Di seguito riportiamo una intervista rilasciata nell'anno 2007 da S.A.S. il Principe Don Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia.
Principe Pozzi, quali sono i suoi contatti con l’Epiro?
La situazione dell’Epiro del Nord è difficile; nonostante in Albania, grazie a Dio, sia caduto da tempo il comunismo, il regime albanese è ancora autoritario e non garantisce i diritti delle minoranze, per cui ogni contatto deve avvenire in segreto onde evitare ritorsioni a chi vive là.
Fino a primavera avevo un emissario a Himara, cittadino albanese di etnia greca, di professione giornalista free-lance, ma da alcuni mesi i rapporti si sono interrotti, non so se questo sia dovuto ad un giro di vite contro la minoranza greca o se, data la professione di giornalista, egli possa aver dato noia a qualcuno e per questo gli sia capitato qualcosa. Anche in Grecia, però, parlare del diritto all’autodeterminazione dell’ Epiro del Nord non è ben visto, in quanto i nazionalisti greci sognano l’enosis di quella terra alla repubblica ellenica, ci sono dei cugini che vivono a Larissa, Epiro del Sud, territorio greco e mi riferiscono che l’argomento, in Grecia, è tabù.
E quali i contatti con gli esuli?
I rapporti sono stretti.
Negli U.S.A. sono curati dall’Eparchia ortodossa del Nebraska, ma anche da mio cugino il Metropolita ortodosso dell’Illinois Kyrill, che si occupa anche del Canada.
L’assistenza religiosa è garantita dalle Chiese ortodosse sorelle fra cui la Chiesa ortodossa ucraina con Metropolita l’Arcivescovo Haralambos. In America del Sud i contatti con gli esuli, che sono ormai di terza – quarta generazione, sono curati dalla Chiesa ortodossa albanese d’Albania ed Epiro della diaspora e dalla Chiesa ortodossa bielorussa che, fra l’altro, ebbe fra i suoi fondatori il Vescovo albanese Fan Noli, personaggio albanese di spicco prima della Seconda Guerra Mondiale in Albania e, dopo la Seconda Guerra Mondiale, nelle Americhe ove si era rifugiato per sfuggire alle persecuzioni comuniste. Poiché in Grecia, ove vivono degli epiroti, non si può liberamente parlare del problema, si sta studiando con Lord Trowman, cittadino britannico, ma con molte amicizie in Grecia, di aprire là un priorato del mio ordine dinastico dell’Aquila d’Epiro che, partendo da presupposti cavallereschi, potrebbe fungere da trait d’union fra gli esuli in terra greca.
Esiste un’Associazione di esuli in Italia?
No perché i discendenti di epiroti ed albanesi presenti in Italia arrivarono secoli fa ai tempi dell’invasione turca e non sono direttamente connessi al problema dell’ “autonomia” del periodo 1914-1916. Vi sono tuttavia rapporti di cordialità con le loro associazioni culturali, ad esempio con l’Associazione culturale “Arbitalia”.
Cosa farebbe per il Suo Regno se avesse la possibilità di ritornare sul Trono?
Innanzitutto porterei l’Epiro in Europa, introdurrei il bilinguismo greco- albanese, visto che entrambe le lingue sono parlate in quel territorio. Vorrei poi vedere ripristinata l’Autocefalia della Chiesa ortodossa d’Epiro, concessa dal Patriarca di Costantinopoli Germanos V negli anni dieci del Novecento e poi cancellata già negli anni 20 quando la Chiesa d’Epiro venne subordinata al vescovo ortodosso di Tirana. Altro problema: mi piacerebbe veder aprire in Epiro una Eparchia greco-cattolica, infatti colà esistevano greco -cattolici fin dal ‘600, ma in seguito tale Chiesa si è estinta e, caduto il comunismo, Roma ha ripristinato una gerarchia latina, ma non greca.
Come è la vita del pretendente al Trono dell’Epiro?
La mia è una vita normale, lontana dai riflettori e dalla mondanità. Quando mi sono sposato un giornale locale che dedicò alcune pagine all’evento scrisse che avevo”… più l’aria di un mite professore che di un tessitore di trame balcaniche”.
Quali sono le sue passioni, i suoi interessi e i suoi ideali?
Mi piace la storia e mi dedico al giardinaggio, alla numismatica ed all’araldica. Ho rapporti di amicizia e cordialità con diverse Case Sovrane e con vari ordini cavallereschi. Non mi piace l’Italia di oggi, priva di ideali, credo nei valori della tradizione: Dio, Patria e famiglia.
Quale professione svolge?
Sono insegnante di lettere nella scuola superiore di stato. A volte mi accorgo che la gente, quando scopre che lavoro, si meraviglia; esiste infatti, fra la gente, una visione favolistica del nobile che si pensa non lavori e viva di rendita. A chi si meraviglia faccio sempre notare che Emanuele Filiberto fa il bancario, come il figlio di Zahir Scià, l’ex Re d’ Afghanistan, il Duca d’Aosta è imprenditore agricolo e suo figlio Aimone dirigente della filiale Pirelli di Mosca.
