Seborga - "Noi monarchici austriaci speriamo che sia eletto il principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia, cui diamo il nostro sostegno. Sappiamo che il principe gode della simpatia e dell' amicizia di S.A.I. il principe Otto di Asburgo..."

Scrivo dall'Austria, sono la segretaria di Austria Imperial, organizzazione monarchica fedele alla Casa di Asburgo. Scrivo a proposito del principato di Seborga. Noi monarchici austriaci speriamo che sia eletto il principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia, cui diamo il nostro sostegno. Sappiamo che il principe gode della simpatia e dell'amicizia di S.A.I. il principe Otto di Asburgo, Capo della Casa Imperiale d'Austria. Seborga fu principato del Sacro Romano Impero e la Casa d'Asburgo è erede del Sacro Romano Impero. Solo un principe riconosciuto dalla Casa di Austria, erede del Sacro Romano Impero può essere legittimato a essere il principe di Seborga, gli altri sono solo ciarlatani che desiderano pubblicità; se il popolo Seborga eleggerà un diverso principe di Seborga diverrà un circo equestre, con giullari buoni solo ad attirare turisti, pagliacci senza legittimità.


Tratto da: Riviera24.it

martedì 23 febbraio 2010

Martedì della I settimana di Quaresima - Vangelo del giorno

Vangelo

Mt 6,7-15
Voi dunque pregate così.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Parola del Signore

Apertura di un nuovo monastero della Metropolia Ortodossa

La nostra Metropolia ortodossa ha aperto un nuovo monastero nel Sud ovest della Francia; il monastero è dedicato alla Santa Vergine Maria; segue il messaggio del Metropolita.








La chiesa del monastero



Dear brothers,

we are happy to send you some pictures of our new monastery in south west of France " Sainte Marie". We incardinate also father Patrick with three parishes with nice churches and many faithfull. Now we have good place to make seminary school and also make conference for clergy and faithfull. This monastery is now directly under my omophore. Inside we have some beautiful relics of Sainte Gracieuse ( 4 century).God is good for us and help our Church to grown for faithfull.

Good lent and prayers.

+Met. Nicolas

lunedì 22 febbraio 2010

ORDINE MILITARE DELLA CORONA DI FERRO

Riceviamo dalla Conservatoria Generale del GRAN MAGISTERO DELL'ORDINE MILITARE DELLA CORONA DI FERRO il seguente messaggio che pubblichiamo formulando a Sua Altezza il Principe di Chauvigny le nostre felicitazioni. A quanti ci leggono ricordiamo che il Gran Principe d'Epiro appartiene al Corpo della Nobiltà napoleonica in Italia con il rango di Conte di Caorso secondo la legislazione napoleonica del Regno italico ed Ufficiale d'Onore dell' Impero francese.


CONSERVATORIA GENERALE
GRAN MAGISTERO DELL'ORDINE MILITARE DELLA CORONA DI FERRO


Sala dei Penitenti Nobili, il 16 di Febbraio 2010, 205° dell'E.N.
A tutti i Membri del Corpo della Nobiltà Napoleonica


Siamo lieti di informarVi che Sua Altezza il Principe di Chauvigny è stato chiamato a far parte dell'Ordine della Memoria Napoleonica, Ordine riconosciuto dalla Legion d'Onore in Francia e dal MAE del Belgio, con il grado di Gran Dignitario.
Tra i compiti affidati a Sua Altezza il Principe, quello di depositare presso il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Italiana, gli attestati e la Carta Costituzionale dell'Ordine, al fine di ottenere anche in Italia, il giusto riconosacimento.
A Sua Altezza il Principe vengono affidati i territori dell'Italia, del Proncipato di Monaco e della Francia meridionale.
IL CONSERVATORE GENERALE, RE D'ARMI
S.E. Monsignor Ivo Panteghini,
Conte di Cemmo

CATTEDRA DI SAN PIETRO APOSTOLO - Vangelo del Giorno

Vangelo

Mt 16,13-19
Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Parola del Signore


venerdì 19 febbraio 2010

Venerdì dopo le Ceneri - Vangelo del Giorno

Vangelo
Mt 9,14-15
Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».

Parola del Signore

giovedì 18 febbraio 2010

Una targa per Carlo Musajo


Carlo Musajo Somma di Galesano su invito del circolo
culturale Il Carroccio, si è raccontato ad amici e
conoscenti nel corso di una serata promossa dal sodalizio
del presidente Gerelli, motivata dalla recente importante
onorificenza: Commendatore con Placca
(massima onorificenza della Chiesa a cui può aspirare
un laico), conferita a Musajo con Bolla Pontificia di
Papa Benedetto XVI.

Le tappe della caleidoscopica biografia ha allineato
una serie di azioni che intrecciate tra loro, sono un filo
conduttore utile ed efficace per la promozione e valorizzazione
delle nostre terre, dalla cultura al turismo,
dalla enogastronomia al sociale.
Le tappe sono state intervallate dalle esecuzioni musicali
di Sandro Ballerini che per l’occasione ha proposto
un repertorio con parecchie nuove interpretazioni

mercoledì 17 febbraio 2010

Mercoledì delle Ceneri - Liturgia del Giorno

Il mercoledì delle Ceneri, la cui liturgia è marcata storicamente dall’inizio della penitenza pubblica, che aveva luogo in questo giorno, e dall’intensificazione dell’istruzione dei catecumeni, che dovevano essere battezzati durante la Veglia pasquale, apre ora il tempo salutare della Quaresima.
Lo spirito comunitario di preghiera, di sincerità cristiana e di conversione al Signore, che proclamano i testi della Sacra Scrittura, si esprime simbolicamente nel rito della cenere sparsa sulle nostre teste, al quale noi ci sottomettiamo umilmente in risposta alla parola di Dio. Al di là del senso che queste usanze hanno avuto nella storia delle religioni, il cristiano le adotta in continuità con le pratiche espiatorie dell’Antico Testamento, come un “simbolo austero” del nostro cammino spirituale, lungo tutta la Quaresima, e per riconoscere che il nostro corpo, formato dalla polvere, ritornerà tale, come un sacrificio reso al Dio della vita in unione con la morte del suo Figlio Unigenito. È per questo che il mercoledì delle Ceneri, così come il resto della Quaresima, non ha senso di per sé, ma ci riporta all’evento della Risurrezione di Gesù, che noi celebriamo rinnovati interiormente e con la ferma speranza che i nostri corpi saranno trasformati come il suo.
Il rinnovamento pasquale è proclamato per tutta l’umanità dai credenti in Gesù Cristo, che, seguendo l’esempio del divino Maestro, praticano il digiuno dai beni e dalle seduzioni del mondo, che il Maligno ci presenta per farci cadere in tentazione. La riduzione del nutrimento del corpo è un segno eloquente della disponibilità del cristiano all’azione dello Spirito Santo e della nostra solidarietà con coloro che aspettano nella povertà la celebrazione dell’eterno e definitivo banchetto pasquale. Così dunque la rinuncia ad altri piaceri e soddisfazioni legittime completerà il quadro richiesto per il digiuno, trasformando questo periodo di grazia in un annuncio profetico di un nuovo mondo, riconciliato con il Signore.