Intervista di Matteo Cornelius Sullivan
Principe Pozzi, quali sono i suoi contatti con l’Epiro?
La situazione dell’Epiro del Nord è difficile; nonostante in Albania, grazie a Dio, sia caduto da tempo il comunismo, il regime albanese è ancora autoritario e non garantisce i diritti delle minoranze, per cui ogni contatto deve avvenire in segreto onde evitare ritorsioni a chi vive là.
Fino a primavera avevo un emissario a Himara, cittadino albanese di etnia greca, di professione giornalista free-lance, ma da alcuni mesi i rapporti si sono interrotti, non so se questo sia dovuto ad un giro di vite contro la minoranza greca o se, data la professione di giornalista, egli possa aver dato noia a qualcuno e per questo gli sia capitato qualcosa. Anche in Grecia, però, parlare del diritto all’autodeterminazione dell’ Epiro del Nord non è ben visto, in quanto i nazionalisti greci sognano l’enosis di quella terra alla repubblica ellenica, ci sono dei cugini che vivono a Larissa, Epiro del Sud, territorio greco e mi riferiscono che l’argomento, in Grecia, è tabù.
E quali i contatti con gli esuli?
I rapporti sono stretti.
Negli U.S.A. sono curati dall’Eparchia ortodossa del Nebraska, ma anche da mio cugino il Metropolita ortodosso dell’Illinois Kyrill, che si occupa anche del Canada.
L’assistenza religiosa è garantita dalle Chiese ortodosse sorelle fra cui la Chiesa ortodossa ucraina con Metropolita l’Arcivescovo Haralambos. In America del Sud i contatti con gli esuli, che sono ormai di terza – quarta generazione, sono curati dalla Chiesa ortodossa albanese d’Albania ed Epiro della diaspora e dalla Chiesa ortodossa bielorussa che, fra l’altro, ebbe fra i suoi fondatori il Vescovo albanese Fan Noli, personaggio albanese di spicco prima della Seconda Guerra Mondiale in Albania e, dopo la Seconda Guerra Mondiale, nelle Americhe ove si era rifugiato per sfuggire alle persecuzioni comuniste. Poiché in Grecia, ove vivono degli epiroti, non si può liberamente parlare del problema, si sta studiando con Lord Trowman, cittadino britannico, ma con molte amicizie in Grecia, di aprire là un priorato del mio ordine dinastico dell’Aquila d’Epiro che, partendo da presupposti cavallereschi, potrebbe fungere da trait d’union fra gli esuli in terra greca.
Esiste un’Associazione di esuli in Italia?
No perché i discendenti di epiroti ed albanesi presenti in Italia arrivarono secoli fa ai tempi dell’invasione turca e non sono direttamente connessi al problema dell’ “autonomia” del periodo 1914-1916. Vi sono tuttavia rapporti di cordialità con le loro associazioni culturali, ad esempio con l’Associazione culturale “Arbitalia”.
Cosa farebbe per il Suo Regno se avesse la possibilità di ritornare sul Trono?
Innanzitutto porterei l’Epiro in Europa, introdurrei il bilinguismo greco- albanese, visto che entrambe le lingue sono parlate in quel territorio. Vorrei poi vedere ripristinata l’Autocefalia della Chiesa ortodossa d’Epiro, concessa dal Patriarca di Costantinopoli Germanos V negli anni dieci del Novecento e poi cancellata già negli anni 20 quando la Chiesa d’Epiro venne subordinata al vescovo ortodosso di Tirana. Altro problema: mi piacerebbe veder aprire in Epiro una Eparchia greco-cattolica, infatti colà esistevano greco -cattolici fin dal ‘600, ma in seguito tale Chiesa si è estinta e, caduto il comunismo, Roma ha ripristinato una gerarchia latina, ma non greca.
Come è la vita del pretendente al Trono dell’Epiro?
La mia è una vita normale, lontana dai riflettori e dalla mondanità. Quando mi sono sposato un giornale locale che dedicò alcune pagine all’evento scrisse che avevo”… più l’aria di un mite professore che di un tessitore di trame balcaniche”.
Quali sono le sue passioni, i suoi interessi e i suoi ideali?
Mi piace la storia e mi dedico al giardinaggio, alla numismatica ed all’araldica. Ho rapporti di amicizia e cordialità con diverse Case Sovrane e con vari ordini cavallereschi. Non mi piace l’Italia di oggi, priva di ideali, credo nei valori della tradizione: Dio, Patria e famiglia.
Quale professione svolge?
Sono insegnante di lettere nella scuola superiore di stato. A volte mi accorgo che la gente, quando scopre che lavoro, si meraviglia; esiste infatti, fra la gente, una visione favolistica del nobile che si pensa non lavori e viva di rendita. A chi si meraviglia faccio sempre notare che Emanuele Filiberto fa il bancario, come il figlio di Zahir Scià, l’ex Re d’ Afghanistan, il Duca d’Aosta è imprenditore agricolo e suo figlio Aimone dirigente della filiale Pirelli di Mosca.
Intervista di Matteo Cornelius Sullivan
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