Prima lettura

Gl 2,12-18
Laceratevi il cuore e non le vesti.


Dal libro del profeta Gioèle

Così dice il Signore:
«Ritornate a me con tutto il cuore,
con digiuni, con pianti e lamenti.
Laceratevi il cuore e non le vesti,
ritornate al Signore, vostro Dio,
perché egli è misericordioso e pietoso,
lento all’ira, di grande amore,
pronto a ravvedersi riguardo al male».
Chi sa che non cambi e si ravveda
e lasci dietro a sé una benedizione?
Offerta e libagione per il Signore, vostro Dio.
Suonate il corno in Sion,
proclamate un solenne digiuno,
convocate una riunione sacra.
Radunate il popolo,
indite un’assemblea solenne,
chiamate i vecchi,
riunite i fanciulli, i bambini lattanti;
esca lo sposo dalla sua camera
e la sposa dal suo talamo.
Tra il vestibolo e l’altare piangano
i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano:
«Perdona, Signore, al tuo popolo
e non esporre la tua eredità al ludibrio
e alla derisione delle genti».
Perché si dovrebbe dire fra i popoli:
«Dov’è il loro Dio?».
Il Signore si mostra geloso per la sua terra
e si muove a compassione del suo popolo.

Parola di Dio


Salmo responsoriale
Sal 50

Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.


Seconda lettura

2Cor 5,20 - 6,2
Riconciliatevi con Dio. Ecco ora il momento favorevole.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, noi, in nome di Cristo, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.
Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti:
«Al momento favorevole ti ho esaudito
e nel giorno della salvezza ti ho soccorso».
Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!

Parola di Dio


Canto al Vangelo (Sal 94,8)
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Oggi non indurite il vostro cuore,
ma ascoltate la voce del Signore.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!


Vangelo
Mt 6,1-6.16-18
Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.


+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Parola del Signore
Tratto da: www.lachiesa.it




martedì 16 febbraio 2010

La Chiesa Episcopaliana del Brasile ci invia la Sua benedizione ed il Suo sostegno

In Nomine Sanctissimae Trinitatis. Amen !
Omnibus et Singulis has Litteras
Inspecturis: Salutem, Pacem, Benedictionem !




Augurando a Sua Altezza Reale il Gran Príncipe Dom Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia di essere eletto nuovo Principe di Seborga , impartiamo su di Lui, sulla Sua Augusta Famiglia, sui Suoi Dignitari, Cavalieri e collaboratori la nostra paterna benedizione.
+ Ricardo Lorite de Lima
Arcebispo Primaz Metropolitano da Igreja Anglicana do Brasil
Arquidiocese Thomas Cranmer da Province of Saint Peter
The Communion of Evangelical Episcopal Churches.

I Musajo despoti d’Epiro

Il Barone Carlo Musajo Somma di Galesano con S.A.R. la Principessa Marina di Savoia

Vive a Piacenza il Barone Carlo Musajo Somma di Galesano, discendente dei Despoti dell'Epiro medioevale. Il Barone è un personaggio molto noto a Piacenza e non solo; giornalista pubblicista, Presidente del Sodalizio Amici della tavola, membro di molte associazioni culturali di cui cura le pubbliche relazioni. Ha lasciato l'Aeronautica con 37 anni di servizio (grazie alla categoria volo). Nei 18 anni trascorsi a Milano ha diretto il Nucleo fotografico per le pubbliche relazioni dei Generali Comandanti della 1^ Regione Aerea. Ben 18 anni or sono Sua Santità Papa Giovanni Paolo II gli ha conferito, motu proprio, la Commenda dell'Ordine Equestre di San Silvestro I Papa. Recentemente Sua Santità Papa Benedetto XVI gli ha conferito la Commenda con Placca d'Argento (Gr.Uff) dello Stesso Ordine (Onorificenze Equestri conferite direttamente da S.S. il Papa). Nelle Sue molteplici attività è coadiuvato egregiamente dalla Baronessa Maria Grazia. Il suo illustre antenato Giovanni Musachi fu autore nel 1510 del testo di carattere storico -genealogico Breve memoria de li discendenti de nostra casa Musachi in cui illustrò il ruolo di primo piano tenuto da tale Casato nella Storia albanese-epirota. L'opera fu pubblicata a Parigi in Charles Hopf's Chroniques gréco-romaines, Paris 1873, p. 270-340.

Pubblichiamo un articolo su Giovanni Musachi in lingua inglese di modo che sia comprensibile anche agli amici stranieri che seguono il nostro blog.


Giovanni Musachi, in Albanian language: Gjon Muzaka Italian-language author and Albanian nobleman from a ruling family of the Myzeqe region, Albania. In 1510 he wrote a Breve memoria de li discendenti de nostra casa Musachi (Short memoir on the descendents of our Myzeqe lineage). The work was published in Charles Hopf's Chroniques gréco-romaines,Paris1873,p.270-340.
Brief Chronicle on the Descendants of our Musachi Dynasty
The chronicle or memoir of John Musachi (Ital. Giovanni Musachi) constitutes the oldest substantial text written by an Albanian. Musachi, despot of Epirus, was of a noble, ruling family from the Myzeqe region of central Albania. He was forced to abandon his land and take flight to Italy when Albanian resistance to the Ottoman conquest collapsed and the country was occupied by the Turks. The prime objective in his chronicle was not to provide a history of his times, but simply to prove to his descendants that they were of an important, landowning family so that they did not forget their origins and property rights. While the chronicle is no work of great scholarship and may prove confusing to students of history, it is nonetheless an important source not only for late fifteenth-century Albania, but also for Albanian toponyms and the names of local Albanian rulers. Indeed it is significant as proof of the rise of the Albanians as a distinct ethnic group.

Appendixed to the chronicle, though not included here, is a text by John's son, Constantine Musachi, dated 1535, in which the latter states that his father "was buried in the large church of Francavilla in the country of Otranto in a marble grave where mass is conducted three times a week. On it is an inscription reading: Almighty Jesus, this is the grave of John Musachi, the son of Gjin the Despot, Lord of Epirus and of Myzeqe, who stemmed from the city of Byzantium and bore the double headed eagle as his emblem. To him was dedicated this wreath in the year of our lord 1510." For this reason, the following chronicle is traditionally dated 1510. A reference in the text to the Battle of Chaldiran in 1514 proves, however, that John Musachi cannot have died before 1515.

mercoledì 10 febbraio 2010

Mercoledì 10 Febbraio, Vangelo del Giorno

Vangelo

Mc 7,14-23
Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti.
E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

Parola del Signore


Messaggio di felicitazioni per la candidatura a Principe di Seborga.

Emblema della Repubblica di Mongolia

Tutta la mia solidarietà alla candidatura di S.A.R. al Principato di Seborga.
Principe Don Aldo Bartolomeo Colleoni

lunedì 8 febbraio 2010

UN PRINCIPE ABATE PER SEBORGA




San Bernardo di Chiaravalle



Si sta facendo un gran parlare delle elezioni del nuovo principe di Seborga, ma ci si è scordati di una cosa fondamentale: Seborga è sempre stata governata da Abati che esercitavano anche le funzioni di Principe. Quando negli anni Sessanta, dopo circa duecento anni di assenza di un Principe Sovrano, si è proceduto ad eleggere Giorgio Carbone, che ad elezioni avvenute divenne il Principe Giorgio I, ci si scordò che Seborga era stato un principato ecclesiastico per secoli e che un principe laico poteva essere solo una soluzione temporanea. Il principato era sempre stato sotto la tutela della Santa Sede , ma tale posizione giuridica era legittimata dal fatto di avere un Principe Abate, dunque, se Seborga vuole davvero rendere omaggio alle proprie tradizioni, se vuole tornare allo spirito di San Bernardo, dovrà eleggere quello fra i candidati che sia anche un Abate. Direte voi: non c'è un Abate fra i candidati. E invece sì, c'è. Il Gran Principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia è Abate Commendatario dell' Ordine diaconale delle Sante Marta e Maria dal 19 Luglio 2003 per decreto del Patriarca della Chiesa ortodossa d'Albania e d'Epiro della diaspora. Infatti, fin dal Medio Evo, un laico può essere Abate Commendatario, detto anche Abate temporale; tale figura è esistita nella Chiesa cattolica fino al Concilio Vaticano II e sopravvive in alcune Chiese orientali. Inoltre il Gran Principe, nella Sua veste di Capo della Chiesa Ortodossa d'Epiro ha una dignità pari a quella dei Vescovi, presiede il Santo Sinodo, siede nell' iconostasi, lo spazio per il clero, durante la Divina Litugia ( la S. Messa orientale), benedice la folla; per la Chiesa ortodossa ha infatti un carisma episcopale. Dunque direbbe San Bernardo, Deus lo vult, questo è un segno del Cielo.

Articolo della Società di Studi Araldici

La prestigiosa Società di Studi Araldici ha pubblicato il seguente articolo sulla candidatura del Serenissimo Principe a Seborga, articolo che vi proponiamo.
Quattro contendenti per Seborga
Salgono a 4 i candidati al titolo di Principe di Seborga

E’ il Gran Principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia il quarto candidato alla carica di Principe del Principato di Seborga. Una nota diffusa dal suo entourage recita: “'L'avvocato Miani già amico del compianto Principe Giorgio I ha pensato che per un rilancio del Principato sia necessario un Principe giovane, con esperienza politica ed amministrativa. Il Principe di Santa Sofia è stato, infatti, in passato, sindaco di un paese italiano. Egli è, inoltre, in contatto con diverse Case Reali europee e non solo, ha contatti col mondo politico italiano e potrebbe, in caso di elezione, rilanciare turismo ed economia di Seborga grazie a joint-ventures e finanziamenti europei. Potrebbe inoltre fare di Seborga un centro di incontro di vari ordini cavallereschi e questo porterebbe turismo e, ovvio, denaro al borgo ed ai commercianti locali”. Gli altri pretendenti sono la principessa Yasmine Aprile Von Hohenstaufen, il regista Pepi Morgia e il sanremese Francesco Buscaglia, presidente
della società di Salvamento. Leggete l’ articolo qui http://www.centrostudiaraldici.org/notizie/1000425/4-contendenti-per-seborga.html

domenica 7 febbraio 2010

Nuovo Libro di Araldica: “Raccolta di Casate ed Iconografie”


E’ uscito il nuovo libro “Raccolta di Casate ed Iconografie” (My&Book Editore, I edizione 2009, 252 pagine con illustrazioni a colori, 33,00 €) curato dal Dott. Vito Caterini che, da semplice appassionato di Araldica e Cavalleria, è diventato uno dei massimi esperti italiani di queste materie.

Vito Caterini è un Medico affermato (cardiologo, pneumologo e psicologo criminale), Ufficiale Ausiliario delle Forze Armate, Capitano della Croce Rossa, Magistrato Arbitrale della Corte Europea di Giustizia, Cavaliere di diversi ed importanti Ordini fra i quali quello Pontificio di San Gregorio Magno e quello Costantiniano di San Giorgio.

Il volume presenta una ricerca su alcune famiglie italiane, completa di cenni storici, notizie sugli attuali rappresentanti e stemma a colori con la relativa blasonatura. Nella pregevole antologia sono presenti numerosi casati fra cui quelli del Gran Principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia, della Principessa madre e della Principessa consorte.

Ma le ricerche e le iniziative del dott. Vito Caterini non si fermano: è già al lavoro per preparare la seconda edizione della raccolta, ampliata ed aggiornata, che uscirà nel 2011. Il libro è in vendita in tutta Italia, nelle librerie principali e specializzate, ma lo potete trovare anche in rete od ordinarlo direttamente all’editore.

Pubblichiamo il messaggio inoltrato al Patriarca dei Siro-cattolici

S.A.R. e S. il Gran Principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia
Gran Maestro degli Ordini Dinastici dell'Aquila d'Epiro
e Costantiniano di San Giorgio e di San Demetrio d'Epiro
Alto Protettore e Capo temporale della Santa Chiesa Ortodossa d'Epiro
Barone sel Sacro Palazzo Apostolico Lateranense

A S.E. l' Arcivescovo Edmond Farhat

p.c. Gran Cancelliere S.E. Prof. Salvatore Olivari de la Moneda

p.c. cav.gr.cr. dott. Lino Mortasino, delegato dell' Ordine per l'Italia settentrionale


Eccellenza Reverendissima,

con il presente messaggio auguriamo ogni bene all'Eccellenza Vostra, all' Ordine di S. Ignazio ed ai dignitari tutti. Preghiamo Vostra Eccellenza Reverendissima di trasmettere il Nostro messaggio a Sua Beatitudine Ignace Youssif III a Beirut cui porgiamo il deferente saluto Nostro, del Metropolita, degli Eparchi, dei sacerdoti e dei monaci della Santa Chiesa ortodossa di cui siamo, secondo il diritto bizantino, Capo temporale. Auspichiamo che fra i Nostri Ordini possano instaurarsi rapporti di fraternità e, poiché siamo stati candidati a Principe di Seborga, Principato elettivo, nel caso il popolo seborghino ci dovesse eleggere, inviteremo la Vostra Santa Chiesa ad aprire nel Principato una chiesa in cui celebrare la Divina Liturgia secondo il Vostro rito.

La Theotokos Vi benedica e Vi protegga, stenda il Suo manto sul Vostro popolo e sul Vostro Ordine e guidi i popoli a Cristo, unico vero Re del tempo e della Storia.

Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia

Ordine di S.Ignazio di Antiochia


Sua Beatitudine il Patriarca d'Antiochia Ignace Youssif III

Il giorno 14 febbraio prossimo venturo in Borgolavezzaro (Novara), l'Ordine di S.Ignazio di Antiochia, posto sotto il Gran Magistero di Sua Beatitudine il Patriarca d'Antiochia Ignace Youssif III , celebrerà una Santa Messa dell' Ordine cui parteciperanno l' Arcivescovo Edmond Farhat, Nunzio Apostolico di Sua Beatitudine il Patriarca, il Prefetto di Novara ed un sottosegretario del Governo italiano. S.A.S. il Principe Dom Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia ha inviato un messaggio ufficiale che è stato recapitato da S.E. il Conte Umberto Savioli Caccianemici.

Messaggio di cordoglio dei monarchici italiani filoasburgici


I Principi Comneno d'Otranto, i Marchesi Ghetaldi Gondola, i Conti Crociani Baglioni, i Conti Foscari Rezzonico, i Conti Ganassini di Camerati, i Conti Manzoni di Chiosca e Poggiolo, i Conti Romei Longhena, i Baroni Jonghi Lavarini von Urnavas, i Baroni Salvadori von Wiesenhof, i Nobili Claricini von Dornpacher, i Nobili Polani Beligeri, i Nobili Zoia dei Puschina danno l'estremo saluto a Sua Altezza Imperiale l'Arciduchessa Regina Wetting-Sassonia-Meiningen d'Asburgo, deceduta mercoledì 3 febbraio a Pöcking, e si stringono devoti al Principe Otto d'Asburgo, Re Titolare del Lombardo-Veneto ed Erede del Sacro Romano Impero.

Il Comm. Avv. Diego Zoia, Presidente della Fondazione Cajetanus e del Circolo Culturale del Regno Lombardo-Veneto (Lombardisch-Venetianisches Konigreich), annuncia, fin d'ora, che verrà celebrata, in Milano, una Santa Messa di trigesima a suffragio. Luogo ed orario saranno presto comunicati. (http://www.cajetanus.it/).

giovedì 4 febbraio 2010

È morta Regina d'Absburgo, consorte del Capo della Casa Imperiale d'Austria


Nella foto, Regina von Sachsen-Meiningen, con il marito Otto d'Absburgo, primogenito dell'ultimo imperatore d'Austria.

Il suo nome completo era Regina Helene Elisabeth Margarete principessa von Sachsen-Meiningen, ma da oltre mezzo secolo si faceva chiamare semplicemente Regina von Habsburg. Se la monarchia absburgica non fosse crollata sarebbe potuta essere l'ultima imperatrice d'Austria. Nel 1951, infatti, aveva sposato Otto d'Asburgo, primogenito dell'ultimo imperatore Carlo I. Regina (si pronuncia con la "g" gutturale, come Klagenfurt) è morta ieri mattina, alle 8.40, all'età di 85 anni, nella sua casa di Pöcking, in Baviera. Da tempo era sofferente al cuore. Accanto a lei, il marito Otto, 13 anni più vecchio ma ancora in salute, e i sette figli nati dal loro matrimonio. Una vita coniugale straordinaria, non soltanto perché durata quasi sessant'anni, ma anche e soprattutto perché risparmiata dal gossip che pare una costante nelle biografie dell'aristocrazia europea, perché mai coinvolta in vicende anche soltanto minimamente disdicevoli. Mia madre ha detto ai giornalisti il figlio Carlo è stata per noi tutti un esempio. Con lei perdiamo una grande personalità, che ha lasciato in noi un'impronta della sua fede incrollabile e del suo modo positivo di concepire la vita.Discendente da uno dei più importanti casati tedeschi, quello dei Sassonia-Meiningen, Regina era nata a Würzburg nel 1925 ed era la più giovane dei quattro figli del principe ereditario Georg von Sachsen-Meiningen. Rimasta orfana del padre nel giorno del suo ventunesimo compleanno (il genitore era deceduto durante la prigionia in Russia), si era dedicata ai servizi sociali, settore in cui si era specializzata negli studi che aveva seguito a Bamberga.Nel 1949 si trovava al lavoro in un campo profughi per ungheresi, nelle vicinanze di Monaco, quando incontra per la prima volta Otto d'Absburgo. Amore a prima vista? Non lo sappiamo. La discrezione della coppia ha evitato che la loro relazione fosse oggetto di chiacchiere e richiamasse l'attenzione della stampa rosa. Due anni dopo, il matrimonio. Poiché la cosiddetta "Habsburger Gesetz", la legge sugli Absburgo del 1919, vieta ai discendenti della casa imperiale il rientro in Austria, le nozze si celebrano a Nancy, in Francia. L'evento, che vede l'unione tra il figlio primogenito dell'ultimo imperatore d'Austria e la discendente dei re di Sassonia, richiama nella cittadina francese la crema della nobiltà europea, come è documentato in un raro e prezioso filmato d'epoca in bianco e nero (allora non c'erano ancora le dirette tv come per le nozze di Diana d'Inghilterra o di Letizia di Spagna) visibile da ieri pomeriggio in alcuni siti internet. Dal matrimonio nascono una dopo l'altra cinque figlie e solo alla fine due maschi. La famiglia imperiale non può mettere piede in Austria, ma desidera almeno che i figli parlino il tedesco. Nel 1954, perciò, si trasferisce a Pöcking, località bavarese sul lago di Starnberg, che da allora diventa la sua residenza definitiva, in quella che da allora sarà chiamata Kaiservilla, villa imperiale. Lo Starnbergersee si trova 20 chilometri a sud di Monaco ed è un concentrato di vip, con ville che assomigliano a palazzi. È qui che hanno una residenza i Wittelsbach, l'ex famiglia reale bavarese, ed è qui che trascorreva le vacanze Elisabetta di Baviera (la futura imperatrice Sissi) per incontrare il cugino re Ludwig II, quello del fantasmagorico castello di Neuschwanstein, che si trova nelle vicinanze. È sulle rive di questo lago che Ludwig, dichiarato pazzo, fu trovato morto (o assassinato) ed è qui che ieri mattina ha cessato di vivere quella che poteva essere l'ultima imperatrice d'Austria.

Costanza Morosini.1316-1324.(Due Italiane Regine di Serbia)

Autore: Oreste Ferdinando Tencajoli
Ben poco ci è dato cli conoscere di questa figura di sovrana, che emerge simpaticamente attraverso i ricordi e le leggende del Medio-Evo fosco e semibarbaro. Gli stessi numerosi storici veneziani non accennano a lei che assai fugacemente nelle loro storie e nelle loro cronache, per quanto essa appartenesse già fino d’allora ad una famiglia ricca ed illustre. Secondo una versione assai accreditata, i Morosini discenderebbero da uno dei primi dodici tribuni di Venezia dell’ anno 800, allorquando la Repubblica era al suo inizio ed aveva forma democratica. Una leggenda senza alcuna base li farebbe discendere niente di meno che dai Maroni, famiglia romana di Mantova – alla quale appartenne Virgilio — rifugiatosi negli isolotti della laguna all’approssimarsi delle invasioni barbariche.I Morosini avevano già dato, all’epoca del matrimonio di Costanza, due Dogi: uno, Domenico, aveva conquistate alla Repubblica l’isola di Corfù, la città di Pola e l’Istria nel 1148, l’altro, Marino, nel l249 era stato Duca di Candia, ed un Tommaso era salito al soglio patriarcale di Costantinopoli. Poi guerrieri, diplomatici, procuratori di San Marco ed una Regina d’Ungheria. Di Costanza — per quante ricerche abbiamo fatte negli archivi e nelle biblioteche di Venezia — non sappiamo esattamente nè quando nacque nè quando morì.Certamente sua zia — la Regina Tommasina — dovette concorrere col suo credito e con la sua personale influenza a collocare in così alta posizione la nipote.La Serbia essendo confinante con l’Ungheria, nulla di più naturale che fra le due Corti vi fossero relazioni di buon vicinato, e che un parentado che rendesse più salde e cordiali queste relazioni è assai verosimigliante fosse desiderato da entrambe le Case Sovrane. Cementata così su due basi durature una alleanza di famiglia, ne sarebbe seguita un’alleanza politica, con indubbi e grandi vantaggi tanto per la Serbia quanto per l’Ungheria.Nè la Repubblica di Venezia — già protettrice della Repubblichetta di Ragusa era contraria, come abbiamo detto, a che le figlie dei suoi patrizi, opulenti e fastosi, portassero il contributo della loro bellezza, della loro cultura e della loro sagacia femminile all’estero, suscitando amicizie politiche, aprendo nuovi sbocchi alle sue industrie ed ai suoi commerci in Serbia. Specialniente in questo caso la cosa assunse una notevole importanza pel fatto che la Serbia, facendo già coniare la sua moneta nella zecca di Venezia, era di capitale interesse per la Serenissima stringere vieppiù, con un matrimonio, i vincoli che già univano i due paesi. Sono le stesse ragioni che avevano militato in favore del matrimonio di Anna Dandolo con Stefano I Coronato.Il ritratto che di Costanza Morosini si conserva nel Museo Civico di Venezia e che qui riproduciamo, ce la rappresenta soavemente bella nelle sue vesti ricche, armonicamente e con squisita eleganza drappeggiate. Lo sguardo è dolce, calmo e riposato, l’atteggiamento è semplice, ma pieno di dignità. La corona reale che nel ritratto è posta su di un tavolo, a sinistra, non ha punto inorgoglito questa seducente figlia della laguna.Il silenzio ingiustificabile dei cronisti veneziani e le notizie contradditorie degli storici serbi non ci permettono di poter tracciare di essa una vera e propria, per quanto limitata, biografia. Pertanto, quà e là qualche notizia abbiamo potuto raccogliere e fummo anzi abbastanza fortunati di avere potuto rintracciare, in una pubblicazione del Nardi per nozze Micheli-Morosini del 1840, il suo contratto di matrimonio col Re Ladislao, che ci fornisce, benchè esso sia assai laconico, qualche dato e qualche nome. Il contratto porta la data del 24 agosto 1293 e venne firmato nel palazzo Morosini di Venezia, presenti Alberto Morosini, nonno della sposa, Ruggiero Morosini, Teofilo Morosini, suoi cugini, Brina, vescovo di Trieste, Abracito, confessore del Re Stefano di Serbia, Frate Jacopo, vescovo di Creta, Marco Micheli, Giovanni Zeno, G. Paolo della Fontana, patrizi veneti, e Basilio, primate della Serbia, il quale, a nome del Sovrano, benedisse il matrimonio celebrato per procura.Forse erano anche presenti i fratelli di Costanza, Alessandro, Andreazzo, Procuratore di San Marco, e Lodovico, ma essi non figurano tra i firmatarî dell’atto, il quale ci apprende che genitori dello sposo erano Stefano V Dragoutino e Caterina d’Ungheria. Entrambi nel contratto, a mezzo del loro ambasciatore Basilio, giurano sulle anime loro di togliere la figlia di Michele Morosini per loro figliuola e per moglie legittima del loro figlio Ladislao. Come si vede, Costanza era figlia di Michele Morosini, Procuratore di San Marco e Podestà di Faenza, figlio di Alberto Morosini, fratello della Regina Tommasina, il quale, secondo diversi storici, sarebbe stato, dopo la sorella ed unitamente ad Abracito, Cappellano del Re e suo confessore, uno dei più caldi fautori di queste nozze, che dovevano accrescere lustro e rinomanza al pioprio casato. In questa occasione Michele Morosini sfoggiò un lusso straordinario feste e banchetti furono dati in onore della nuova Regina, a cui non avrà mancato d’intervenire il Doge Pietro Gradenigo, con tutto il seguito brillante della sua Corte.Quindi, accompagnata da una numerosa scorta di parenti e di amici, essa s’imbarcò per Trieste, e di là s’incamminò, a traverso la Croazia e l’Ungheria, verso la sua nuova patria, di cui non conosceva nè gli usi, nè i costumi, e della di cui accoglienza era incerta, dato che sul trono serbo sedeva Stefano VI Urosch II Miloutino, il quale, sin dal 1282, aveva usurpato il trono al fratello Stefano V padre di Ladislao. Sicuramente Venezia, coi suoi tramonti dorati, coi suoi grandiosi palazzi di marmo, con la sua opulenza, le sarà apparsa di mano in mano che s’avanzava fra terre brulle e selvagge, come l’immagine di un caro sogno svanito per sempre, che la regalità non compensava. Poi la famiglia, la casa paterna che non avrebbe più rivedute...
* * *
La dinastia dei Nemagna di Serbia, fondata verso il 950 da un Principe Carolingio, aveva, in breve volgere di anni, saputo assurgere, nel concerto delle potenze orientali dei Balcani, ad una vera preponderanza politica, tanto che il trono divenuto stabile, i suoi Re potevano contrarre cospicui matrimoni. Secondo quanto riferisce Carlo Padiglione, i Nemagna oltre al rappresentare la dinastia più celebre e benemerita della Serbia discendevano dall’Imperatore Costantino il Grande. In quel tempo la residenza reale era in Prizren, mentre Skoplia era la sede in cui si riuniva, in date epoche dell’anno, l’assemblea nazionale. Capitale del Regno non era Belgrado ma Kruscevatz, cittaduzza dimenticata che solo ora tende a risollevarsi.Costanza Morosini portò indubbiamente in Serbia uno spirito di signorilità, un’inesauribile bontà e gusti artistici assai spiccati e propri della famiglia da cui proveniva. Ne fanno fede gli affreschi dovuti a pennelli italiani, esistenti tuttora nel monastero di Gratchanitza presso Kossovo, di cui essa fu protettrice instancabile e che divenne un focolare d’arte e di civiltà. Fondò pure parecchie chiese e luoghi pii per i pellegrini che si recavano in Terra Santa, giacchè essa fu Principessa assai devota della religione cattolica e non s’immischiò mai di politica. Lo storico Giuseppe Ricci, bresciano, la loda molto per la sua gentilezza d’animo, per l’illibatezza dei suoi costumi e per la sua distinzione. I veneziani, stabiliti in Serbia o di passaggio per ragioni di traffico o d’altro, trovarono sempre in essa un appoggio sicuro.Nella Corte serba, quando vi giunse Costanza Morosini, il Re Stefano Dragoutino, salito al trono nel 1276 dopo di aver detronizzato il padre Ourosch I il Grande, regnava solamente su di una parte del paese, sulla Bosnia, col consenso del Re d’Ungheria, essendo stato deposto, come si è detto, nel 1252 da suo fratello Stefano VI Ourosch II Miloutino, dal trono di Serbia propriamente detto.Con lui viveva il figlio Ladislao — afferma il Professor St. Stanojevic — prendendo parte a tutte le guerre dinastiche della fine del secolo XIII e del principio del secolo XIV. La Morosini abitava ora a Sirmio, ora a Matschva, col marito e col suocero, mentre nel 1313 troviamo Ladislao a Ragusa, ad un convegno con il figlio maggiore di Ourosch Miloutino, per definire alcune quistioni di frontiera.Mortogli nel marzo 1316 il padre, salì sul trono di cui gli venne contestato il possesso dallo zio: vi fu guerra immediata e Ladislao perdette alcune provincie. Ma morto il Re Stefano VI, nel 29 novembre del 1321, in base alla clausola contenuta nell’atto di abdicazione del padre del 1282, per la quale il trono serbo doveva toccargli, alla morte dello zio, egli si fece proclamare Re di Serbia col nome di Stefano VII Vladislao II.Di nuovo la guerra scoppiò col cugino Stefano VIII Ourosch III, figlio di Stefano VI, il quale pure pretendeva la corona serba.Sostenuto dall’Ungheria, Ladislao riuscì a mantenersi sul trono per qualche tempo, ma poi sconfitto e mancandogli il promesso appoggio di Venezia, si ritirò fra gli Ungheresi ed ivi morì nel 1326, in età di 51 anni, dopo aver inutilmente tentato di ricuperare la perduta corona di Serbia. Come si vede, nella nuova famiglia in cui Costanza era entrata, non regnava la concordia: la poveretta, la quale forse in cuor suo rimpiangeva la tranquillità del palazzo avito di Venezia, dovette fare spesso da paciera, per mantenere la buona armonia fra i congiunti del marito.Sopravvennero poi calamità d’ogni sorta, come si è visto. a turbare la tranquillità del paese, che dovette respingere diverse volte le invasioni straniere, costringendo il Re a stare in continua guerra in difesa dell’integrità del suo stato. Il Nardi dice: «insegnò a suo marito a vincere i colpi dell’avversa fortuna, a resistere con forze inferiori ai nemici, a sostenere la pericolante fede cristiana.»Altro di preciso di lei non si sà: lo stesso scrittore, parlando della sua morte, senza però precisarne la data, scrive: «la sua morte fu una immensa sciagura per il Regno, che privo del suo più forte sostegno, cominciò a crollare e volse a ruina», il che lascerebbe supporre che essa sia premorta al consorte, forse nel 1324.Al Re Ladislao successe il cugino Stefano VIII Ourosch III, al quale successe il figlio Stefano IX Duscian che si fece incoronare nel 1331 e fu uno dei più prodi guerrieri del suo secolo ed il primo legislatore serbo.Stefano IX Duscian ingrandì notevolmente lo Stato, aggregandovi la Bosnia, l’Erzegovina, la Croazia, la Tessaglia, la Macedonia ed una parte dell’Epiro e della Bulgaria. Questo vasto Regno aveva per limiti l’Adriatico ad Occidente, coi porti di Alessio e di Durazzo, a Levante il Mar Nero ed a Sud l’Egeo. Nel 1345, Stefano riuscì, col suo valore e con la sua accortezza, a farsi proclamare Imperatore (Zar), e fu chiamato Stefano il Forte. Morì nel 1355 a Yamboli in Tracia, mentre s’accingeva a conquistare Costantinopoli. Dei due figli lasciati, Ourosch, debole, non seppe resistere alla sollevazione dei vassalli e perì in una congiura (1267), l’altro, di nome Lazzaro, tentò di mantere l’Impero lasciato dal padre, opponendosi all’avanzata dei turchi ma sconfitto e fatto prigioniero il 15 giugno 1389 nella celebre battaglia di Cossovo, venne decapitato assieme a molti altri nobili serbi, per ordine del sultano Murad Bajazette.Il grande Stato serbo si sfasciò e cadde quasi tutto in potere degli ottomani: ma ora, dopo lunghi secoli di selvaggio e di oppressione, è risorto (1918), mercè l’aiuto delle potenze alleate, e principalmente dell’Italia, nonchè per il valore dei suoi figli.
* * *
La famiglia dei Nemagna di Serbia non finì col cadere dello Stato di Serbia, perchè sopravvisse il ramo dei Sovrani d’Epiro, che poi venne esule nel Regno di Napoli: ed occorre quindi farne cenno, non solo perchè prese stabile dimora in Italia, ma anche perchè diede la più celebre Sovrana di Romania.Infatti Stefano IX Duscian era fratello di Simeone Nemagna il quale assunse il cognome materno Paleologo, quale erede di un ramo pretendente alla corona imperiale di Costantinopoli; e fu Signore del Kapônik dal 1331, Despota di Valachia dal 1345, Imperatore dei Serbi e Romei e dell’Albania dal 1356, Despota di Epiro e Tessaglia dal 1358. Morì a seguito della battaglia della Maritza alla quale intervenne contro gli ottomani nel 1371. Egli aveva sposato Tommasa Orsini-Angelo-Comneno, che univa al gentil sangue degli Orsini di Roma quello imperiale bizantino degli Angelo-Comneno, e che prima gli portò in dote il Principato di Tessaglia e poi rimase unica erede del Despotato di Epiro. Da queste nozze nacquero Giovanni, che fu Signore del Kapônik e Duca di Zenta dal 1368, ed Imperatore dei Serbi e Romei e Sovrano di Tessaglia dal 1371 al 1393; Maria che fu Principessa di Giannina, e sposò in seconde nozze il fiorentino Esaù Buondelmonti; Stefano che fu Principe di Bassa-Tessaglia, e sposò una veneziana della famiglia Giorgi di Bodonitza (e fu il ceppo dei Cernoievich Principi cli Montenegro nonchè degli Angelo-Comneno Gran Maestri dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio). Dal predetto Imperatore Giovanni, e da sua moglie Elena Clapena, nacque uno Stefano-Teodoro, cognominato saltuariamente Paleologo o Cerneo o Balsciao Kaponik, che fu Knez del Kapônik e reggente di Tessaglia (1385-1393). Principe di Belgrado e Musacchia (1397-1417), Consignore di Zenta o Montenegro (1419-1421), Despota (albanese) ed Imperatore (titolare) dal 1421, e venne esule a Lecce di Puglia nello stesso anno, con la moglie Eudossia Grebglianovich, figlia del Santo Zar Lazzaro di Serbia. Quivi ebbe vani dominii in terra di Otranto, tra cui quelli principeschi di Castro Cesareo, che avevano appartenuto in origine e agli Imperatori Romani, e l’altro vastissimo di Corte Basilea, che prese nome dal suo titolo di Basileo od Imperatore. I suoi discendenti si denominarono del Kapônik o Caponii, conservando il titolo di Czar o di Re fino al secolo XVI e poi usando quelli di Despoti o Principi. Figlia di Giovanni ultimo Zar della famiglia di Capone, e non dell’omonimo Despota della Casa dei Brankovich, fu la celebre Elena o Caterina, che sposò Pietro III Rares, uno dei più grandi Principi di Moldavia (1527-1538 e 1541-1546). Questa Elena fece redigere dal Vescovo Macario la prima cronaca di Moldavia, poi rimasta vedova fondò la chiesa della Resurrezione a Suceava, e le due belle e grandiose chiese dell’Assunzione e di S. Giorgio a Botosani, intitolandosi nell’iscrizione «Figlia del Despota Giovanni Zar». Donna intelligente, istruita ed energica, portò l’aura del Rinascimento in Romania, e le sue due figlie sposarono il Principe Mircea II di Valachia ed il Principe Alessandro IV di Moldavia.Diremo infine che, pure costretti a vivere fuori dei Balcani, alla fede e patria antica rimasero fedeli i Nemagna-Paleologo, allora conosciuti più comunemente come Signori del Kapônik (o Principi di Capone). Infatti essi mantennero sempre viva la face della riscossa, non si rassegnarono alla usurpazione ottomana, e conservarono una piccola corte orientale ortodossa, spesso riconosciuti nei diritti, titoli, e privilegi ereditari e nel Magistero dell’Ordine Costantiniano di Santo Stefano. Nel contempo essi continuarono a partecipare ai movimenti politici balcanici: spesso tentarono di far valere quei diritti nazionali e familiari, sia con congiure ed incursioni, sia con delle petizioni ai Sovrani europei, e sia con dei proclami ai popoli balcanici: e poi sempre accolsero a combattere in tutte le battaglie dove si lottò per la Croce contro la Mezzaluna, sui campi di Serbia, di Albania, del Montenegro e dell’Ungheria, alla Goletta, a Lepanto, a Candia, a Vienna, a Petervaradino e a Belgrado. Si ricorda infine che i Nemagna del Kapônik, sul principio del secolo XIX, restaurarono l’antico Ordine familiare di Santo Stefano, quale segreto organismo di propaganda ed associazione, progettando una insurrezione generale per cacciare i Turchi dall’ Europa, e fondare nella penisola balcanica varii Stati nazionali confederati, sotto la protezione della Francia e della Russia (1801). Dapprima la rivolta si affermò vittoriosa, tanto che i cavalieri confederati e condottieri degli insorti offrirono una medaglia d’oro ai Nemagna del Kapônik quali Principi dell’antica Serbia (1806); ma poco dopo, per lo scoppio della guerra franco- russa, clic si riverberò stilla politica balcanica, fu ostacolato ed interrotto il programma dei Nemagna del Kapônik, che invano essi tentarono di riprendere al momento della pace franco-russa, raccomandandosi con un memoriale all’Imperatore Napoleone (1808). Ed anche l’attuale Principe Nicola del Kapônik, capo dalla famiglia dei Nemagna di Serbia, ha spesso inviato proteste alle Potenze di Europa (1908, 1912, 1920, 1921), per riavere gli aviti dominii. Il ricordo dei Nemagna è rimasto assai popolare in Serbia: il loro stemma e i loro colori araldici formano oggi la bandiera nazionale jugoslava.
Oreste Ferdinando Tencajoli, Due Italiane Regine di Serbia, estratto da “Le Pagine della Dante”, Fascicoli 1-2, 1933-XI, Roma, Soc. Naz. “Dante Alighieri”, Palazzo di Firenze (Piazza Firenze, 27), 1933-XI, pp. 7-11.

MESSAGGIO DEL METROPOLITA DELLA SANTA CHIESA ORTODOSSA D’EPIRO





Chers frères,

Je suis heureux de vous envoyer les photos de la Divine Liturgie de ce matin au cours de laquelle j'ai ordonné prêtre le Père diacre Cheliel. La liturgie fut suivie en ce jour de la fête d ela Theophanie d ela grande bénédiction des eaux devant de nombreux fidèles.

Nous avons aussi incardiné le Père Patrick prêtre à Poitiers et superieur du monastère Sainte Marie, nous allons faire de ce monastère tout équipé un grand centre spirituel et de formation pour notre Eglise avec si Dieu veut une communauté de moniales par la suite.

Je vous envoie des photos .

J'en profite pour vous remercier de vos voeux et pour ceux que je n'ai pas encore eu au tél , je vous envoie mes voeux pour 2010 et mes prières.

L'année commence bien et avec l'aide de Dieu nous poursuivons notre route.

+Met.Nicolas


Dear brothers,

I am happy to tell you that this morming during the Divine Liturgy of Thephany i ordained a new priest father Cheliel. He is a young buissiness man father of two beautiful children, after the liturgy we bless the Holy water.

I want to send my wish for 2010 and many blessings.

One priest father Patrick was also incardined in our Church he has a good monastery in south west of France , we will make in this beautiful house a spiritual center and maybe a women monastery.

i send you some pics.

with my prayers.

+Met.Nicolas



Queridos hermanos



Hoy en la divina liturgia ordenamos un nuevo sacerdote padre Cheliel en la capilla catedral de Paris, , incardinamos tambien el padre Patrick que tiene una paroquia en Poitiers y tambien un monasterio muy lindo en el south oeste de Francia vamos a establecer un centro spiritual y de formacion y tambien un monasterio para hermanas.

yo mando algunas fotos.

con mis oraciones y muchas buenas cosas para 2010.

+Met.Nicolas

Michele Rallo , studioso del Balcani e del regno d'Epiro

Michele Rallo (Trapani, 5 settembre 1946) è un politico e storico italiano.

Bancario, è stato dirigente giovanile del FUAN, e collaboratore del Secolo d'Italia. Alla fine degli anni '60 seguì Pino Rauti in Ordine Nuovo. Rientrato nel MSI insieme a lui, diviene consigliere comunale di Trapani per tre mandati. È stato segretario provinciale del Msi e Coordinatore provinciale di AN.

È stato eletto la prima volta nel 1994 alla Camera dei deputati nel collegio di Trapani per il Polo del Buon Governo, aderendo al gruppo di Alleanza Nazionale ed è componente della Commissione Esteri. Viene rieletto nel 1996 per il Polo della Libertà e fa parte delle commissioni Esteri, Politiche dell'Unione Europea, Attività Produttive.

Non si ricandida nel 2001 e torna agli studi storici. Ha infatti pubblicato diversi volumi sulla storia contemporanea dell'Europa Orientale e dei movimenti nazionalisti tra le due guerre mondiali.

Nel 2005 lascia An, e nel settembre 2007 aderisce al movimento "La Destra" di Francesco Storace.

Opere
L’Epoca delle Rivoluzioni Nazionali in Europa. Austria, Cecoslovacchia e Ungheria (1919-1945) - Vol. 1° Ed. Settimo Sigillo
L’Epoca delle Rivoluzioni Nazionali in Europa. Jugoslavia (1919-1945) - Vol. 2° Ed. Settimo Sigillo
L’Epoca delle Rivoluzioni Nazionali in Europa. Romania (1919-1945) - Vol. 3° Ed. Settimo Sigillo
L’Epoca delle Rivoluzioni Nazionali in Europa. Albania e Kosovo (1919-1945) - Vol. 4° Ed. Settimo Sigillo
L’Epoca delle Rivoluzioni Nazionali in Europa. Bulgaria e Macedonia (1919-1945) - Vol. 5° Ed. Settimo Sigillo
La Grecia, il Panellenismo e il Risorgimento Balcanico. 1814-1918, Ed. Settimo Sigillo, 2004
Il coinvolgimento dell'Italia nella prima guerra mondiale e la vittoria mutilata. La politica estera italiana e lo scenario egeo-balcanico dal patto di Londra al patto di Roma, Ed. Settimo Sigillo, 2007
E' in preparazione un suo volume sulla Storia dell'Epiro

lunedì 1 febbraio 2010

Lunedì della IV settimana del Tempo Ordinario - Vangelo del giorno


Vangelo
Mc 5,1-20
Esci, spirito impuro, da quest’uomo.

+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese. C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare. I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.
Parola del Signore